26 febbraio

 

Cessate il fuoco

Rep. Dem. Congo 207 morti dall'inizio del 2007
Il 21, un portavoce della Monuc ha riferito che almeno 38 miliziani ruandesi e 5 soldati congolesi sono morti nell'ultima settimana in scontri nell'est del Paese.

Somalia 166 morti dall'inizio del 2007
Il 19, colpi di mortaio caduti su alcuni quartieri della capitale somala, hanno fatto 16 vittime.
Il 18, 4 persone sono morte a Mogadiscio in seguito all'esplosione dell'autovettura sulla quale viaggiavano.
Il 17, un missile è caduto all'interno di un campo profughi della periferia della capitale somala, uccidendo una persona.

Sudan almeno 111 morti dall'inizio del 2007
Il 19, le Nazioni Unite hanno riferito che sono almeno 100 le persone morte a causa degli scontri per il controllo di acqua e pascoli avvenuti tra le tribù Targem e Rezegat Maharia, nel sud del Darfur, la regione occidentale del Sudan.

Ciad 63 morti dall'inizio del 2007
Il 19, i ribelli ciadiani dell'Union des forces pour la démocratie et le développement hanno attaccato Fada, città a circa 900 chilometri a nord-est della capitale N'Djamena. Un portavoce dei ribelli ha dichiarato che le forze dell'Ufdd hanno ucciso 63 soldati.

Etiopia 19 morti dall'inizio del 2007
Il 15, almeno 19 persone sono morte in scontri tra tribù rivali al confine col Kenya, a causa della lotta per i pascoli e per il bestiame.

Colombia 40 morti dall’inizio del 2007
Il 21 febbraio l'esplosione di una mina è costata la vita a 5 militari nel sud-est del paese. Altri 2 soldati sono rimasti feriti nello stesso incidente. La pattuglia avrebbe attraversato accidentalmente un campo minato in una zona rurale del villaggio El Placer. Secondo i militari gli ordigni erano stati collocati dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, le Farc.

Sri Lanka 680 morti dall'inizio del 2007
Il 15, tre combattenti dell'Ltte e una guardia privata sono morti in uno scontro a fuoco nel distretto di Amparai. Un cadavere decapitato è stato ritrovato a Nadukkudah, nel distretto di Mannar.
Il 17, l'esplosione di una mina claymore contro un bus dell'esercito cingalese ha ucciso due soldati e un bambino nella città di Jaffna. Il cadavere di un civile ammanettato è stato ritrovato nei pressi di Trincomalee. Un civile è morto sotto il fuoco della polizia cingalese, secondo i residenti, a Kumankulam nel distretto di Vavuniya.
Il 18, uno studente universitario è stato ucciso dall'esercito cingalese nella zona di Iyattalai del distretto di Jaffna. Combattenti dell'Ltte hanno attaccato una pattuglia dell'esercito cingalese nell'area di Chenkaladi del distretto di Batticaloa, colpendo però un autobus e uccidendo un civile.
Il 19, le truppe cingalesi hanno ucciso un sospetto militante dell'Ltte davanti al loro campo di addestramento nel distretto di Puttalam .
Il 20, tre cadaveri non identificati sono stati ritrovati nel distretto di Vavuniya; secondo l'esercito di Colombo sarebbero stati uccisi dall'Ltte. L'aviazione cingalese ha bombardato una zona orientale del distretto di Vavuniya; secondo un portavoce dell'Ltte, il bersaglio non era un campo di addestramento delle Tigri e nel raid sono morti due civili.
Il 21, l'esplosione di una mine claymore ha ucciso un poliziotto e due civili a Ottamawadi, nella zona di Valachchani.

India
Il 18, un attentato al Samjhauta express, il 'treno dell'amicizia' in servizio tra Nuova Delhi e Lahore, ha ucciso 68 persone.

India-Kashmir 73 morti dall'inizio del 2007
Il 15, le forze di sicurezza indiane hanno ucciso due presunti militanti di Hizb-ul-Mujahideen in uno scontro a fuoco nel distretto di Udhampur.
Il 18, la polizia di frontiera ha ucciso due presunti miliziani che cercavano di infliltrarsi nel paese vicino al villaggio di Chambliyal.
Il 20, militanti del Lashkar e Toiba hanno ucciso due militari indiani nel distretto di Anantnag. Nel distretto di Doda, una granata contro una pattuglia delle Rashtriya Rifles at Khajgam in the Chatroo area of Doda district ha ucciso un soldato indiano. Il cadavere di un civile è stato ritovato alla periferia di Srinagar.

India-Nordest 272 morti dall’inizio del 2007
Almeno 100 guerriglieri indipendentisti assamesi dell’Ulfa e naga del Nscn-K sono stati uccisi nell’offensiva che le forze armate birmane hanno lanciato lo scorso 26 gennaio nel proprio territorio su richiesta del governo indiano.
Il 16 febbraio nello stato del Nagaland 3 politici locali sono stati uccisi dagli indipendentisti naga del Nscn-Im.

Russia-Nord Caucaso 79 morti dall’inizio del 2007
Il 15 febbraio a Grozny 2 guerriglieri sono stati uccisi durante uno scontro a fuoco.
La guerriglia cecena sostiene di aver ucciso 5 soldati facendo saltare un blindato russo sulla strada tra Avtury e Serjen-Yurt, una ventina di chilometri a sud-est di Grozny. Non è stato specificato il giorno dell’attacco.

Filippine-Npa 22 morti dall’inizio del 2007
Il 15 febbraio i guerriglieri comunisti dell’Npa hanno ucciso 3 soldati in un’imboscata nella provincia meridionale di Mindanao.
Il 16 l’Npa ha ucciso un uomo accusato di essere un collaborazionista dell’esercito.
Il 19, sempre a Mindanao, un giornalista di sinistra è stato ucciso dalle ‘squadre della morte’ dell’esercito.

Filippine-Minadanao 52 morti dall’inizio del 2007
Il 19 febbraio nell’isola di Sulu 2 guerriglieri islamici dell’Abu Sayyaf e un soldato sono morti nel corso di un combattimento.

Thailandia del Sud 48 morti dall’inizio del 2007
Il 16 febbraio nella provincia di Narathiwat 2 civili sono stati uccisi in agguati dei ribelli separatisti islamici.
Il 18 una serie di attentati simultanei (29 bombe e diversi agguati) nelle province di Pattani, Yala e Narathiwat hanno provocato la morte di 8 persone.

Pakistan-Balucistan 48 morti dall’inizio del 2007
Il 17 febbraio un attentato al tribunale di Quetta ha ucciso 17 persone.
Il 18 nel distretto di Kashmore 2 bambini sono morti saltando su una mina.

Pakistan-Waziristan 67 morti dall'inizio del 2007
Il 16 febbraio un ordigno nella regione occidentale del Bajaur ha un civile, un medico afgano che lavorava nel programma antipolio del governo.
Il 19 è stato ritrovato in Nord Waziristan il cadavere mutilato di un civile afgano, con un biglietto che lo accusava di essere una spia per gli Usa.
Il 21 un leader tribale e un altro civile sono stati freddati da uomini non identificati in due distinti episodi in Waziristan.

