13 febbraio

 

Bambini soldato, più di 250 mila risultano torturati, stuprati e usati come scudi umani

Nel 2002 è stato approvato il Protocollo Opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che vieta l'uso dei bambini soldato, ma ad oggi sono oltre 250.000 i minori, femmine e maschi, rapiti, drogati, schiavizzati per combattere in guerre armate. La Coalizione italiana Stop all'Uso dei Bambini Soldato comunica i dati sul fenomeno e coinvolge gli utenti dei social network

di MARTA RIZZO

Bambini soldato, più di 250 mila risultano torturati,stuprati e usati come scudi umani ROMA - Il 13 febbraio si celebra la giornata mondiale contro l'utilizzo dei minori in guerra, ma nonostante il monito delle Nazioni Unite contro questa barbarie e nonostante siano ben 153 i paesi che hanno ratificato il Protocollo sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (strumento giuridico ad hoc, secondo cui nessun minore di 18 anni può essere reclutato e/o utilizzato in guerra né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati), il proliferare di scontri nel mondo impone maggiore consapevolezza e controllo sull'utilizzo dei bambini in guerra.

6.000 bambini sfruttati in Congo. I rapporti delle Nazioni Unite sul reclutamento e l'impiego di bambini da parte di gruppi armati e milizie filo-governative in Congo sono allarmanti. I bambini, se non muoiono nei combattimenti, vengono uccisi dalla droga, dalla violenza e dagli abusi sessuali subìti dai loro superiori dei gruppi armati. Quasi 6.000 sono i bambini sfruttati in Congo, di cui circa 30 sono bimbe, tutti reclutati nelle forze armate e gruppi armati. Circa l'80% dei casi si concentra nelle zone di Nord Kivu e Sud Kivu.

Afghanistan, sodati a 8 anni. In Afghanistan sono oltre 70 i casi di arruolamento e impiego di bambini in guerra, molti dei quali di appena 8 anni. La maggior parte vengono destinati alla costruzione di armi e ordigni esplosivi (i bimbi hanno le mani piccole) e per il trasporto di provvigioni. Almeno 10 sono stati reclutati da gruppi armati per condurre attacchi suicidi.

Lo "storico" rilascio dei piccoli soldati birmani. A Rangoon, il 18 gennaio 2014 l'esercito di birmano ha consentito la liberazione di 96 ragazzi, reclutati dall'esercito in tenera età. Lo ha annunciato l'Onu, riconoscendo in quest'azione uno "storico passo" verso la fine dell'utilizzo dei bambini soldato in tutto il mondo. Questo riscatto è il più importante da quando le Nazioni Unite e il governo birmano hanno firmato, nel giugno e 2012, un piano di azione per impedire il reclutamento di bambini e consentire il ritorno alla vita civile dei minori già arruolati. Fino a oggi sono 272 gli ex bambini soldato rilasciati alla vita civile in Birmania.

I bambini siriani: arrestati, torturati e scudi umani . Nella violentissima guerra siriana, i gruppi armati di opposizione hanno reclutato e utilizzato bambini, sia in ruoli di supporto che per i combattimenti. Mentre non sono disponibili informazioni sul reclutamento di bambini da parte di forze governative, lo stesso esercito nazionale è stato riconosciuto responsabile di arresto, detenzione arbitraria e tortura di minori e molti sono stati i bambini utilizzati come scudi umani

In Sud Sudan il maggior numero di bambini reclutati. Non si hanno informazioni precise, né tantomeno chiare sull'uso di minori nella guerra del Sud Sudan, ma le Nazioni Unite hanno verificato il reclutamento e l'impiego di 252 ragazzi tra i 14 ei 17 anni di età. Inoltre, è stato registrato lo sfruttamento di bambine e ragazze a fini di violenza sessuale.

Le iniziative per contrastare il fenomeno. La Coalizione italiana Stop all'Uso dei Bambini Soldato (composta dalle Ong Alisei, Cocis, Coopi, Intersos, Save The Children Italia, Telefono Azzurro, Terre des Hommes Italia e Unicef Italia), è nata con l'obiettivo di sensibilizzare e far pressione per la ratifica globale e il rispetto del Protocollo Opzionale. In questi giorni la Coalizione di Ong promuove il suo sito, uno spazio interamente dedicato al tema in cui è possibile trovare informazioni e approfondimenti e una sezione con la documentazione internazionale sul fenomeno. Per celebrare la giornata internazionale contro l'impiego dei bambini come soldati, si è voluto dar vita al Virtual Red Hand Day : il logo della Coalizione è una mano rossa e verrà chiesto agli utenti che venga adottata, suscitando così la curiosità dei naviganti a chiedersi il perché di questa immagine e a visitare il sito della Coalizione per informarsi sul pressoché sconosciuto fenomeno dei bambini soldato.

