
23 maggio
Fuga dalla capitale. Roma e la
strada che porta al Nord
Il pericolo di fuga dalla città di alcune
aziende continua, e non riguarda più solo player privati come Trony o Videocon o
enti pubblici come l’Eni

Tre giorni di sciopero da parte dei lavoratori del
centro Palatino di Mediaset. Si moltiplicano le indiscrezioni su un ipotetico
“trasloco” del tg5 di Mediaset da Roma a Milano. La capitale, così, potrebbe
perdere un altro importante frammento del terziario pregiato. Se ciò si dovesse
verificare, saremmo di fronte all’ennesimo segnale devastante, in una città
priva di visione e prospettive per il futuro. Roma ha un’economia produttiva?
Esiste la volontà di investire sul futuro e sostenere le imprese che investono
nello sviluppo? Stando ai fatti concreti sembrerebbe di no, anche perché di
azioni efficaci a favore della crescita non se ne vedono.
Le poche proposte avanzate negli ultimi tempi, per invertire un trend in
decrescita, sono sotto gli occhi di tutti. O si tratta di indifferenza, o ci si
abbandona all'”inadeguatezza sistematica”. Con quest’ultimo termine si intende
una pseudo politica economica che oscilla tra due modalità di intervento: la
corsa a rincorrere le emergenze – per tamponare di volta in volta disfunzioni
secondarie -, o si propongono interventi isolati, sconnessi, privi di un disegno
organico di sviluppo. Intanto le infrastrutture, i collegamenti urbani, i
servizi restano carenti, inadeguati al funzionamento di un moderno apparato
produttivo. Un incentivo in più per alimentare l’esodo aziendale dalla città.
Mentre le periferie sprofondano nel baratro, le disuguaglianze crescono – a Roma
più che altrove – e il mondo produttivo collassa, Roma rinunzia al suo ruolo
egemone di città competitiva. Un immenso patrimonio culturale e sociale lasciato
a se stesso. Mentre altre città, come Londra o Parigi, confermano la loro
predisposizione a posizionarsi come città globali, competitive e all’avanguardia
nel settore dell’economia avanzata, Roma non solo è incapace di attrarre risorse
ma perde anche quelle che ha. Il ritorno di immagine è basso e l’appeal
diminuisce.
Roma è incapace di diventare una città globale, candidandosi a rimanere una
città dimezzata. Cosa si intende per città globale? Ce lo spiega Saskia Sassen.
Secondo la sociologa statunitense i centri urbani più competitivi sono quelli
capaci di accogliere le sedi privilegiate delle aziende del terziario avanzato,
nonché i luoghi di produzione e di innovazione tecnologica. Questo garantirebbe
un elevato livello occupazionale – di qualità -, ed un alto tasso di sviluppo
imprenditoriale – innovativo -, grazie anche all’indotto che si creerebbe per le
piccole e medie imprese del territorio. La presenza di grandi player nel sistema
economico garantirebbe altresì quella massa critica di capitali che a Roma non
ci sono.
Roma va quindi contro tendenza. Il pericolo di fuga dalla città di alcune
aziende continua, e non riguarda più solo player privati come Trony o Videocon o
enti pubblici come l’Eni. La fuga dalla città riguarda anche il sistema
produttivo territoriale. Il settore farmaceutico, ad esempio, cambia la propria
struttura, trasformandosi in un polo unicamente produttivo, senza il supporto
della ricerca, e così diventa ancora più a rischio di delocalizzazione. La
strada che porta a Nord, verso Milano o verso altre grandi città europee,
diventa sempre più transitata. Senza un’inversione di rotta e senza un piano
strategico di sviluppo, capace di attrarre imprese di valore, anziché perderle,
Roma diventa una mega periferia fuori dai circuiti internazionali di
investimento.
Fonte: L'Unità
4 maggio
Festa delle famiglie, il 7 maggio
il mondo festeggia (tutti) i modi di vivere insieme
Saranno ben dieci le città italiane a festeggiare
l’International family equality day (Ifed), evento promosso dal Network of
european Lbtiq* families associations (Nelfa) che domenica 7 maggio prevede 36
nazioni e 74 città di tutto il mondo impegnate a dare valore a tutte quelle
famiglie che non sono formate da madre e padre. Stiamo parlando del mondo che
verrà, e che è già nato, stiamo parlando di famiglie omogenitoriali, allargate,
ricomposte, monoparentali, e così via. Stiamo parlando di ridisegnare
l’immaginario contemporaneo, di creare nuovi miti dell’origine, nuove società,
di codificare nuovi modi di vivere insieme, nuovi nidi d’amore.