Israele-Palestina. 87 morti dall’inizio del 2007
Il 20 febbraio un camionista israeliano è stato ucciso a coltellate in un villaggio palestinese della Cisgiordania occupata.
Il 21, Mahmoud Abu al-Jahim, leader del movimento Jihad Islamica a Jenin, è stato ucciso da un commando israeliano che lo ha raggiunto nella sua casa travestendosi da palestinesi.

 

Troppi e cattivi

Nelle carceri britanniche esplode la violenza: in dieci anni aumentati del 600 per cento gli episodi criminali

Il sistema carcerario britannico è nuovamente sotto il fuoco delle polemiche. Dopo un recente rapporto del ministero dell'Interno, che ha denunciato l'esplosione demografica all'interno dei penitenziari (la popolazione carceraria è raddoppiata in 13 anni, toccando quota 80 mila), è di oggi la notizia che, negli ultimi 10 anni, la violenza nelle prigioni è aumentata del 600 per cento.

Violenza in gabbia. Juliet Lyon, direttrice del Prison Reform Trust, organizzazione che si occupa della riforma del sistema carcerario, ha lamentato che tale problema è conseguenza diretta del sovrappopolamento. Il numero delle violenze è salito dai 2.342 del '96 ai 13.771 del 2005, ha rivelato ieri il ministro dell'Interno britannico, John Reid. Quello di Reid non è stato un annuncio pubblico, bensì una risposta parlamentare a un'interrogazione presentata dal partito liberaldemocratico. Nella lettera, si spiega che l'aumento di episodi di violenza si è verificato sia tra carcerati che per mano di questi ai danni dei secondini. Quasi tremila membri del personale carcerario sono stati attaccati nel 2005, contro i 551 del 1996. Gli incidenti 'violenti' tra carcerati sono stati, sempre nel 2005, quasi 11 mila, a paragone dei 1.791 del 1996. L'amministrazione penitenziaria, nel tentativo di minimizzare l'ampiezza del problema, ha dichiarato che l'aumento potrebbe essere dovuto ad un miglioramento del sistema di classificazione e registrazione degli incidenti, ma la direttrice del Prison Reform Trust, organizzazione che si occupa del miglioramento del sitema carcerario, non ha dubbi: "Il numero dei prigionieri - ha detto juliet Lyon - ha subito un incremento rilevante, dai 61 mila del '97 agli oltre 80 mila attuali. Non c'è stato un aumento proporzionale nel numero dello staff carcerario, il periodo di formazione dei secondini è stato ridotto a otto settimane e i direttori delle carceri dopo due anni sono già altrove".

Incentivo a chi se ne va. Un j'accuse al quale è seguito quello di Menzies Campbell, leader dei liberaldemocratici: "Dieci anni di cattiva gestione delle carceri e del sistema giudiziario britannico hanno provocato una crisi profonda nelle nostre prigioni, esponendo la cittadinanza a numerosi rischi. Se si continua a stipare di persone una nave già affollata, la nave affonderà presto". Il sistema britannico è da tempo nell'occhio del ciclone per la riforma, annunciata nell'ottobre del 2006, cui verrà sottoposto a breve termine. Tra le misure più contestate rientra quella di 'incentivare' i detenuti stranieri. Secondo il progetto, i detenuti extracomunitari potrebbero ricevere dai 700 ai 2.500 euro, qualora decidessero di lasciare il Paese una volta terminata la condanna in carcere, senza pertanto attendere l'ordinanza di rimpatrio. Tre mesi fa, come misura-tampone contro l'affollamento, è stato concesso l'uso di 500 celle nei commissariati di polizia, in attesa della creazione, da qui al 2010, di 8 mila nuovi posti. Inoltre, allo studio del ministro Reid vi sarebbe anche l'eventualità di ospitare i detenuti maschi nelle celle di detenute femmine. Quelle lasciate vuote, ovviamente.

Luca Galassi

 

22 febbraio

 

Cinque anni di oblio

Il 23 febbraio 2002 veniva rapita la franco-colombiana Ingrid Betancourt

Ben 1826 giorni nella selva, vagando da un rifugio all’altro senza sosta. Tende di fortuna nascoste nella vegetazione col nudo legno quale giaciglio, l’unico momento di sosta di un continuo pellegrinare. Il fiume per lavarsi. Fitti cespugli per toilette. Il tutto dietro lo sguardo attento e incessante di uomini in mimetica e kalashnikov.Sessanta mesi così. E chissà quanti altri ancora.
È la storia di Ingrid Betancourt e degli altri oltre tremila ostaggi in mano alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Oggi, per la franco-colombiana candidata alle presidenziali, sono esattamente cinque anni di prigionia: il 23 febbraio 2002 la guerriglia marxista la sequestrò nel Caquetá, sudest del paese, assieme alla sua collega, Clara Rojas.Da allora niente è stato fatto per arrivare alla sua liberazione. Parola della figlia, Melanie, ventidue anni e tanta determinazione.

Trattative senza volontà. I tanto sbandierati approcci fra il presidente Alvaro Uribe e lo stato maggiore delle Farc continuano ad arenarsi.
Le trattative dell’autunno 2005, iniziate sull’onda della campagna per il secondo mandato elettorale di Uribe, sono cadute sulla questione più scottante, l'ampiezza della zona da smilitarizzare per farne il teatro delle trattative, condizione sine qua non imposta dalla guerriglia: le Farc premevano per un’area che il governo ha considerato troppo vasta da controllare, in una regione storicamente in mano ai rivoluzionari.
Da allora, per un intero anno dopo la sua rielezione del giugno 2006, Uribe è andato dicendo di volere riattivarsi per lo scambio umanitario. Tanto che, nonostante l’enorme scetticismo verso colui che i guerriglieri definiscono il “narcopresidente” (per le presunte collusioni con il paramiltiarismo di estrema destra, implicato nella lotta ai rivoluzionari col fine di controllare il mercato della coca), il portavoce delle Farc, Raul Reyes, aveva accettato di porre le condizioni: in cambio di 500 guerriglieri rinchiusi nelle prigioni di stato, la liberazione di 57 ostaggi, fra politici, soldati e poliziotti.Nella lista anche Ingrid Betancourt.Ma ancora una volta tutto è crollato sulla zona da smilitarizzare. Le parti sono rimaste arroccate sulle proprie decisioni, indurendosi. Alvaro Uribe ha chiuso ogni spiraglio annunciando una “soluzione di forza” per liberare gli ostaggi, mentre le Farc hanno risposto di non riconoscere il presidente come interlocutore, specialmente dopo gli scandali che stanno minando alla base il suo entourage, sempre più compromesso con il paramilitarismo.