 

11 febbraio

Il Pil pro capite scivola sotto la media Ue

Quasi cinque milioni di persone in povertà assoluta, sei nuclei su dieci con meno di 2.500 euro al mese. Il rapporto Istat "Noi Italia" fotografa tutte le difficoltà economiche del Belpaese. Spesa sanitaria contenuta, ma è troppo bassa anche quella per cultura e ambiente. Gli italiani sono pieni di macchine, ma calano gli incidenti mortali.

MILANO - Il rapporto "Noi Italia" 2014 dell'Istat fotografa un Paese più povero. I dati dell'Istituto di statistica, che si riferiscono nella maggior parte dei casi al 2012, parlano chiaro: in Italia una famiglia su quattro è in una situazione di "deprivazione" ovvero ha almeno tre dei 9 indici di disagio economico , come ad esempio non poter sostenere spese impreviste, arretrati nei pagamenti o un pasto proteico ogni due giorni. L'indice è cresciuto dal 22,3% del 2011 al 24,9% dell'anno successivo. Il risultato è frutto del fatto che sei famiglie su dieci vivono con meno di 2.500 euro al mese: nel 2011 circa il 58% dei nuclei ha conseguito un reddito netto inferiore all'importo medio annuo di 29.956 euro, circa 2.496 euro al mese. Quasi cinque milioni di persone nel 2012 erano in condizioni di povertà assoluta: si tratta del 6,8% delle famiglie per un totale di oltre 4,8 milioni di individui, concentrati soprattutto nel Mezzogiorno.

Pil e disoccupazione . Il versante economico del rapporto degli statistici è un vero e proprio bollettino di guerra. Nel 2012 il Pil pro capite , ai prezzi di mercato, è diminuito del 2,8% per cento in termini reali: a parità di potere d'acquisto, il Pil italiano risulta inferiore a quello medio dell'Ue a 27 membri. Mentre nel 2000 il Pil pro capite dell'Italia era più alto di quello della media

Ue del 17,3%, gli effetti della crisi lo hanno portato, un decennio dopo, sotto la media (-1,6%). Dal 2009, il dato è tornato sotto i livelli di inizio millennio. Le difficoltà del tessuto produttivo sono testimoniate dall'ultimo posto in quanto a competitività : nel 2010, ogni 100 euro di costo
del lavoro generavano il 126,1% di valore aggiunto, dato peggiore in Europa, contro il 211,7% in Romania. Nel 2011 si è registrato un leggero miglioramento (128,5%), ma è evidente che anche questo concorre alla disoccupazione. Nel 2012 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il livello più elevato dal 1977, al 35,3 per cento; preoccupa poi il Sud, se si considera che in Calabria e Campania il tasso di senza lavoro, nel 2012, ha toccato la soglia record del 19,3% contro una media nazionale del 10,7 per cento.

Fisco e bilancio pubblico . La pressione fiscale - che per il ministro Saccomanni è destinata ora a scendere - finora è salita fino a sfiorare livelli svedesi: nel 2012 - si legge nel Rapporto Istat - ha raggiunto il 44,1% (dal 42,5% nel 2011 e il 41,3% del 2000) a fronte del 44,7% in Svezia, dato in deciso calo dal 51,7% registrato nel Paese scandinavo nel 2000. Bene, invece, il Belpaese per saldo primario di bilancio (al netto cioè della spesa per interessi): siamo primi insieme alla Germania nell'Eurozona. Il debito pubblico, in rapporto al Pil, è invece secondo solo alla Grecia con il 127% del 2012.

Popolazione e stranieri . Prosegue la crescita della popolazione osservata a partire dagli anni duemila, dovuta quasi esclusivamente ai movimenti migratori dall'estero: al 31 dicembre 2012 i residenti sono 59 milioni 685 mila e fanno dell'Italia il quarto Paese europeo, ma tra i più vecchi. Solo la Germania, infatti, ha un indice di vecchiaia pià accentuato: 155,8 anziani ogni 100 giovani contro i 148,6 dell'Italia. Quanto alla presenza degli stranieri , all'inizio del 2013 all'anagrafe ne risultavano 4,4 milioni, il 7,4 per cento della popolazione e il 10,6 per cento della forza lavoro.