In Italia, l’associazione pilota che il 7 maggio coordina Barletta, Ferrara,
Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Terni, Torino e Verona è Famiglie
arcobaleno, membro del Nefa, e attivissima da anni per sensibilizzare i
cittadini e le cittadine al rispetto delle differenze in ambito familiare e
privato, e per aiutare il Parlamento a scrivere leggi che rispecchino i tempi
nei quali viviamo, fatti di usanze, comportamenti e costumi che ridisegnano le
tradizioni e le norme dei secoli che furono.
Ed è il Consiglio d’Europa per primo a riconoscere che l’Ifed è uno strumento
molto importante per combattere l’omofobia e la transfobia e promuovere una
società inclusiva attraverso la crescita della consapevolezza delle questioni
legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere: “In ogni Paese – ha
dichiarato la presidente di Famiglie arcobaleno – variano modi e interventi per
creare questi circoli virtuosi verso l’uguaglianza e la non discriminazione.
Da noi, Famiglie Arcobaleno festeggerà tutti i tipi di famiglie – un papà e una
mamma, due mamme, due papà, un genitore single, fino alle famiglie allargate o
ricomposte, e lo farà portando nelle piazze dello stivale tanti bambini e tanti
genitori felici di essere la famiglia che sono. Infatti, dopo quest’anno di
grandissima visibilità sui giornali e in Parlamento grazie alla legge Cirinnà,
vogliamo continuare a farci conoscere dalla gente in giro per le città, vogliamo
incontrare persone per raccontare le nostre storie e farci raccontare come sono
le loro”.
Il claim parla chiaro: “Ogni famiglia è una rivoluzione”. Una rivoluzione che
parte dal basso e che riguarda tutti gli italiani che sperimentano ogni giorno
quanto sia vario e in continua mutazione il mondo delle famiglie: “Sarà
l’occasione per ribadire che ogni famiglia è unica e speciale a modo suo e che
al centro di tutto rimane il benessere e la serenità dei bambini e delle
bambine, serenità che passa anche dal riconoscimento giuridico dei loro diritti
e dei loro affetti”.
Il mio invito è di andare a curiosare, a dialogare, a vedere coi propri occhi, e
magari a festeggiare, non solo le famiglie diverse dalla propria, ma proprio la
famiglia a cui si appartiene: per ribadire che l’amore che versiamo ogni giorno
nel nostro nido per farlo crescere in modo salutare e felice è o stesso amore
che abita in qualsiasi altra formazione familiare. In ogni città, assicurano gli
organizzatori, ci si incontrerà per mangiare o fare merenda assieme, ci saranno
banchetti informativi, giochi per i più piccoli, spettacoli musicali, letture di
fiabe.
In particolare, ci si incontra a:
Barletta alle 17.30 all’Anfiteatro del Castello con banchetti informativi,
intrattenimento e giochi, merenda, letture animate, e alle 20.00 saluti con
palloncini;
Ferrara alle 15.00 al centro Isola del tesoro, in Piazza XXIV Maggio, con festa
in piazza, attività per i bambini, laboratori per i genitori e merenda condivisa
(dalle 15.30 alle 17.30 incontro di gruppo sui temi dell’educazione alla non
violenza e alla non discriminazione);
Firenze alle 15.00 al Parco della Limonaia di Villa Strozzi, in Via Pisana 77,
con laboratori culturali e giochi, merenda alle 16.00, spettacolo musicale alle
18.30 con info point;
Milano alle 12.00 ai giardini pubblici Indro Montanelli, dietro le giostre, con
giochi e laboratori per bambini, e un pic nic assieme;
Napoli alle 10.00 al Lungomare Liberato, Rotonda Diaz, con laboratori culturali,
intrattenimento e giochi, un concorso per bambini e, alle 12.30, flash mob,
mentre alle 14.00 saluti con palloncini;
Palermo alle 10.30 con laboratori creativi, giochi ludico-educativi, pic-nic,
spettacolo di fiabe animate, e ancora giochi fino a sera;
Roma alle 11.00 a Villa Ada, Viale Hans e Sophie Scholl, con giochi, letture e
spettacolo di giocoleria e piccolo circo, oltre a un pic nic assieme e, nel
pomeriggio, “Olimpiadi arcobaleno”, giochi e laboratori artistici;
Terni alle 15.00 al parco Le grazie in viale Trento, con attività per bambini,
letture, laboratori, merenda assieme, e giochi;
Torino alle 11.30 in piazza Carlo Alberto, con tanto cibo al suono della Banda
Radan, giochi da strada per tutti i bimbi, bancarelle, e lettura di libri a cura
di Lettori d’Assalto;
Verona alle 10.30 in Corte Molon, in Via dela Diga 17, con l’evento speciale