La storia infinita. Intanto l’angoscia dei familiari non conosce pace.Per trovare una soluzione al caso Betancourt si è fatta avanti a più riprese la Francia, facendo pressioni sul governo per evitare soluzioni militariste. Ma i familiari della franco-colombiana si lamentano. Melanie Delloye, figlia di Ingrid Betancourt, residente a Parigi, ha rivolto dure parole contro l’esecutivo: "Il governo francese non ha fatto niente, credo che Jacques Chirac abbia telefonato solo una volta a Uribe per parlare della questione. Quello che manca è la volontà politica di risolverla il sequestro. Non c'è nemmeno un'unità di crisi, come per gli ostaggi francesi in Iraq". Quindi si è rivolta direttamente al primo ministro, Dominique de Villepin: “Lei ha detto recentemente che la determinazione fa parte del suo modo di agire. Sfortunatamente non mi pare che lei sia stato determinato nel caso di mia madre”. Precisando di aver la certezza dell’appoggio sincero del premier, ha spiegato “manca la volontà politica. Non abbiamo bisogno di compassione ma di azioni concrete”. Ed è quello che hanno fatto, lei e il fratello diciottenne Lorenzo, sfilando ieri alla testa di un corteo per le strade di Parigi per smuovere le coscienze e dal “vergognoso oblio”.

Le voci del sequestro. In Colombia, gira la notizia che Ingrid Betancourt sia stata nascosta fuori dai confini del paese. A darla, il presidente Uribe, citando fonti dell’intelligence. Lo scetticismo della famiglia è grande. La madre, Yolanda Pulecio, ex parlamentare e ambasciatrice in Guatemala, non crede a questa possibilità e anzi esprime una severa critica: “Se così fosse, sarebbe un sollievo, almeno si salverebbe dalle operazioni di riscatto (militare) promesse dal governo, che mettono a serio rischio la sua vita”. E quindi ha aggiunto: “Dicendo che Ingrid non è più in Colombia, il presidente Uribe si è liberato da ogni responsabilità, insinuando che adesso sono i francesi a doversi occupare di lei”.Quindi ha deciso di lanciare un messaggio dalle frequenze di radio Caracol, all’interno del programma “Le voci del sequestro”, dove intervengono i familiari dei rapiti:''Mia piccola Ingrid, fatti forza e che Dio ti dia molta pazienza. Non perdere la speranza, ne' lafede. Stiamo ricorrendo a tutti i mezzi per ottenere la tua liberazione. Ti sono sempre vicina''.E, come hanno assicurato molti sequestrati tornati in libertà, e a quanto ha confermato a Peacereporter uno dei comandanti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, ogni mattina all’alba le radioline dei guerriglieri della selva guardiani degli ostaggi si sintonizzano sulle frequenze di quel programma e concedono ai rapiti il loro momento di consolazione. Almeno quello.

Stella Spinelli

Cessate il fuoco

Kashmir indiano almeno 65 morti dall'inizio del 2007.

L'8, tre soldati indiani e un civile sono stati uccisi un un'imboscata di militanti separatisti nella zona di Tral.Un ufficiale dell'esercito indiano è stato ucciso nel distretto di Baramulla.
Il 10, due presunti militanti separatisti e un civile sono stati uccisi dal fuoco delle forze di sicurezza indiane nel villagggio di Chak Cholan.
Il 13, l'esercito indiano ha ucciso due presunti militanti separatisti in uno scontro a fuoco nel distretto di Gulshanporadue.
Il 14, due presunti guerriglieri del Jaishe Muhammad sono stati uccisi dalle forze di sicurezza indiane a Tral. Un ragazzo è stato ritrovato morto in una stazione di polizia a Rajour: era stato arrestato il giorno precedente con l'accusa di furto e, secondo la famiglia del ragazzo, sarebbe morto per le torture subite.

Russia-Nord Caucaso 72 morti dall’inizio del 2007.

Il 9 febbraio in Daghestan, nei pressi del villaggio di Nechayevka, è stato rinvenuto il cadavere di un civile giustiziato. In Cecenia, nel distretto di Urus-Martan, è stato trovato il corpo di un civile torturato con il fuoco.
L’11 in Daghestan, distretto di Buynaksk, 2 soldati sono morti per l’esplosione di una mina al passaggio del loro mezzo.
Il 13 nel distretto ceceno di Gudermes 4 guerriglieri e 7 soldati russi sono stati uccisi in un violento scontro a fuoco nel villaggio di Ishkoi-Yurt.

Filippine-Npa 17 morti dall’inizio del 2007

L’8 febbraio un attivista comunista del Movimento Contadino delle Filippine è stato ucciso dagli squadroni della morte nella provincia di Misamis Oriental.
Il 9 un guerrigliero comunista dell’Npa è stato ucciso in uno scontro a fuoco con l’esercito nella provincia meridionale di Surigao del Sur.

Filippine-Minadanao 49 morti dall’inizio del 2007

Il 12 febbraio 4 guerriglieri islamici del gruppo Abu Sayyaf sono stati uccisi in scontri a fuoco con l’esercito sull’isola di Jolo.

Thailandia del Sud 38 morti dall’inizio del 2007

L’8 febbraio un civile è stato ucciso dai separatisti islamici nella provincia di Pattani.
Il 9 nella provincia di Narathiwat un civile è stato ucciso.
Il 10 un altro civile è stato ammazzato nella provincia di Pattani.
L’11 nella provincia di Yala sono stati uccisi 3 civili.
Il 14 nella provincia di Pattani un poliziotto è stato ucciso e 4 civili sono stati ammazzati nella provincia diYala. Un altro civile è morto nella provincia di Narathiwat.

India-Naxaliti 48 morti dall’inizio del 2007

L’8 febbraio nello stato di Chhattisgarh 7 poliziotti sono stati uccisi dall’esplosione di una bomba radiocomandata.
Il 9 nello stesso stato 2 guerrigliere Naxalite sono morte in uno scontro a fuoco con la polizia.
L’11, sempre nel Chhattisgarh, i Naxaliti hanno ucciso un capo tribale filogovernativo.
Il 12 nello stato di Orissa un guerrigliero Naxalista è stato ucciso in uno scontro a fuco con la polizia.
Il 14 nello stato di Chhattisgarh un poliziotto è morto per l’esplosione di una bomba e 3 paramilitari del Salwa Judum sono stati uccisi dai Naxaliti.

India-Nordest 169 morti dall’inizio del 2007

L’8 febbraio nello stato Arunachal Pradesh 2 soldati e 3 guerriglieri dell’Nscn-K sono morti in uno scontro a fuoco. Nello stato del Tripura i guerriglieri dell’Nlft hanno ucciso un capo tribale filogovernativo. Nello stato del Manipur i guerriglieri dell’Unlf hanno ucciso 3 poliziotti e 2 impiegati governativi in un’imboscata, mentre l’esercito ha ucciso in uno scontro a fuoco 2 guerriglieri del Pla.
Nello stato del Assam l’esercito ha ucciso un guerrilgiero dell’Ulfa.
Nello stato del Nagaland i guerriglieri dell’Nscn-Im hanno rapito e ucciso 7 civili.
Il 14 nello stato di Assam un guerrigliero dell’Ulfa è morto in uno scontro a fuoco con l’esercito. Nello stato di Arunachal Pradesh un guerrigliero dell’Ulfa è stato ucciso dall’esercito.

Bangladesh-Comunisti 26 morti dall’inizio del 2007

Il 10 febbraio i guerriglieri comunisti del Pbcp hanno ucciso 2 civili accusati di “attività antisociali”. Lo stesso giorno un guerrigliero del Pbcp è stato ucciso in uno scontro a fuoco con l’esercito.
Il 13 un altro guerrigliero del Pbcp è morto in una battaglia con le forze di sicurezza.

