4 giugno

 

Farnesina, bilancio trasparente. Pistelli: "Facciamo un lavoro mostruoso con risorse miserevoli". Tutti i dati online

Redazione, L'Huffington Post

La Farnesina fa “un lavoro mostruoso con delle risorse miserevoli”. E con orgoglio sceglie la strada della massima trasparenza, come annunciato oggi dal vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli durante la presentazione dell'iniziativa "Bilancio Trasparente", nell'ambito della manifestazione "Farnesina Porte Aperte" e della quinta Giornata della Trasparenza.

Da oggi chiunque può leggere online quanto e come si spende per la nostra politica estera, in modo facilmente comprensibile anche per i non addetti ai lavori. Ai dati si può accedere nel sito della Farnesina, sotto la sezione amministrazione trasparente. "Per un'iniziativa non originata soltanto da un bisogno di trasparenza, ma anche di outreach esterno - ha sottolineato il vice ministro - c'è bisogno di far capire al resto del mondo che cosa si fa, cioè dove vanno questi soldi, quante iniziative facciamo. Nel 2014 ci sono state 334 visite di capi di Stato e di governo (presidenti della Repubblica, del Consiglio e ministro degli Esteri) in un anno, e ciò richiede un certo lavoro.

All'estero ci sono stati 67 bilaterali, abbiamo 30 mila ragazzi iscritti a scuole italiane e 70 mila ai corsi di italiano agli Istituti italiani di cultura. Mille e cento eventi solo per la settimana della promozione della Lingua italiana nel mondo, 180 missioni archeologiche, cinquemila borsisti e ottomila bandi di gara. È un lavoro mostruoso di cui si sa pochissimo - ha sottolineato il vice ministro - e viene fatto con una quantità di risorse miserevoli". Ossia 2 miliardi di euro, nel 2014, di cui 1,3 mld trasferiti a organizzazioni internazionali e altri enti.

Pistelli non ha usato giri di parole per denunciare come sia stata "maltrattata negli ultimi anni la politica estera di questo paese in termini di risorse", commentando i dati di bilancio della Farnesina da oggi fruibili sul sito web, dove si evidenzia sia la destinazione delle risorse finanziarie provenienti dal contribuente che i servizi e le attività realizzati con tali risorse. Grazie a rappresentazioni grafiche “navigabili”, viene spiegato dettagliatamente, anche ai non addetti ai lavori, come vengono utilizzate le risorse finanziarie e perché è importante continuare a spenderle, evidenziando i servizi e le attività realizzate.

Il viceministro ha tenuto quindi a ricordare quale sia questo lavoro, dal coinvolgimento dell'amministrazione della Farnesina nelle missioni militari all'estero, alla crescente penetrazione del sistema economico italiano nei mercati internazionali, "tanto che in molti paesi il nostro export è cresciuto a doppia cifra", all'aiuto allo sviluppo a tutto il lavoro di assistenza all'estero, con 5 milioni di italiani registrati all'aire e 3.000 detenuti italiani nel mondo.

Guardando alla destinazione dei fondi, si vede che "la parte preponderante sono risorse trasferite, cioè non gestite direttamente, ma contributi a enti internazionali che il ministero finanzia", come il sistema Onu, ha sottolineato Riccarda Pietrasanta, coordinatrice della programmazione economico-finanziaria e di bilancio della Farnesina, ricordando che c'è anche una sezione su come cambia il bilancio nel corso dell'anno e una sezione per gli addetti ai lavori.

