
11 agosto
Roma, l'estate crudele della
decadenza capitale
La Città eterna guarda con ansia al futuro, un
tunnel senza fine tra autobus rotti e il problema dei rifiuti. La nuova sindaca
sembra già nella palude. E la candidatura olimpica per il 2024 è l'apoteosi
dell'azzardo
di FRANCESCO MERLO
O
la va o la spacca, a Roma. Perché anche la decandeza, che è da sempre l'ombra di
Roma, è ormai tutta consumata. E la scommessa dello sport internazionale, che
riunito a Rio sta inaspettatamente prendendo gusto all'idea di tenervi
l'Olimpiade del 2024, è l'apoteosi del rischio. O la va o la spacca era il motto
dei legionari romani che giocavano a dadi. Ed è anche la puntata finale (all in)
nel gioco del poker. Sink or swim, annega o nuota dicono gli inglesi. Noi
italiani, che del male siamo viziosi, preferiamo "bere o affogare", come se si
potesse bere il mare.
Di sicuro mai come in questa sporca estate la grandezza che tramonta, celebrata
da Nietzsche, e già cantata da Orazio, aveva avuto a Roma il sapore del topo,
l'afrore della putrefazione e il suono del gabbiano. Il tre luglio scorso,
mentre nell'incanto di Caracalla il famoso pianista cinoamericano Lang Lang
suonava Chopin, un aggressivo branco di gabbiani ha cominciato a svolazzare e a
gracchiare attorno alla sua testa. Lang Lang, convinto che il musicista sia uno
stregone, si è turbato ma ha corso il rischio e ha vinto: o la va o la spacca. I
gabbiani sono tornati ad appollaiarsi sulle cime di Caracalla.
Nella città costretta dalla crisi a non andare in ferie, tutto in questa estate
è entrato in emergenza, dall'Atac (trasporti) all'Ama (spazzatura),
dall'organizzazione degli spettacoli alla nuova squadra del Comune dove, subito
invischiati nelle beghe eterne e persi nelle analisi di psicopolitica, i
grillini cominciano a somigliare ai bonapartisti dell'ottocento che non potendo
portare l'effigie di Napoleone nell'odiato Quirinale vi collocarono in affresco
(è ancora lì) un trionfante Giulio Cesare, ma con la faccia di Napoleone
appunto.
La sindaca grillina di Torino, Chiara Appendino, è già accettata come un pezzo
di classe dirigente, è governo. Ha persino saputo affrontare i No Tav che pure
l'hanno votata, e sta avviando a soluzione anche la brutta grana del Salone del
Libro. A Roma invece la decadenza prevale su tutto, e la sindaca Virginia Raggi
è dentro la palude. Solo a Roma bisogna infatti indossare la tunica civica. A
Roma si diventa per forza Giulio Cesare, come accadde a Napoleone, e come
pretendono i finti gladiatori che, attorno al Colosseo, sono tornati a fare
stalking contro i turisti.
Anche il parziale restauro del Colosseo, che è esteticamente bellissimo, rischia
di diventare un altro noir amministrativo. La Corte dei conti lo setaccia, ne
illumina le debolezze e lo sponsor Diego Della Valle prende le forme del
capitalista brechtiano. Carte bollate, ricorsi e avvocati sono le mosche della
decadenza, insegnano gli storiografi dei mondi al tramonto.
Ed è significativo della perversione della decadenza che all'Atac (trasporti) la
sola cosa che funzioni sia il canale Twitter @infoatac che benissimo e in tempo
reale informa su tutte le disfunzioni dell'Atac: ritardi, linee che saltano,
autobus che si rompono: "Improvvisamente si guastano più mezzi di prima. Ne
capiremo presto il motivo", ha detto il direttore generale Marco Rettighieri
evocando il complotto, che in Italia è il rifugio e l'alibi del fallimento. Ma
forse Rettighieri potrebbe spiegare perché sono stati aboliti, tanto per fare un
esempio, due felici bus elettrici, il 125 che girava per Trastevere e il 116 che
dal Gianicolo portava sino in centro.
Ed è vero che gli spettacoli a Caracalla sono comunque magici perché la forza
del rudere - che è la bellezza della decadenza - fa dimenticare le debolezze di
un Nabucco maltrattato o lo sproposito di una Butterfly in pantaloncini corti.
Ma la decadenza senza consolazione musicale comincia sempre dopo lo spettacolo:
la gente compone interminabili e disordinate code per taxi che poi non arrivano,
con la gioia dei paninari che a tutti vendono porchetta che sa di topo fritto. E
la polizia mi dice che mai, attorno a Caracalla, tante auto erano state
vandalizzate e depredate (dopo aver pagato il posteggiatore abusivo). E
ovviamente i vigili presenti erano sempre "assenti".