Pakistan-Balucistan 29 morti dall’inizio del 2007

Il 10 febbraio un civile è morto per l’esplosione di una mina nel distretto di Sibi, mentre un attentato dei separatisti baluci contro un gasdotto ha lasciato Quetta senza gas per 12 ore.

Sri Lanka almeno 660 morti dall'inizio del 2007

L'8, due coniugi sono stati freddati da uomini non identificati nel distretto di Vavuniya. Un pescatore è stato ucciso da uomini non identificati a Santhiveli. Il suo vicino di casa, un prete indù, era stato ritrovato morto il giorno precedente vicino a un caserma dell'esercito cingalese.
Il 9, un insegnante è stato freddato nel distretto di Vavuniya. Due combattenti dell'Ltte sono stati uccisi dalle truppe cingalesi e Welioya. E' stato ritrovato dalla polizia cingalese il corpo di un militante dell'Ltte nel distretto di Vakarai. Un giovane è stato freddato nell'area di Manthuvil.
Il 10, due combattenti dell'Ltte sono stati uccisi dall'esercito cingalese a Welioya. Un combattente dell'Ltte è stato ucciso vicino aTrincomalee. Un commerciante è stato freddato da uomini non identificati nel distretto di Batticaloa.
L'11, la polizia cingalese ha ritrovato i cadaveri di due civili, con evidenti segni di torture, nel distretto di Jaffna. Un civile è stato freddato da uomini non identificati nel distretto di Vavuniya.
Il 12, l'esercito cingalese ha dichiarato di avere ucciso almeno otto combattenti dell'Ltte vicino a Trincomalee. Tre soldati cingalesi sono stati uccisi in un attacco dell'Ltte a colpi di mortaio nel distretto di Jaffna. Due civili sono stati freddati da uomini non identificati a Chavakacheri. Due cadaveri non identificati sono stati ritrovati nella capitale Colombo.
Il 13, un civile Tamil è stato ucciso da uomini non identificati nel distretto di Jaffna. Un civile, membro del consiglio municipale, è stato ucciso da uomini non identificati alla periferia di Colombo.
Il 14, un giovane tamil è stato freddato da uomini non identificati vicino a Trincomalee. Due agenti delle forze di sicurezza cingalesi sono stati uccisi in un attacco delle Tigri Tamil sulla strada Ampara-Mahaoya. Tre combattenti dell'Ltte sarebbero stati uccisi dalle forze speciali in risposta a questo attacco.

Kenya almeno 112 morti dall'inizio del 2007

Il 14, la Kenya Red Cross Society ha reso noto che sono 60 le persone uccise nelle ultime settimane a causa dei continui scontri per il possesso della terra nel distretto di Mount Elgon, al confine con l’Uganda.

Sudan almeno 11 morti dall'inizio del 2007

Il 12, nuovi scontri armati sono scoppiati nel Darfur tra un non meglio specificato gruppo ribelle e la tribù degli Abala. I morti sarebbero almeno 11.

Etiopia almeno 16 morti dall’inizio del 2007

L’11, almeno 16 persone sono morte negli scontri tra tribù nomadi avvenuti nella regione sud-orientale di Oromia.

Somalia almeno 145 morti dall’inizio del 2007

Il 10, 3 bambine sono morte a Mogadiscio quando colpi di mortaio sono caduti sull'abitazione in cui si trovavano, presso l'aeroporto cittadino. L’11, un attentato avvenuto durante una cerimonia nel porto di Kismayo ha provocato la morte di 4 persone. Il 12, cinque colpi di mortaio esplosi nella zona nord di Mogadiscio hanno provocato almeno 3 morti.

Rep. Dem. Congo, almeno 164 morti dall'inizio del 2007

L’8, le autorità hanno riferito che almeno 30 miliziani sarebbero stati uccisi nelle ultime due settimane in scontri con l'esercito nei pressi di Bunia, la capitale della regione nord-orientale dell'Ituri.

Guinea, almeno 154 morti dall'inizio del 2007

Il 15, il governo ha dichiarato che da sabato scorso gli scontri tra polizia e manifestanti hanno provocato almeno 64 morti.

Uganda, almeno 48 morti dall'inizio del 2007

Il 14, l'esercito ugandese ha dichiarato di aver ucciso 45 guerrieri tribali nella regione nord-orientale di Karamoja.

Algeria

Il 13, 6 persone sono morte in una serie di attentati (7 bombe telecomandate esplose in simultanea) nella regione della Cabilia, tra Boumerdes e Tizi Ouzou. L’attacco è stato rivendicato dall’Organizzazione di al-Qaeda in Maghreb, sigla con la quale si fa chiamare adesso il Gruppo Salafita per la Predicazione e il combattimento.

 

Suite con tangenti

di P. Gomez e M. Lillo

L'assessore oggi sottosegretario Udeur. Il deputato forzista. Il capo di gabinetto di Storace. Tutti in fila per chiedere mazzette. Ecco l'esplosivo memoriale di Lady Asl

C'è il sottosegretario di centrosinistra che per dare il suo ok alla convenzione di una clinica chiede, nell'ovattato silenzio della suite numero 6031 dello Sheraton di Roma, un milione di euro, 300 mila dei quali da versare in anticipo. C'è l'onorevole di centrodestra che elegantissimo fa il baciamano, manda avanti un suo uomo per proporre l'organizzazione di corsi di formazione professionale truffa e poi s'inginocchia domandando un prestito, mai restituito, di 600 mila euro. C'è il capo di gabinetto dell'ex presidente della Regione Francesco Storace, definito dal politico di An "un uomo al di sopra di ogni sospetto", che incassa mazzette a getto continuo e, tanto che c'è, si fa pure comprare una Jaguar. Ci sono i direttori delle Asl e degli ospedali regolarmente a libro paga. E c'è un assessore, che dopo essere stato indicato proprio da Storace come "l'unico riferimento per qualunque esigenza", si mette a battere cassa, ottiene uno 'stipendio' da 25 mila euro al mese e poi si trasforma in imprenditore (si fa per dire) pretendendo quote societarie al posto delle tangenti.

