
1 febbraio
La burocrazia blocca la
beneficienza degli sms solidali, soldi da anni fermi nei conti dello Stato
Regolamenti governativi impongono l’uso per il
ripristino delle opere pubbliche: niente aiuti per famiglie e aziende

Non sempre i soldi che tantissimi italiani
devolvono per tentare di dare un immediato aiuto ai propri connazionali
finiscono con l’esser spesi per quella specifica emergenza. I cosiddetti sms
solidali, quelli che attraverso il noto numero 45500 consentono di inviare
qualche euro in un conto emergenziale, vengono spesso fermati dalla burocrazia.
I soldi, in sintesi, ci sono, ma non possono essere spesi. Per l’emergenza
tornado del 2015, quella che riguardò la riviera del Brenta, poco distante da
Venezia, si erano raccolti ben 450 mila euro. Soldi che, fossero arrivati
immediatamente, avrebbero consentito ai tanti messi in ginocchio dalle
condizioni meteo ormai impazzite, di rimettersi in piedi. E invece quel denaro,
a distanza di quasi 2 anni, si trova ancora bloccato su un conto, arenato nel
pantano burocratico che una politica ormai troppo lontana dal mondo reale ha
creato.
Soldi fermi su un conto, famiglie abbandonate
La vicenda è stata raccontata sulle pagine del Corriere del Veneto, che denuncia
gli inghippi e gli scambi di moduli che portano inevitabilmente al rallentamento
della macchina dei soccorsi. Ma andiamo per gradi… L’8 luglio del 2015 una
tromba d’aria devastò la riviera veneta. Il bilancio fu pesante: 1 morto, 73
feriti e danni per milioni di euro. Tantissimi italiani, da sempre solidali - e
ancor più in queste occasioni - presero in mano il proprio telefonino e
inviarono un sms solidale. In pochissimi giorni si raccolsero quasi 500 mila
euro, che ancora oggi si trovano “al sicuro” in un conto corrente, ma di certo
non a disposizione di chi nel mentre aveva bisogno d’aiuto.
Aiuti bloccati dalla burocrazia
Il primo imbarazzante stop arrivò dalla riforma del sistema della Protezione
Civile voluto da Mario Monti nel 2012. Alcuni regolamenti governativi limitarono
la possibilità di spendere quei soldi, dirottandoli se proprio li si doveva
spendere, nel ripristino delle opere pubbliche danneggiate dall’evento. Arrivò
poi un secondo blocco. Per poter accedere a quei conti serve il nullaosta del
Comitato
dei garanti… Inutile dire che i danneggiati dalla tromba d’aria dovettero
rimettersi in piedi con le proprie forze, in diversi casi anche chiedendo
prestiti alle banche. Per la cronaca, quel Comitato si è riunito, dopo quel
drammatico 8 luglio, nel mese di ottobre del 2016, senza fretta. L’unica
amministrazione che presentò un progetto di ricostruzione fu quella di Pianiga,
un progetto che tuttavia, richiedeva più fondi di quelli racimolati con
l’utilizzo del 45500. A quel punto un nuovo pantano, scoppia un caso politico, e
i vari comuni dislocati non distanti da Pianiga chiedono a gran voce
stanziamenti per i propri progetti.
Fondi non possono essere usati per aiutare le famiglie
Una vera e propria zuffa per soldi che sarebbero dovuti andare “alle famiglie e
alle imprese, perché chi rispose all’appello ‘Dona per Riviera’ voleva aiutare
loro e non i comuni”. E ancora il denaro, presumibilmente con tutti gli
interessi maturati fino ad oggi, si trova sul conto della pubblica
amministrazione. Viviamo in un Paese ostaggio della burocrazia e il cuore degli
italiani viene quotidianamente tradito da chi dovrebbe rappresentarli e
proteggerli nei momenti più difficili.
Situazione simile per le popolazioni terremotate del Centro Italia
Una situazione del tutto simile a quella vissuta dai veneti la stanno vivendo
anche le popolazioni terremotate del Centro Italia. I 28 milioni donati con gli
sms non sono mai arrivati a destinazione: si trovano fermi nel conto aperto
presso la Tesoreria Centrale dello Stato. I soldi ci sono ma, come si legge
sulle pagine di La Stampa, non possono esser toccati, nonostante i disagi
crescenti che affliggono i residenti nelle Marche, nel Lazio e in Abruzzo. Prima
di poter procedere con gli stanziamenti il solito comitato di garanti deve aver
analizzato i danni nelle singole regioni, così da fare un utilizzo corretto dei
fondi. “Se di fronte alla situazione drammatica che sta vivendo il Centro Italia
il Governo ha deciso di abdicare al proprio ruolo - ha detto la deputata Laura
Castelli, che ha presentato un question time alla presidenza del Consiglio -
farebbe meglio a farsi da parte. In Aula il ministro Finocchiaro ci ha fatto
sapere che i soldi delle donazioni che sta raccogliendo la Protezione Civile per
le popolazioni colpite dal sisma sono ancora fermi e lo saranno fino a quando la
macchina della burocrazia non avrà concluso i suoi tortuosi passaggi. Ma
l’emergenza è adesso, non tra qualche mese”. I soldi, prima o poi, arriveranno,
ma la procedura perché ciò avvenga risulta essere “incredibilmente lenta e
stride rispetto all’emergenza - spiega Castelli - il paradosso è che la
solidarietà resta ostaggio della burocrazia”.
Fonte: Tiscali
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