della presentazione del libro di Serena Marchi Mio, tuo, suo, loro, dedicato
alla gestazione per altri. In contemporanea, anche laboratori per bambini,
pranzo, altre attività (tra cui yoga e teatro), mentre nel pomeriggio ci sarà un
toccante momento musicale.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
2 maggio
Da Almaviva a Trony e Sky: fuga di
aziende dalla Capitale
Azzola: “Il lavoro lascia la Capitale e il
Comune resta in silenzio”
L’EMORRAGIA
di lavoratori che sta colpendo tante grandi aziende romane assume sempre più il
profilo di un piano inclinato che punta dritto su Milano, svuotando — se ce ne
fosse ancora bisogno — la capitale della sua capacità di attrarre lavoro. Il
caso di Sky, pronta a dirottare nel capoluogo lombardo 300 dipendenti dalla sede
della Salaria, è l’ultima spia accesa sull’assenza dell’istituzione Comune. A
lanciare l’allarme è oggi il segretario generale della Cgil di Roma e Lazio,
Michele Azzola, che nel confronto tra le due città ribadisce: «A Roma non c’è
una sola partita che veda il coinvolgimento del Campidoglio in una cabina di
regia condivisa con regione e governo. Tutto l’opposto di quanto accade a
Milano. La conseguenza è che una volta saltato il tappo, in tanti si mettano a
seguire la strada che porta al Nord».
Oltre a Sky, l’idea di fare le valige e abbandonare la capitale è presa in
considerazione tanto in Mediaset quanto nella Rai, dove da tempo si parla di un
possibile spostamento della sede del tg di Rai Due a Milano. Fonti sindacali
confermano che un’ipotesi del genere, per alcune business unit, è stata discussa
anche all’interno dell’Eni, mentre il grande esodo può considerarsi ormai
concluso per una buona fetta del settore ricerca e sviluppo del polo
farmaceutico laziale, emigrato in massa in Lombardia.
Così, mentre anche i tassisti voltano le spalle alla sindaca e, nonostante il
sostegno alla categoria ribadito in piazza dalla Raggi, annunciano per il 3
maggio una manifestazione in Campidoglio contro l’inerzia del Comune, il tessuto
produttivo più spesso — quello legato ai servizi — perde pezzi uno dopo l’altro.
I due più grossi operatori di call center della città hanno lasciato per strada
quasi duemila persone (1.666 Almaviva e 150 Gepin), i 120 dipendenti di Trony si
sono scoperti da un giorno all’altro senza lavoro, la Videocon, storica società
dell’elettronica, non riesce a uscire da una crisi ormai pluriennale, mentre
tutto il settore farmaceutico sta cambiando pelle, trasformandosi in un polo
esclusivamente produttivo (senza la componente della ricerca) e quindi ancora
più esposto al rischio delocalizzazione.
Su tutto pende la scure, più affilata delle altre, che riguarda la vertenza
Alitalia per la quale ancora ieri si sono incontrati al ministero dello Sviluppo
Economico i vertici aziendali con i sindacati e i rappresentanti del governo. La
crisi della compagnia aerea ha un doppio effetto sull’economia della capitale:
il primo lavorativo perché dei 2.000 posti a rischio la maggioranza insiste
proprio su Roma; il secondo turistico, perché il vettore nazionale garantisce di
per sé un flusso di viaggiatori extra che, in caso contrario, raggiungerebbe
l’Europa passando per altre destinazioni, come Parigi, Francoforte e Londra.
Questo confinerebbe ancora di più Roma nel ruolo di cittadina di provincia, da
visitare per un paio di giorni, prendendo un volo low cost in partenza dalle
altre capitali europee. Un problema che l’amministrazione capitolina sembra
ignorare, vista l’assenza dai tavoli di contrattazione e l’incapacità di
elaborare un progetto di sviluppo intorno ai grandi driver economici della
città, dal turismo ai servizi, fino all’edilizia.
La politica degli annunci, condita con qualche incursione in piazza in difesa di
una categoria piuttosto che di un’altra, non basta per nascondere la realtà. I
dati Inps denunciano nel Lazio 12mila cessazioni di contratti a tempo
indeterminato solo nel mese di gennaio, a fronte di un aumento dei voucher,
passati in un anno da 874mila a 918mila. A questo si aggiungono i 30mila
cassintegrati e una disoccupazione giovanile oltre il livello di guardia
(31,5%). Tutti sintomi di una malattia grave, che in troppi finora sembrano aver
preso alla leggera.
Fonte: Repubblica Roma
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