Per capire come mai nel Lazio il buco dei conti nella sanità abbia ormai superato la cifra record di 10 miliardi di euro e perché stiano per essere reintrodotti i ticket, basta mezz'ora. Tanto ci vuole per leggere le 28 pagine del memoriale di Lady Asl, al secolo Anna Giuseppina Iannuzzi, la donna che, dopo essersi fatta le ossa nel sottobosco dei centri di fisioterapia della capitale, nel 1997 è entrata nel gioco grande, stava per aprire cliniche su cliniche e ha messo in piedi un meccanismo di complicità e mazzette costato ai cittadini centinaia di milioni di euro. Accusata di truffa, corruzione, associazione per delinquere, Lady Asl adesso scrive ai magistrati di voler saldare "il debito con la giustizia" e punta l'indice contro i suoi presunti complici, le "persone altolocate in ambito politico e ai vertici delle varie Asl (...) che mi hanno indotto a commettere azioni illecite poi sfociate nei delitti che mi vengono contestati". L'elenco è lunghissimo e comprende il sottosegretario alla Difesa Marco Verzaschi (Udeur), nel 2004 assessore regionale alla Sanità con Forza Italia, il deputato azzurro Giorgio Simeoni, l'ex capo di gabinetto di Storace, Marco Buttarelli, una decina di dirigenti sanitari regionali tra i quali spicca il nome di Antonio Palumbo, l'ex direttore generale dell'ospedale romano San Filippo Neri. Un uomo al quale Anna Giuseppina Iannuzzi, o meglio la 'Dottoressa' come la chiamano i suoi collaboratori e persino suo marito, avrebbe versato negli anni '90 un miliardo di lire destinato, a detta di Palumbo, alla "presidenza della Regione" in quel momento retta da Piero Badaloni.

Al di là delle accuse, in buona parte ancora da verificare, il memoriale racconta una storia esemplare. Quella di una truffatrice diventata miliardaria (le sono stati sequestrati 50 milioni di euro in contanti) alle spalle dei malati. Di una signora ostinata e caparbia che viveva nella suite presidenziale dello Sheraton; che si faceva passare per la figlia di un importante industriale italo-americano (suo padre era invece un venditore ambulante) e che frequentava abitualmente le alte gerarchie del Vaticano: dall'attuale segretario di Stato Tarcisio Bertone a monsignor Milingo, dall'ex segretario di papa Ratzinger a don Giovanni D'Ercole, volto noto della tv ed esponente influente delle istituzioni della Santa Sede. Niente tangenti, per loro, ma solo opere di bene: buste piene di euro da dare in beneficenza che, stando al marito, Anna Giuseppina Iannuzzi consegnava un po' perché era "devota a Sant'Antonio" e un po' "perché i prelati piacciono molto alla politica".

Ma alla politica piacciono soprattutto i soldi. Così nella suite numero 6031 dello Sheraton, dove dietro alla scrivania di Lady Asl campeggia la bandiera gialla e bianca di ciò che rimane dello Stato Pontificio, sfilano esponenti di partito, portaborse e funzionari. A loro la 'Dottoressa' allunga mazzette su mazzette oggi sempre rigorosamente quantificate in lire, perché la signora è una donna all'antica, che si veste di nero e che ritiene l'euro una sorta di disgrazia. Allo Sheraton a fine 2004 si materializza anche il religiosissimo Marco Verzaschi, strenuo difensore di tutti i valori etico-morali del mondo cattolico, a partire dalla famiglia, che però, a detta di Lady Asl, tra i dieci comandamenti ne aveva dimenticato uno. Il settimo: 'non rubare'. Scrive la 'Dottoressa': "Verzaschi nel salotto del mio appartamento mi accennò al problema della clinica (una clinica che doveva ottenere dalla Regione una convenzione, ndr), a questo punto mi disse che avrebbe dato il suo appoggio perché l'operazione giungesse al termine, ma solo di fronte al pagamento da parte mia di 2 miliardi di lire. Se avessi accettato la sua richiesta, da quel momento avrei potuto contare su di lui e mi disse anche che avrei comunque dovuto pagargli un acconto di 600 milioni di lire. Gli risposi che avrei dovuto verificare quanta disponibilità di contante avevo in quel momento e mi allontanai per recarmi nello studio accanto al salotto dove sono posizionate le casseforti. Contai il denaro necessario e gli consegnai una busta contenente 300 milioni. Ricordo perfettamente che lui la prese, tolse i soldi dalla busta e li mise nelle varie tasche. A distanza di circa un mese dalla prima dazione gli diedi altri 300 milioni in un'epoca antecedente l'ottenimento dell'autorizzazione e della delibera relativa alla clinica (...): a tutt'oggi non sono in grado di precisare se questi secondi 300 milioni li ho consegnati in un'unica soluzione o se invece li ho dati in due soluzioni, la prima di 100 milioni e la seconda di 200". Dopo qualche settimana Lady Asl viene a sapere da alcuni funzionari della Regione che Verzaschi, nonostante i soldi ricevuti "ostacolava la convenzione della nostra clinica con (il policlinico di) Tor Vergata". La 'Dottoressa' convoca subito il direttore del San Filippo Neri, Antonio Palumbo, un dirigente diventato un "amico di famiglia" anche perché, stando al memoriale, fa da postino delle tangenti versate ai vertici delle varie Asl romane e in cambio ottiene soldi, viaggi gratis a Londra e "ogni Natale", un grande televisore al plasma, la sua vera "fissazione". Palumbo "è molto amico di Verzaschi", così s'incarica di capire che cosa è successo. Lady Asl racconta: "Dopo poche ore Palumbo tornò da me allo Sheraton con un messaggio di Verzaschi. (L'assessore mi diceva) di stare tranquilla e (mi spiegava) che il suo ostacolarmi alla presenza di miei amici era solo una scena, perché in realtà l'operazione sarebbe andata in porto. Mi pregava di non parlare assolutamente con nessuno perché un altro imprenditore suo amico ambiva a quella convenzione e lui non poteva fargli vedere che lui stava dalla mia parte; mi tranquillizzai perché capii che stava mantenendo gli impegni, tanto e vero che poi la delibera fu approvata".

A leggere il memoriale si comprende dunque che la corruzione nel mondo della sanità del Lazio è generalizzata e diffusa a tutti i livelli. Anna Giuseppina Iannuzzi non accusa però esplicitamente l'ex governatore Francesco Storace, punta invece l'indice su Marco Buttarelli, suo ex capo di gabinetto (in Regione e al ministero della Sanità), arrestato il 7 luglio 2006, e contro l'ex assessore ai Trasporti Giulio Gargano che, assistito dall'inedita coppia di avvocati Gaetano Pecorella e Giuseppe Lucibello, ha già patteggiato una pena a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Anche se non lo scrive esplicitamente è chiaro che ritiene i due dei collettori per le tangenti forse destinate al leader di An. Lady Asl comunque sostiene di aver incontrato Storace (ascoltato come testimone il 25 luglio) un'unica volta nel 2001, quando era alla ricerca di uno spazio destinato a un centro di riabilitazione e fisioterapia per bambini e che, in quell'occasione, il governatore dopo averle proposto di affittare un immobile dell'Ipab (Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza), "precisò che Gargano sarebbe stato il suo unico riferimento a cui potevo rivolgermi per qualunque esigenza e che sarebbe stato a mia disposizione per poter realizzare quanto prima il mio progetto".