 

Caserme No, Grand Hotel Esercito

Caserma Gioppi ad Arabba, Villaggio Alpino Tempesti a Corvara e Villa Ausserer a Siusi, sulle montagne altoatesine. I prezzi: 8 euro per pernottamento e prima colazione e 9 per pasto in pensione completa compresi i periodi di alta stagione come Natale, Capodanno e Pasqua. Tariffe scritte nero su bianco nel “Regolamento per l'ammissione all'utilizzazione delle basi addestrative delle Truppe Alpine” emanato dal comando di stanza a Bolzano.

di Lorenzo Galeazzi

Arabba, Corvara e Siusi. Nomi noti per gli appassionati di sci e passeggiate in montagna. Località turistiche che sono dei veri e propri paradisi naturali, ma non a portata di tutte le tasche. A meno di non essere ufficiali degli Alpini o “personalità di adeguato livello” con “particolari titoli di benemerenza” nei confronti delle Forze Armate. In quel caso le vacanze a cinque stelle in uno degli chalet abbarbicati sulle montagne altoatesine diventano più convenienti del peggiore ostello della gioventù: 26 euro al giorno in pensione completa, compresi i periodi di alta stagione come Natale, Capodanno e Pasqua. Nel dettaglio: otto euro per pernottamento e prima colazione e nove per pasto, ma, se si vuole risparmiare, si può fare anche la mezza pensione.

Tariffe irrisorie che sono scritte nero su bianco nel “Regolamento per l’ammissione all’utilizzazione delle basi addestrative delle Truppe Alpine” emanato dal comando di stanza a Bolzano.
Nel documento, dove viene specificato che i pagamenti possono essere effettuati “esclusivamente in denaro contante”, c’è l’elenco dei presidi militari trasformabili alla bisogna in residenze turistiche per “soggiorni invernali ed estivi”: Caserma Gioppi ad Arabba, Villaggio Alpino Tempesti a Corvara e Villa Ausserer a Siusi. Basi che, “compatibilmente alle esigenze addestrative” possono essere utilizzate come “Organismi di Protezione Sociale”, cioè strutture alberghiere finalizzate al “mantenimento dell’efficienza del personale militare” e “all’aggregazione sociale dei dipendenti” delle Forze Armate.Gli “Ops” sono stati pensati dalla Difesa per attività di carattere ricreativo, culturale e assistenziale indirizzate ai militari. All’interno di questa categoria, dove figurano le sale convegno e i circoli ufficiali, ci sono anche i soggiorni marini o montani. Strutture che, come recita la direttiva dello Stato maggiore della Difesa, “hanno la finalità di consentire prioritariamente al personale in servizio presso enti o reparti di maggiore impiego operativo, di trascorrere periodi di riposo e di recupero psico-fisico in località aventi peculiari caratteristiche climatiche e ambientali”.

Peccato che, almeno nelle caserme-resort gestite dal Comando degli Alpini, le cose non vadano esattamente così. Sì, perché le basi, più che dalle truppe rientrate in Patria dopo mesi di missione all’estero, sono frequentate da ufficiali in servizio o in pensione con le loro famiglie. Basta leggere il regolamento d’ammissione alla voce “ordine di priorità”: ufficiali, sottufficiali, truppa. Gerarchia che viene replicata capitolo per capitolo: dagli effettivi in servizio permanente negli Alpini, agli ausiliari delle penne nere, ai membri dell’Esercito, fino alle vedove “che non hanno contratto altro matrimonio”.

Queste strutture possono essere date in concessioni a terzi o, come nel caso degli Alpini, gestite in maniera diretta. Così sono gli stessi soldati a prestare servizio, tant’è che la vicenda emerge proprio dall’esasperazione di due militari la cui attività addestrativa consisteva nel servire ai tavoli durante i pasti. Sconcertati dalla situazione, si rivolgono al Comando chiedendo spiegazioni, ma l’unica risposta che ottengono è l’allontanamento e l’immediata sostituzione con dei volontari in ferma annuale.

Il soggiorno massimo consentito sia in estate che in inverno è di un solo turno, cioè di una settimana, “fatta salva la disponibilità di posti in assenza di richiedenti”. Difficile immaginare che non ci sia la coda per accedere a questo tipo di strutture per meno di 30 euro al giorno. Ma qui casca l’asino perché visionando il conto di una “personalità di adeguato livello” (un’ex alta carica dello Stato di cui per motivi di privacy non si farà il nome) si scopre che la vacanza, moglie al seguito e in pensione completa, è durata un mese ed è costata solamente 1600 euro. Vino incluso, dato che una bottiglia di Lagrein al ristorante degli Alpini costa solo 8 euro e 40 centesimi.