Sanità e istruzione . Nel 2012 la spesa sanitaria pubblica è di circa 111 miliardi di euro, pari al 7 per cento del Pil e a 1.867 euro annui per abitante, un livello molto inferiore rispetto ad altri importanti paesi europei. Quella per la protezione sociale sfiora invece gli 8mila euro per abitante all'anno. E' bassa però anche l'offerta di posti letto , che sono 3,5 per mille abitanti contro la media Ue di 5,5. Quanto al livello di salute, si registra un allarme fumo tra i più giovani: il 21,9 per cento della popolazione over 14, oltre uno su cinque, è fumatore. Mentre i consumatori di alcol a rischio sono il 14,1 per cento. Risulta invece obesa una persona di 18 anni e più su 10 (10,4 per cento). Resta bassa l'incidenza della spesa in istruzione e formazione, che raggiunge (dato 2011) il 4,2 per cento sul Pil, valore ampiamente inferiore a quello dell'Ue al 5,3 per cento). Un corollario della crisi è il crollo dei consumi culturali : nel 2011 le famiglie vi hanno riservato il 7,3% della spesa contro l'8,8% del resto d'Europa.

Auto e incidenti . Nonostante la crisi di vendite del settore, che negli ultimi tempi ha continuato ad aggiornare record negativi, l'Italia è tra i Paesi più motorizzati in Europa con 62 auto ogni 100 abitanti, seconda sola al Lussemburgo e tra i luoghi con più vetture nel mondo. L'affollamento di vetture non corrisponde a una crescita degli incidenti: tra il 2002 e il 2012 si sono quasi dimezzati i morti su strada , passando da 6.980 a 3.653. Nel 2012 sono morte sulle strade 60,1 persone ogni milione di abitanti (erano 122 nel 2002), un comunque dato ancora superiore alla media europea (54,9).

Tutela dell'ambiente e agroalimentare . Come per la cultura e l'istruzione, preoccupa il livello di spesa per la tutela ambientale: quella pro capite delle Regioni, nel 2011, è stata di 69 euro, in diminuzione rispetto al 2010. Continua invece a crescere l'importanza delle energie rinnovabili, che nel 2012 hanno raggiunto una copertura del 27,1% di consumi elettrici, aggiungendo 3,1 punti percentuali. In Italia, le aziende agricole sono oltre 1,6 milioni, con una superficie totale di 17,1 milioni di ettari (2010). Dal 2000 si è registrata una riduzione del 32,4 per ento nel numero di aziende agricole (-775 mila unità), associata ad un notevole aumento della dimensione media (pari a 7,9 ettari, 2,4 ettari in più). L'Italia è il primo Paese in Europa per prodotti agroalimentari con marchi di qualità . Il "riscatto" italiano passa per i prodotti con certificazione Dop, Igp e Stg che, escluso il settore vinicolo, sono 248, distanziando i 192 della Francia e i 161 della Spagna.

Web e informazione . Quanto ai libri , il 2013 si distingue per una significativa flessione dei lettori che tornano ad avere una incidenza pari al 43% tra le persone di 6 anni e più. L'anno scorso sono calati i lettori dei quotidiani : meno della metà della popolazione oltre sei anni (49,4 per cento) ha dichiarato di leggere il giornale almeno una volta alla settimana e tra questi i lettori assidui (che leggono il giornale almeno cinque giorni su sette) sono il 36,2 per cento. Di contro, sono sempre più numerose le persone che utilizzano Internet per la lettura di giornali, news o riviste: dall'11 per cento del 2005 si passa al 33,2 per cento del 2013. L'utilizzo del web in genere è ancora limitato : il 54,8% della popolazione italiana a partire dai sei anni utilizza Internet, ma tra questi solo il 33,5% lo fa quotidianamente; in Europa in media la porzione di "navigatori" sta al 70%. Il nostro paese è in svantaggio anche sulla banda larga : la quota di famiglie che ha una connessione super veloce è del 55% contro il 73% della media europea.

Sicurezza . Calano nel 2012 gli omicidi volontari, sia consumati sia tentati. Al contrario, sono in ripresa quelli di matrice mafiosa. Nel confronto europeo riferito al 2010 il nostro Paese, con 1,0 omicidi volontari per 100 mila abitanti, si colloca al di sotto della media dell'Ue27 (1,2 omicidi). Gli omicidi di uomini risultano in forte diminuzione, il tasso su centomila maschi passa da 4,4 del 1992 a 1,3 del 2012; rimane invece costante il numero di omicidi di donne, intorno allo 0,5 per centomila femmine. Gli uomini sono uccisi per lo più ad opera di sconosciuti e di autori non identificati (78,8 per cento), mentre l' omicida delle donne è nel 46,3 per cento dei casi il partner o l'ex partner. Nel 2011, l'azione penale è iniziata per 999,2 persone ogni 100 mila abitanti, mentre l'archiviazione ha interessato 1.046,6 persone. Le imputazioni sono state soprattutto per furto e lesioni volontarie personali. Alla fine del 2012 i detenuti erano scesi dell'1,8% sul 2011.