Persino un evento-successone come il magnifico concerto di Bruce Springsteen, 4
ore di musica al Circo Massimo, per il pubblico - 60mila persone, 95 euro a
biglietto - è diventato rodeo. Non erano previsti posti a sedere e la gente, in
piedi, stava arrampicata sulle scarpate, tra i rovi e i 'forasacco' che a Roma
sono le stoppie di erba secca e pungente che buca i vestiti. Spesso qualcuno
rotolava giù. Tutti hanno ingoiato polvere.
"Agosto è un mese crudele per Roma" diceva Papa Alessandro VI, un Borgia che
odiava la mala aria della città eterna. Il filologo Dino Baldi racconta ("Vite
efferate di papi", edito da Quodlibet) che i romani distinguevano già seicento
anni fa la cattiva aria della decadenza da quartiere a quartiere, da strada a
strada, e si spostavano, secondo la stagione, come nomadi nella loro stessa
città. E però oggi persino il venticello che ha rinfrescato questo inizio di
agosto è una mala aria terminale, un fetore anche in centro. Sulla spazzatura a
Roma c'è una letteratura, anche fotografica, più abbondante della stessa
monnezza: dai maiali di Boccea alle sorche d'acqua, dal nereggiare delle piccole
folle aggrumate sotto i cassonetti ai ratti di venti centimetri che si disputano
i rifiuti accanto ai turisti giapponesi che li osservano, dai nuovi poveri che
in via Gregorio VII prendono d'assalto i bidoni alla ricerca di roba da
riciclare, e poi i cinghiali, e i miasmi che in via Appia Nuova si spalmano sui
marciapiedi come una patina di decomposizione. E sullo scandalo dell'Ama
emergono ogni giorno nuovi particolari più o meno criminali. Sergio Rizzo ha
rivelato che 28mila cassonetti sono stati addirittura presi in affitto al costo
di 10 milioni l'anno. Qualcuno ha proposto una giornata di mobilitazione
nazionale per Roma Pulita, cominciando con il rilanciare l'iniziativa di
Alessandro Gassman che lo scorso anno si armò di ramazza e si mise a spazzare la
strada sotto casa sua. Tra i paradossi della monnezza romana ce ne sono alcuni
piccoli e inspiegabili come l'abolizione, che dura ormai da qualche mese, della
raccolta dei rifiuti ingombranti. E dunque, soprattutto in agosto, di notte
volano materassi dai balconi e nelle stradine attorno a Piazza Navona, Campo dei
Fiori, Piazza Farnese in re-cessi che tutti conoscono vengono abbandonate
biciclette rotte, water sfondati, sedie sfasciate...
Girando attorno a Rebibbia la via Tiburtina sembra un deserto sabbioso perché la
spazzatura si è fatta polvere, rifiuto decomposto, urna cineraria. Al tempo
stesso la via, mentre svolazzano le plastiche, è anche una megalopoli
sbrecciata. Comincia infatti un reticolo di cemento armato, svincoli,
sopraelevate, rotonde, tutte le perversioni dell'urbanistica viaria ma in forma
consunta: guard rail storti, lamiere divelte. E l'umanità sembra riproporre
tutti i trattati di sociologia dell'ottocento e del novecento, una specie di
Piazza Vittorio ma passata al setaccio. Ci sono gli immigrati in cerca di lavoro
che aspettano il caporalato, e ci sono le famiglie che vanno a visitare i
detenuti, le facce sono dolenti, la stazione della metropolitana è come un
imbuto, diversa dalla pur degradata Termini dove la decadenza ha comunque un
abito obbligato, perché accanto ai giacigli di cartone, e nonostante gli
escrementi freschi e le bande di ladri minorenni, c'è un super albergo appena
inaugurato, e ce sono altri 4 o 5 che sono considerati cool. La desolazione è
inframmezzata da oasi di panifici, locali per artisti, ritrovi per l'aperitivo.
L'Esquilino dei brutti e cattivi è anche il quartiere degli intellettuali:
sceneggiatori, premi oscar e premi strega.
D'inverno, poco lontano, funziona bene l'Ambra Iovinelli, forse perché è un
teatro privato. Ogni sera porta un bella folla a ravvivare i riti della
socialità. In via Nazionale sta andando benissimo l'Eliseo di Luca Barbareschi
che è diventato un salotto e, come la tenda di Abramo, accoglie tutti e ognuno
porta di suo una luce: oltre al cartellone, le lezioni affollate di Carandini,
la lettura di Sant'Agostino di Alessandro Preziosi...
Benemerite questa estate sono state la mostra sul pop romano al Macro, e al
Maxxi la mostra sugli architetti distopici di Superstudio. Ma il vero evento
popolare è stato la festa, a Massenzio, per il centesimo libro di Camilleri con
il dialogo con Renzo Arbore, una folla entusiasta per i due grandi italiani.
Anche il Globe Theater di Proietti dedicato a Shakespeare a Villa Borghese è un
fiore nella decadenza.