 

Morti sul lavoro, la strage dimenticata dei trattori: 46 vittime da inizio anno

Venti decessi solo nella prima metà di maggio, 181 nel 2014: gli incidenti sui mezzi agricoli sono una piaga non sempre conteggiata nelle statistiche sulle morti bianche. La denuncia dell'Osservatorio Centauro-Asaps. Il 70% delle vittime in campi, frutteti e boschi, il 30 per strada. Spesso coinvolti bambini.

di Stefano De Agostini

C’è l’anziano investito e ucciso da un trattore in retromarcia in un uliveto del grossetano. Ci sono altri sei casi in Toscana nel giro di poche settimane, agricoltori che hanno perso la vita travolti da questo tipo di veicoli. C’è il bambino di 4 anni di Portogruaro, in provincia di Venezia, schiacciato da una ruota del mezzo agricolo del nonno e ricoverato in gravi condizioni. Il trattore può diventare una trappola mortale. Ancora più della macchina, ancora più dell’autostrada. Secondo l’osservatorio il Centauro-Asaps (Associazione sostenitori e amici della polizia stradale), nella sola prima metà di maggio, in Italia ci sono stati 29 incidenti con mezzi agricoli, che hanno causato 20 morti. Più di un decesso al giorno, un aspetto spesso dimenticato della piaga delle morti sul lavoro. La cifra diventa ancora più eclatante se paragonata a quelle persone rimaste uccise in un incidente autostradale, che nello stesso periodo si sono fermate a quota otto, meno della metà delle morti in campagna. Per completare il quadro del 2015, nei primi quattro mesi dell’anno, riferisce l’osservatorio, si sono verificati 111 incidenti con trattori, che hanno provocato 46 vittime e 70 feriti. Il dato preoccupante è anche l’incremento di infortuni e morti di anno in anno. Nel 2014, spiega l’associazione, ci sono stati 181 decessi, otto in più rispetto all’anno precedente (+4,6%). In aumento anche il numero degli incidenti, passati da 374 a 390, e quello dei feriti, da 247 a 257.

Il problema dei decessi in campagna è spesso legato, anche se non sempre rientra nelle statistiche ufficiali, al dramma delle morti sul lavoro. Le ultime cifre fornite dall’Inail, l’istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, parlano di 660 vittime e 460mila incidenti riconosciuti nel 2013: si tratta di un dato che l’ente rileva essere il più basso dal 1954, in controtendenza rispetto a quanto l’osservatorio Asaps segnala per quanto riguarda gli infortuni con i mezzi agricoli.

Tornando agli incidenti in campagna, nell’86% nei casi, a morire è stato il conducente del trattore, mentre il rimanente 14% è dato per lo più da soggetti terzi a terra o alla guida di altri mezzi. Nel 2014, sono rimasti feriti nove bambini, mentre erano stai sei nel 2013 e solo quattro nel 2012. In aumento anche il numero di stranieri coinvolti negli incidenti con i trattori, passati da 12 del 2013 ai 24 dell’anno successivo, mentre sono calate le donne, diminuite da 34 a 25. Colpisce l’alta percentuale di infortuni che colpiscono gli anziani, pari al 37% del totale nel 2014.

Al di là delle persone coinvolte negli incidenti, l’osservatorio fornisce anche dettagli sui luoghi dove si verificano. Nel 2014, il 71,5% di questi infortuni è avvenuto in campi, frutteti e boschi, mentre il restante 28,5% ha avuto luogo in strada, soprattutto sentieri agricoli, ma anche comunali o provinciali durante i transiti per il trasporto dei prodotti da un podere all’altro e nei depositi dei consorzi. Il triste primato di vittime dei trattori è detenuto dal Veneto, con 21 decessi, seguito da Emilia-Romagna e Piemonte, a quota 19. Nella classifica degli incidenti, in vece, primeggia l’Emilia-Romagna, con 51 episodi, mentre la Lombardia e Veneto si fermano rispettivamente a 46 e 41. Non a caso, il 51% dei sinistri ha avuto luogo nel Nord Italia, mentre centro e Sud superano di poco il 24%.

