
4 aprile
«Psicofarmaci, depressione,
attacchi di panico: la vita da operaio di Amazon per essere veloce»
L'ossessione per la rapidità, il controllo
costante sul rispetto dei tempi, l'aumento delle malattie. La denuncia di una
sindacalista sul principale stabilimento europeo del colosso dell'e-commerce

Tutti compriamo su Internet, ma spesso poco
sappiamo delle condizioni di lavoro al di là del pc e dello smartphone
all’interno del colosso mondiale dell’e-commerce. Chi gestisce gli ordini a
flusso incessante (milioni solo nel nostro Black Sunday) di Amazon? Chi lavora
nei tre turni quotidiani del suo più grande stabilimento italiano ed europeo, a
Castel San Giovanni in provincia di Piacenza? E qual è lo stato dell’arte dei
loro diritti, a un anno dal timido ma storico ingresso dei sindacati nei suoi
quasi 90 mila quadri di magazzini?
Sappiamo che sono in tutto circa 1.600, tra assunti a tempo indeterminato
(riconoscibili da un cartellino blu) e determinato (verde); che la loro età
media supera di poco i trent’anni, e che alcuni di loro presenterebbero problemi
di salute per la velocità del loro lavoro, specie gli addetti al reparto
outbound (lo smistamento degli oggetti che poi arrivano materialmente nelle
case). Ad Amazon si lavorerebbe di corsa, per ottimizzare il tempo e non
deludere i consumatori. "Il 70-80 per cento, a Castel San Giovanni, ha ernie e
problemi alla schiena e al collo" ha affermato Cesare Fucciolo della Ugl.
L’Espresso ne ha parlato con Francesca Benedetti, segretario della Fisascat di
Parma-Piacenza (la sigla per addetti ai servizi commerciali e del turismo della
Cisl), di ritorno da un vertice internazionale in Polonia con l’azienda fondata
e diretta da Jeff Bezos.
Nello stabilimento piacentino di Amazon, il lavoro è logorante?
«Sì, e Il livello delle malattie “normali” è elevatissimo: serve a mascherare
gli infortuni e le malattie professionali. A volte è “colpa” del lavoratore, che
per paura di ritorsioni non li dichiara; altre volte la responsabilità è invece
dell’Inail, che non riconosce la malattia professionale e finge di non rendersi
conto del livello abnorme di patologie, dell’incidenza epidemiologica al di
sotto di ogni sospetto. Se nello stesso reparto ci sono decine di donne che
hanno lo stesso tipo di problema alle mani (tunnel carpale), no, non può essere
una coincidenza».
I lavoratori subiscono pressioni o attenzioni particolari?
«Un buon 80 per cento delle contestazioni disciplinari è relativo ai tempi di
percorrenza, nonostante gli ambienti siano smisurati. E le pressioni, spesso
stupide e pretestuose, rappresentano la norma. Purtroppo aumentano i casi di
lavoratori che a furia di subire vessazioni e umiliazioni a un certo punto
perdono la testa e mandano tutti al diavolo. Pentole a pressione che scoppiano.
Molti sono sotto psicofarmaci: abbiamo messo a disposizione i nostri psicologi.
Depressione e attacchi di panico non sono un’anomalia. Esistono figure pagate
proprio per questo: per farti andare di matto. Agenti provocatori. Zelanti
professionisti della prevaricazione psicologica. Cani da guardia, kapò che
trascorrono la giornata a verificare che nessuno prenda un caffè, si faccia una
passeggiata, vada in bagno per più di un minuto».
È vera la storia che gira dei bagni immacolati?
«Andare in bagno per espletare i propri sacrosanti bisogno fisiologici può
diventare un problema per i capi. Capita che un operaio si trovi in bagno,
impieghi qualche istante in più della media e fuori dalla porta si materializza
un manager con le braccia conserte che lo sgrida e ammonisce».
Il totem di Amazon è la rapidità di esecuzione?
«A tirare la carretta sono gli operai generici. Chi non produce più al livello
supremo diventa una mela marcia da cestinare subito, senza nessun riguardo.
Perché fuori preme una fila infinita di disoccupati che muoiono dalla voglia di
guadagnarsi qualche soldo».
Da un anno voi sindacati avete messo piede a Castel San Giovanni. Un
traguardo che sembra elementare ma che invece suona epocale.
«Amazon sta vivendo oggi in Italia quelli che sono stati i nostri anni 50 in
fabbrica. Non accettano rappresentanti e mediazioni sindacali. Ci vivono come un
corpo estraneo. Pretendono che i lavoratori si relazionino direttamente con
l'ufficio del personale. Ultimamente però un loro rappresentante ha preso parte
alle nostre riunioni sindacali, una specie di miracolo. E in America, come mi
hanno raccontato loro stessi durante il vertice polacco, va molto peggio. Noi
invece, grazie alle leggi del nostro passato, dei primi anni settanta, stiamo
riuscendo a smuovere qualcosa».
Fonte: L'Espresso
Mesi precedenti
>
Marzo
>
Febbraio
>
Gennaio
Anni precedenti
>
Anno 2016
>
Anno 2015
>
Anno
2014
>
Anno 2013 >
Anno
2012 >
Anno
2011
>
Anno
2010 >
Anno 2009
>
Anno 2008
>
Anno 2007
>
Anno 2006
>
Anno 2005
>
Anno 2004
|