 

Brindisi, il Tar salva Eni&Co: i veleni del petrolchimico li bonifica lo Stato

di Tiziana Colluto

I veleni del petrolchimico di Brindisi , da trent’anni sepolti nell’immensa discarica illegale Micorosa , sono destinati a rimanere ancora lì, per un bel pezzo. Al di là dei proclami, al di là delle buone intenzioni. Soprattutto, chi pagherà la bonifica su quei 44 ettari di rifiuti tossici fronte mare sarà, per il momento, solo lo Stato . Le società, che di quell’inquinamento sarebbero le responsabili, sono state graziate, un’altra volta. Sia Syndial spa che Versalis spa , entrambe controllate da Eni . E’ il paradosso a cui si giunge dopo la triplice sentenza emessa giovedì dal Tar di Lecce.

Ad essere stata annullata è l’ordinanza con cui la Provincia di Brindisi , il 25 marzo 2013, ha imposto a Edison , Versalis , Syndial , Eni e alla curatela fallimentare della Micorosa srl di effettuare il risanamento. Quell’atto, emanato su invito del ministero dell’Ambiente , è stata la conseguenza dei risultati choc della caratterizzazione, che ha dato il senso dell’emergenza: 1,5 milioni di metri cubi di cloruro di vinile, benzene, arsenico e altri inquinanti , tombati fino a cinque metri di profondità e con valori che superano di quattro milioni i limiti di legge. Il tutto in un trapezio stretto tra il petrolchimico da un lato e la riserva naturale Saline di Punta della Contessa dall’altro. Un paesaggio lunare , ai piedi delle torce. Lì si incrociano le rotte migratorie degli uccelli, ma agli uomini è impedita la fruizione, dopo il divieto imposto dall’ex sindaco Domenico Mennitti .

Ora, il nuovo colpo di scena. Arriva a spegnere gli entusiasmi nello stesso giorno in cui, dopo l’incontro di metà settimana presso il ministero dell’Ambiente, il primo cittadino di Brindisi, Mimmo Consales , ha comunicato che ci si trova “finalmente nelle condizioni di poter avviare a soluzione il gravissimo problema delle bonifiche ambientali all’interno del Sito di Interesse Nazionale. Si parte subito con la complessa operazione dell’area ex Micorosa, che richiederà l’impiego di circa 50 milioni di euro di risorse pubbliche , a cui si aggiungono 20 milioni a carico di Syndial”. Soldi, questi ultimi, che non ci saranno. Il perché è da rintracciare nello strano meccanismo che governa questa storia. E’ come nel gioco dell’oca: si ritorna sempre alla casella iniziale. Lo scorso anno, lo stesso Tar di Lecce stabilì che il solo soggetto obbligato al risanamento era Micorosa srl, in quanto risultava unica proprietaria del terreno quando, nel 2001, il Comune intimò la bonifica all’ Enichem .

Il dettaglio? Micorosa è la società, dichiarata fallita, a cui, nel 1992, venne ceduta la grande discarica perché venisse recuperata. Nata sulla scorta di finanziamenti pubblici all’imprenditoria giovanile, ben 4 miliardi di lire, annoverava tra i suoi soci anche Massimo Ferrarese , presidente della Provincia dal 2009 al 2012 e ora responsabile regionale del Nuovo Centrodestra . Di quella cessione, su cui è stata anche avviata un’inchiesta da parte della procura brindisina, la stessa Provincia ha chiesto adesso la nullità, “poiché cela l’intento di eludere l’applicazione delle norme ambientali”. Sull’onere delle bonifiche , comunque, con le nuove sentenze il Tar corregge il tiro. Il risultato, però, non cambia. Il collegio dei giudici amministrativi , con a capo il presidente del Tribunale, Antonio Cavallari , raggomitolano la vicenda e ricostruiscono le fusioni, le scissioni, le cessioni dei rami d’azienda, dalla Montedison fino a Syndial e Versalis, subentrate alla Enichem Anic srl.

Tutti passaggi consecutivi che “hanno attuato una successione nella posizione dell’inquinatore, per effetto del trasferimento del complesso dei rapporti giuridici ”. Dunque, “è corretto affermare – è scritto nei provvedimenti – che sussiste la responsabilità delle imprese”. Solo Eni viene risparmiata, poiché “non è succeduta ad alcuna delle società e la sua qualità di capogruppo non può costituire valida base per affermare” un coinvolgimento. Un passo in avanti decisivo, certo, ma vanificato. I ricorsi di Syndial e Versalis vengono comunque accolti per un altro motivo. L’area rientra in un Sito di interesse nazionale e ad ordinare la bonifica avrebbe dovuto essere non la Provincia, bensì il ministero dell’Ambiente, pure costituitosi in giudizio. La competenza della prima “attiene solo all’ordine di adozione delle misure di emergenza”, “interinali”, mentre questo intervento “ha carattere definitivo ”. Si torna alla casella iniziale, appunto. Liberi tutti. Tranne lo Stato.

 

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