L'umore d'agosto è tetro, la città sente di avere toccato il fondo. È l'estate
delle erbacce che sbucano dall'asfalto come siepi arse, le stesse di Palermo e
di Crotone, sull'Aurelia come a Colle Oppio, alle spalle del Vaticano, a
Cinecittà e nel parcheggio di Anagnina. La corruzione, i bilanci in rosso e la
decadenza di tutto, dal manto stradale sino allo sport, hanno permesso di
svillaneggiare la più bella città del mondo che è anche il cuore d'Italia. Ecco
perché l'Olimpiade del 2024 può diventare l'ultima partita a dadi: l'Olimpiade
per non morire, non affari per i soliti costruttori-corruttori, per la canea
avida degli speculatori e palazzinari romani che si leccano i baffi di cemento,
ma una scossa tellurica per risalire e ricominciare, per guardarsi allo
specchio, per uscire dal torpore piranesiano che ci ha preso e che ci fa
complici della più grande rovina abitata del mondo, per farsi il check up e
progettare un futuro, per restituire alla decadenza eterna di Roma il bel
tramonto che le spetta.
Fonte: La Repubblica
4
agosto
Cooperativa Nuove Risposte
licenzia delegata dopo aver perso il ricorso per condotta antisindacale
Il Comune e i Municipi difendano la legalità
nelle coop che lavorano con fondi pubblici
Licenziata
perché aveva avuto il coraggio di organizzare e rappresentare i lavoratori, un
fatto intollerabile per la Cooperativa Nuove Risposte. Una lunga storia quella
di Romina che, dopo aver sindacalizzato la sua azienda era arrivata allo scontro
con la dirigenza, dirigenza spalleggiata, ahinoi, dalla LegaCoop dell’allora
presidente Pino Bongiorno. La LegaCoop aveva persino interrotto le relazioni
sindacali con la Fp Cgil, perché evidentemente l’ingresso del sindacato non era
stato digerito, come non veniva digerita la richiesta di corretta applicazione
del contratto, della stabilizzazione dei precari, del pagamento delle ore di
assemblee sindacali e dei permessi studio. A quel punto Romina viene trasferita
per impedirle di continuare la sua attività.
Dopo esserci rivolti al giudice nel 2015 e aver vinto, l’ulteriore conferma
della condotta antisindacale è arrivata il 27 giugno, quando il Tribunale di
Roma ha respinto il ricorso della Coop Nuove Risposte: è stato atteggiamento
antisindacale, deve tornare nel suo posto di lavoro.
Da quel momento il mobbing. Adesso il licenziamento.
Chiediamo a Roma Capitale e a tutti i Municipi che intrattengono rapporti con la
Cooperativa Nuove Risposte di sanzionare questa grave lesione dei più elementari
diritti sui posti di lavoro. A LegaCoop di intervenire su una sua associata che
evidentemente maldigerisce lo stato di diritto. Noi da subito porteremo la
Cooperativa davanti a un giudice.
Fonte: FP CGIL Roma e Lazio
Legge 104: licenziata, il
giudice la reintegra
La Spezia, la Conad fa pedinare una dipendente,
poi l'allontana per aver accudito il fratello disabile. La battaglia della
Filcams Cgil e infine il reintegro da parte del giudice. “Un grande risultato,
giustizia è fatta”
È stata reintegrata mercoledì scorso da una
sentenza del Tribunale del Lavoro della Spezia una lavoratrice della Conad
licenziata a gennaio con la motivazione di aver impiegato in modo improprio la
legge 104 sull'assistenza ai congiunti con disabilità.
La donna, i giorni 24 e 31 dicembre 2015 aveva ottenuto il permesso per
assistere il fratello disabile, ma l’azienda aveva assunto un investigatore
privato per controllarla. Lo stesso investigatore aveva confermato che la
lavoratrice era ad accudire il fratello, ma l’azienda la aveva licenziata
sostenendo che il permesso non era stato utilizzato in modo conforme.
La lavoratrice è stata assistita dalla Cgil, e dopo mesi di battaglia legale, il
giudice ha promulgato il dispositivo di reintegro. “Una grande vittoria che di
fronte all’arroganza dell’azienda che sancisce un diritto sacrosanto dei
lavoratori - ha commentato Luca Comiti, segretario provinciale della Filcams
Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1 -. Siamo sempre stati convinti della buona
fede della lavoratrice, e abbiamo sempre creduto che stessa agendo in base a un
suo diritto. Siamo andati avanti e abbiamo ottenuto una la prima vittoria di
questo genere sul nostro territorio”.
“La legge 104 - ha concluso Comiti - è un diritto fondamentale dei lavoratori
che era stato messo messo in discussione dall'azienda. L'abbiamo fermata, anche
perché avrebbe potuto riprovarci con qualche altro lavoratore. Ne siamo
orgogliosi”.
Fonte: Rassegna Sindacale
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