La 'Dottoressa' ottiene così in affitto due piani di una palazzina dell'Ipab grazie ai preziosi consigli del capo di gabinetto di Storace, Buttarelli, il quale le indica l'esatto importo dell'offerta da presentare all'ente pubblico, mentre Gargano si dà da fare per farle ottenere una convenzione con la Asl. Il problema è che Benedetto Bultrini, il dirigente della Asl Roma C che dovrebbe siglare l'accordo, si presenta allo Sheraton per battere cassa: "Mi chiese un prestito di 80 milioni di lire", scrive Anna Iannuzzi, "affermando che me li avrebbe restituiti entro una ventina di giorni (...) il prestito non è più stato restituito, dopo due giorni (Bultrini) mi ha portato l'atto che mi autorizzava a lavorare in convenzione con la Asl. Parlai del prestito con Gargano il quale si arrabbiò moltissimo dicendo che di soldi ne dovevo parlare solo con lui, perché lui era l'unico referente della Regione, come precisato da Storace. (Anche Bultrini) si arrabbiò molto del fatto che avessi parlato con Gargano e disse che comunque gli dovevo 10 milioni al mese all'insaputa di Gargano se no mi avrebbe revocato la convenzione. (Un altro funzionario) ci suggerì di regalare a Bultrini un televisore a schermo piatto (...) e ci ha chiesto di pagare a lui, a sua figlia e alla figlia di Bultrini, un viaggio a New York".

Allo stipendio destinato al dirigente della Asl si aggiunge poi quello per l'assessore Gargano, che nel febbraio del 2002 domanda a Lady Asl di essere foraggiato costantemente con sostanziosi contributi: "Mi disse che da quel momento aveva la necessità di 50 milioni al mese. Chiese inoltre l'ingresso nelle società operative e nella clinica in quota pari al 35 per cento (...) mi disse altresì che tali importi glieli avrei dovuti dare prima delle elezioni del 2005, altrimenti non sarebbe stato possibile raggiungere l'accordo su niente". La politica costa, si sa, così Gargano riceve "un miliardo di lire nel nuovo ufficio elettorale" di Alleanza nazionale, più altri soldi direttamente allo Sheraton. Anche il capo di gabinetto di Storace fa lo stesso: ma sta bene attento a separare il pubblico dal privato.

Così, dopo aver richiesto tangenti a tutto spiano, ai primi di marzo del 2005, decide di togliersi uno sfizio. Lady Asl racconta: "Una sera, all'improvviso, mentre eravamo nell'ufficio della suite 6044 mi disse: 'Anna per tutto l'impegno che sto mettendo mi devi 75 mila euro perché ho intenzione di comprarmi una bellissima macchina (una Jaguar poi rintracciata dai carabinieri, ndr), sono certo che trovi equa la mia richiesta, torno dopodomani?'. Che cosa dovevo rispondere? Ho detto 'va bene' (...) due giorni dopo ha preso da me in contanti l'importo, mi ha ringraziato e ha messo i soldi nella giacca: 'Chiaramente questi sono per me, ma quello che ci devi quando ce lo dai?'. Gli spiegai della difficoltà dei prelievi (secondo Lady Asl la sua banca allarmata si era opposta al prelievo di un milione di euro in contanti, ndr), ma gli dissi che avrei mantenuto gli impegni (...) una sera si è presentato (...) per organizzare una serata in onore di Storace: (...) hanno dato la loro disponibilità a pagare fino a un importo massimo, il resto l'ho pagato io a loro insaputa". L'affare più grande, comunque, Lady Asl non lo conclude con An, ma con Forza Italia. Secondo i magistrati la 'Dottoressa' e l'attuale deputato azzurro Giorgio Simeoni, all'epoca dei fatti assessore regionale, mettono in piedi un raggiro da far invidia alla 'Stangata'.

Nel 2003 Simeoni e il suo portaborse (arrestato) l'aiutano a organizzare corsi professionali fantasma finanziati con soldi pubblici e visto che è un'amica "pretendono il 50 per cento (dei finanziamenti ricevuti) invece che il 60 per cento che (il portaborse di Simeoni) dichiarava di chiedere normalmente agli altri imprenditori". Poi domandano altri 600 mila euro che dovevano servire per assicurare la riconferma di un manager di loro fiducia alla guida della Asl Roma B. La donna è titubante. Loro le dicono di considerare la somma un semplice prestito. Simeoni si presenta personalmente allo Sheraton per convincerla: "Sottolineava la sua necessità di ottenere tale prestito, è arrivato addirittura a inginocchiarsi davanti a me e ha aggiunto che mi avrebbe restituito i soldi il più presto possibile". Sono passati quattro anni. Di quel denaro, se mai è esistito, si sono perse le tracce.

 

L'onorevole ha fatto 13

di Primo Di Nicola

Ricchi stipendi. Incassati insieme al compenso da ex parlamentare. Ecco i re Mida del vitalizio: ministri, manager, avvocati, vertici Rai, consiglieri del Csm, professori, medici...

Cumulano i politici di professione, quelli che passano dallo scranno parlamentare a quello municipale. È il caso di Giuseppe Gambale, il baby-pensionato più giovane d'Italia. Con quattro legislature alle spalle e 20 anni di contributi versati, Gambale ha lasciato Montecitorio l'aprile 2006. Con grande amarezza, ma con l'avvenire assicurato. A soli 42 anni e grazie al trattamento di favore che in materia previdenziale i parlamentari si sono riservati, Gambale riscuote un vitalizio di 8.455 euro lordi al mese. Non basta: esponente della Margherita a Napoli, è stato arruolato dal sindaco Rosa Russo Jervolino come assessore alla Scuola e legalità. Incarico retribuito con 4 mila euro mensili che lui somma alla pensione parlamentare. Senza fare una piega: "Faccio cumulo. E allora? Non ho tolto niente a nessuno e non sono disposto a rinunciarci. Il vitalizio", dice, "è il frutto di quello che ho versato negli anni di servizio parlamentare, è come se avessi stipulato una polizza privata. Quanto alla mia giovane età, dov'è lo scandalo? Vuol dire che ho iniziato a lavorare presto".

Cumulano i politici della prima Repubblica che oggi collezionano incarichi manageriali degni dei più alti livelli retributivi. Pochi ricordano Antonio Patuelli, vicesegretario del partito liberale: proprietario terriero e imprenditore agricolo, approdò per la prima volta alla Camera nel 1983 e ora, a 56 anni, con dieci annualità di contribuzione, prende un vitalizio di 4.725 euro. Che cumula agli introiti che gli vengono anche dalla lunga serie di incarichi che ricopre: presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna; vicepresidente della Banca di Imola, della Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo, dell'Associazione fra le Casse di risparmio italiane e dell'Associazione bancaria italiana; nonché consigliere della Cassa di risparmio di Firenze e del Cnel: "I diritti acquisiti non si toccano", tuona Patuelli: "Io non ho altra garanzia pensionistica che quella parlamentare. Quanto al cumulo, chi si scandalizza dovrebbe guardare altrove, a cominciare dai parlamentari pensionati che hanno ruoli di governo".