 

Il Tfr in busta paga è un flop: chiesto da 0,1% dei dipendenti

La Fondazione consulenti del lavoro ha analizzato un milione di posizioni e ha scoperto che solo 567 dipendenti hanno chiesto all'azienda l'anticipo. La norma, in vigore da aprile, penalizza i redditi oltre i 15 mila euro.

La Repubblica

MILANO - L'operazione Tfr in busta paga è un flop: meno dello 0,1% dei lavoratori ha fatto richiesta per aver l'anticipo del trattamento di fine rapporto dilazionato con lo stipendio mensile. Il calcolo arriva dalla Fondazione consulenti del lavoro analizzando circa un milione di posizioni ha scoperto che solo 567 dipendenti hanno chiesto all'azienda l'anticipo. La norma è entrata in vigore ad aprile.

Dallo scorso 3 aprile lavoratori dipendenti hanno avuto la possibilità di chiedere la liquidazione del proprio Tfr "maturando" in busta paga fino a giugno 2018. In particolare, la liquidazione in busta paga è ammessa a partire dal mese successivo a quello di presentazione dell'istanza: ossia per le richieste di aprile a partire da maggio. Il prelievo fiscale sull'anticipo è a tassazione ordinaria e quindi è conveniente solo per le fasce più basse di reddito. Secondo i calcoli della Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, infatti, la convenienza esiste solo per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro mentre subirebbero un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia, con un aumento annuale di tasse che, per chi ha 90.000 euro di reddito, arriverebbe a 569 euro l'anno (1.895 euro in meno per il periodo marzo 2015-giugno 2018).

Nel complesso Il Tfr dei lavoratori dipendenti vale circa 20 miliardi l'anno per i lavoratori interessati alla misura. Nella relazione tecnica della legge stabilità il governo aveva ipotizzato che a regime, la norma potesse interessare circa il 40-50% dei lavoratori destinatari dell'operazione, Confcommercio, invece, aveva già bocciato l'iniziativa spiegando che ne avrebbe fatto richieste solo un dipendente su cinque. Confesercenti, invece, stimava che solo 10% dell'anticipo sarebbe andato a alimentare i consumi.

Proprio in questi giorni - spiegano ora i consulenti - "sono partite le elaborazioni degli stipendi di maggio 2015 da parte dei Consulenti del Lavoro su 7 milioni di dipendenti e oltre 1 milione di aziende. In questa prima fase sono stati analizzati i dati delle grandi aziende (che mediamente occupano più di 500 dipendenti) e nei prossimi giorni l'analisi si sposterà sulle micro imprese. Dopo questa prima fase di elaborazione di quasi un milione di stipendi il risultato sulla liquidazione in busta paga del Tfr riguarda solo 567 lavoratori, ossia circa lo 0,05%".

Sulla base delle elaborazioni dei consulenti i lavoratori richiedenti sono per il 75% residenti nel Centro Nord e il 25% al Sud. Per il 43% lavorano nel terziario e per circa il 27% nell'industria. Il 25% ha redditi fino a 20.000 euro, il 50% fino a 30.000 euro mentre appena il 6,25% lo ha chiesto avendo redditi superiori a 40.000 euro annui. Solo il 10% di coloro che hanno chiesto l'anticipo ha tolto il Tfr da un fondo pensione.

Da un'intervista a un campione significativo di coloro che hanno deciso di non chiedere l'anticipo emerge che la decisione è stata dettata prevalentemente dalla penalizzazione fiscale (il 60% ha risposto che ha deciso di non chiederlo perchè la tassazione ordinaria è troppo penalizzante). Il 16% considera sbagliato togliere il Tfr dal fondo pensione mentre il 20% non ha ancora valutato adeguatamente.

 

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