Nello scandalo che vede i parlamentari riscuotere vitalizi con regole di sfacciato favore rispetto ai comuni cittadini, dall'età anagrafica (anche sotto i 50 anni) all'anzianità lavorativa (bastano due anni e mezzo di presenza in Parlamento) al metodo di calcolo (retributivo per tutti), c'è un aspetto che rivela ulteriormente i privilegi: la possibilità di cumulare la pensione con qualsiasi altro reddito, un vantaggio che i comuni pensionati possono solo sognare. Secondo le regole in vigore, la pensione si può cumulare con altri redditi da lavoro dipendente o autonomo a condizione che essa sia stata liquidata sulla base di almeno 40 anni di anzianità contributiva o che il pensionato abbia raggiunto l'età per la pensione di vecchiaia, 65 anni per l'uomo, 60 per le donne. Requisiti che per i vitalizi non si richiedono affatto: "È un altro privilegio sfacciato", denuncia Luigi Angeletti, segretario generale della Uil. "Per questo diciamo al governo: sul tavolo della trattativa per le pensioni mettiamo una pregiudiziale: non accetteremo altri tagli per i cittadini se non si eliminano i privilegi parlamentari". Bella intenzione, anche se difficile da realizzare. I signori del cumulo si annidano dappertutto. A cominciare dal governo. Dove, tra viceministri e sottosegretari, si contano 20 casi di cumuli eccellenti, persone che al vitalizio sommano le indennità spettanti ai membri dell'esecutivo non parlamentari e che vanno da 192 a 198 mila euro annui. Di chi si tratta? Tra gli altri, di Roberto Pinza e Enrico Micheli, Giampaolo D'Andrea e Famiano Crucianelli, Alfonso Gianni e Nando Dalla Chiesa, Elena Montecchi e Luigi Manconi. Con una anomalia ulteriore: i casi di coloro che a queste due voci sommano anche la pensione maturata come giornalisti (Ugo Intini) o magistrati (Alberto Maritati). "Una situazione inaccettabile", rincara Raffaele Costa, ex deputato di Fi: "Bisogna impedire ai parlamentari di cumulare il vitalizio con altri redditi, anche a coloro che hanno più di 65 anni di età".

Costa sa di cosa parla. Settantenne, parlamentare di lungo corso, con 35 anni di contributi riscuote quasi 10 mila euro di vitalizio. Che cumula ai circa 3 mila euro netti di indennità spettantegli come presidente della Provincia di Cuneo e agli altri 800 euro della pensione da avvocato. Privilegiato anche lui, insomma. "Le mie non sono però grandi cifre", si difende, "ma tenendo conto che milioni di italiani vivono con redditi tra 500 e mille euro al mese ritengo uno schiaffo all'equità continuare a incassarli. Spero che il Parlamento elimini l'anomalia, i vantaggi per la finanza pubblica sarebbero notevoli soprattutto se si tiene conto del grande numero di ex parlamentari che cumulano".

Come alla Rai, dove i titolari di vitalizi la fanno da padroni. A cominciare dai vertici. Claudio Petruccioli, il presidente, cumula il vitalizio di senatore Ds, oltre 9 mila euro mensili, ai 300 mila euro annui elargitigli dal carrozzone radiotelevisivo. E come lui i consiglieri (fino a 180 mila euro l'anno dalla Rai) Carlo Rognoni e Giuliano Urbani, titolari rispettivamente di un vitalizio parlamentare di 8.500 e 6.500 euro mensili. In più Petruccioli e Rognoni sommano anche le pensioni maturate da giornalisti professionisti.

O come al Consiglio superiore della magistratura, dove i cumuli sono innumerevoli. Nicola Mancino, il vicepresidente, al vitalizio senatoriale di quasi 10 mila euro mensili somma il compenso del Csm che è pari a quello del primo presidente di Cassazione (fino a 246 mila 800 euro lordi l'anno), mentre gli ex parlamentari Gianfranco Anedda, Vincenzo Siniscalchi e Michele Saponara al vitalizio sommano come consiglieri un compenso lievemente più basso di quello di Mancino.

Poi ci sono i privilegiati dell'università. In testa alla lista Ferdinando Di Orio, ex senatore Ds. Due mandati parlamentari, 59 anni, Di Orio è docente universitario di Igiene e Rettore dell'Università de L'Aquila. Come ex parlamentare riscuote un vitalizio di 4.725 euro lordi. Come professore e rettore altri 5 mila euro netti, che cumula al vitalizio. Come gli illustri ex deputati e senatori Massimo Teodori ("I vitalizi vengono dati troppo presto", dice), Pietro Scoppola, Alberto Asor Rosa, Gabriele De Rosa, Armando Plebe, Rosario Villari, tra gli altri, che al vitalizio sommano stipendi o pensioni da docenti che possono toccare anche i 4 mila 500 euro netti mensili.

Dall'università alle aule di tribunale. Cumulano al vitalizio stipendi o pensioni da magistrati Giuseppe Ayala (da poco tornato al lavoro alla corte d'appello dell'Aquila) e Ferdinando Imposimato, Filippo Mancuso e Claudio Vitalone. O laute parcelle da avvocati, come Giuliano Pisapia e Tiziana Parenti (ex magistrato), Carlo Taormina e Lorenzo Acquarone, Giuseppe Guarino e Raffaele Della Valle. Non mancano poi tra i cumulatori gli imprenditori come Vittorio Cecchi Gori, i sindacalisti di nome come Pierre Carniti, Agostino Marianetti e Antonio Pizzinato, ex segretario generale della Cgil ("Regole da rivedere", dice), così come i luminari della medicina, a cominciare da Valentino Martelli, cardiochirurgo. Che da Cagliari lancia un urlo di dolore: "Rinunciare al vitalizio? Mai. Con la politica ci ho già rimesso troppo: prima di entrare in Parlamento dichiaravo al fisco più di 1 miliardo di lire. Ora, dopo aver perso dieci anni di professione, mi è rimasto solo lo stipendio da direttore del dipartimento di chirurgia cardiovascolare, appena 3 mila 400 euro netti al mese".

Una miseria, se confrontata ai redditi di Vito Riggio, che al vitalizio cumula 150 mila euro lordi di commissario dell' Enac, o di un carneade come Antonio Falconio, ex deputato dc ed ex governatore dell'Abruzzo. Al vitalizio parlamentare (3.108 euro) e a quello regionale (altri 4 mila euro) Falconio cumula circa 5 mila euro al mese di un incarico presso l'ente regionale agricolo (Arssa) e altri 3 mila euro netti di pensione come giornalista Rai. Un maestro del cumulo, insomma, anche se tra le penne onorevoli non è il solo a fare scuola. Lunga è infatti la lista di giornalisti titolari di un vitalizio parlamentare. Bettiza, Bonsanti, Caprara, Caputo, Conti... Citarli tutti è impossibile. Tra essi però c'è un neopensionato che ha messo a segno un colpo da maestro: Maurizio Bertucci. Giornalista Rai, quando nel 1994 è entrato in Parlamento era segretario di redazione con il grado di caporedattore. Non rieletto nello scorso aprile, Bertucci riscuote ora un vitalizio di 6.500 euro. Che cumula allo stipendio Rai di altri 5 mila euro netti mensili e soprattutto alla promozione che ha avuto rientrando a viale Mazzini dove è diventato subito vicedirettore di Rai International.

 

15 febbraio

 

L'INCHIESTA
Dal Nord al Sud per scoprire che i treni costano di più ma corrono
di meno. Tempi di percorrenza simili a quelli di trent'anni fa

L'Italia dei treni lumaca
undici ore per 460 km

dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI

<B>L'Italia dei treni lumaca<br>undici ore per 460 km</B>
MODICA (Ragusa) - Partiti undici ore fa da Trapani siamo arrivati in treno a Modica. Avremmo potuto raggiungere prima Mosca o Dakar e anche Dubai. Ci vuole più tempo per attraversare la Sicilia sui binari che volare da un'altra parte del mondo. E meno male che per un pelo non abbiamo perso quello delle 8.10, quell'altro delle 9.40 faceva un giro vorticoso e noi avremmo visto Modica e le sue chiese barocche solo domani mattina alle 7. Vanno piano i treni in Italia. E su certe tratte, anche più piano di venticinque o trentacinque anni fa. Portano ritardi da spavento, puzzano, si fermano all'improvviso in mezzo ai campi.

Sono vuoti o stracarichi, sono forni d'estate e celle frigorifere d'inverno. Costano sempre di più e corrono sempre di meno. Per gli italiani sono un incubo. Ogni giorno siamo un milione e seicentomila i viaggiatori per piacere o viaggiatori per forza, pendolari, condannati alle brevi o alle lunghe "percorrenze", comunque tutti rassegnati su quei vecchi e rattoppati vagoni di 8 mila treni, tutti a illuderci che per una volta il nostro arriverà in perfetto orario. A voi è mai capitato? Al Sud come al Nord arrancano, si rompono, ci fanno prigionieri. Una corsa su rotaia è diventata una riffa, spostarsi da una città all'altra - vicina o lontana - può trasformarsi in una piccola tragedia. L'Alta Velocità è un brivido virtuale, i 300 chilometri l'ora sono ancora privilegio di pochi. Per qualche settimana abbiamo viaggiato fra Roma e Milano, in Sicilia, in Campania, sugli "interregionali" che collegano il Piemonte e la Lombardia, sugli Eurostar che salgono a Bolzano e su quegli Intercity che proseguono fino a Innsbruck e poi ancora a Monaco di Baviera. Ci siamo anche procurati i vecchi orari delle Fs del 1973, del '75, del '79 e del 1983. È stata una vera sorpresa il confronto dei tempi di marcia. È un'Italia che viaggia sempre lenta, stanca.

Per esempio: se oggi volete partire con uno di quei luccicanti Eurostar da Torino e arrivare a Venezia, ci metterete 4 ore e 43 minuti passando da Milano o 4 ore e 53 minuti passando da Bologna. Nel 1975 c'era un treno - il 533 - che da Torino portava in laguna in 4 ore e 40 minuti. E ce n'era un altro - il 935 - che per quel tragitto impiegava appena tredici minuti in più. Allora c'erano meno treni, però il Nord Ovest e il Nord Est erano più vicini. Da Milano a Livorno trentadue anni fa si viaggiava in 4 ore e 15 minuti, oggi in 4 ore e 4 minuti. In più di tre decenni abbiamo rosicchiato seicentosessanta secondi. Un "record" che non è stato mai eguagliato sulla principale linea della Sicilia, quella che da Palermo si ferma sullo Stretto dove avrebbero voluto costruire il famigerato Ponte, l'opera del secolo. Due ore e 55 minuti nel 1983, due ore e 55 minuti nel 2007 con il più spedito dei treni, il Peloritano. È ancora ferma lì l'Italia delle ferrovie.

Il nostro viaggio è cominciato proprio dalla Sicilia. Stazione di Trapani, 461 chilometri fino a Modica. Ci abbiamo messo 10 ore e 44 minuti, a quaranta di media. Primo cambio al Piraineto, dopo Calatafimi. Quasi tre ore per Palermo. Coincidenza per Caltanissetta alle 12,05, coincidenza per Gela alle 14,28, coincidenza per Modica alle 17,18. È stato un viaggio fuori dal tempo, paesaggi siciliani di un inverno mite, i mandorli già in fiore, l'isola di Favignana all'orizzonte di primo mattino, le Madonie, il mare africano che è apparso all'improvviso al tramonto. E poi ecco la Calabria del ritardo permanente con i suoi convogli che salgono e scendono da Villa San Giovanni, la rete malconcia, le zecche, le tracce di legionella, vagoni come carri bestiame. Per arrivare da Catanzaro a Lecce, se si è fortunati, ci vogliono 7 ore e 7 minuti. Ma bisogna cambiare cinque treni. A Catanzaro, a Catanzaro Lido, a Sibari, a Taranto e infine a Brindisi. Cambiando solo tre treni - alle 14,55 - da Catanzaro si giunge a Lecce 10 ore 7 minuti dopo. Di notte si viaggia praticamente come più di trent'anni fa: 19 minuti in meno di quanto ci voleva nel'75 da Reggio sino a Roma.

Poi c'è il Basilicata, la regione italiana dove circolano meno treni, soltanto 356 chilometri di rotaie. Un anno fa in uno spot natalizio Trenitalia invitava ad acquistare biglietti in offerta speciale "per andare a trovare lo zio Pietro a Matera", peccato che a Matera non esista più una stazione ferroviaria. E qualche volta lì vicino, in Molise, non esistono più nemmeno i treni. Noi abbiamo comprato un biglietto da Termoli per Roma, siamo entrati in stazione ma il treno non c'era. E non solo quella domenica pomeriggio: non c'era da mesi. Abbiamo scavalcato gli Appennini a bordo di due pullman, sul Tirreno abbiamo ripreso un accelerato che a tarda sera - da Cassino - ci ha riportato a Termini. Si risale l'Italia, ci raccontano dei "servizi speciali" che prima o poi allieteranno i nostri calvari ferroviari. Massaggi shiatsu per 50 euro, noleggio di Dvd sugli Eurostar da Milano a Roma e viceversa. Fra le due capitali, di notte, c'è già chi può dormire in una suite, l'Excelsior, lettone matrimoniale, champagne prima di andare a nanna e giornali al mattino. Una pacchia.
Ma noi vogliamo volare su un treno. E allora bisogna andare a Sud e non a Nord: bisogna andare verso Napoli. È qui che c'è davvero l'Alta Velocità.

"Avvertiamo i signori viaggiatori che abbiamo appena toccato i 300 km all'ora", segnala una voce di Trenitalia appena dopo Formia. Il treno delle 10,25 - preso due volte - arriva sempre puntualissimo a Napoli centrale. Al ritorno, quelli delle 16,10 e delle 18,18, entrano a Termini in due diversi giorni con 7 minuti di anticipo. Sembra incredibile in quest'Italia che aspetta in eterno. Saliamo due volte anche sull'Eurostar per Milano, il 20 gennaio e il 7 febbraio. Il 20 gennaio arriva a Bologna in orario, poi un regionale maleodorante e con i cessi ridotti a una fogna ci trasporta fino a Piacenza. L'altoparlante alla stazione di Piacenza annuncia verso mezzogiorno: "Il treno proveniente da Reggio Calabria porta 150 minuti di ritardo". Il 7 febbraio - ore 8,45 - l'Eurostar parte da Roma un quarto d'ora dopo "per un guasto tecnico", a Firenze i minuti di ritardo sono 35, a Bologna 30. A Milano secondo Trenitalia 38, secondo il nostro orologio 46. Il giorno dopo il treno 9441 da Milano a Salerno arriva a Termini "con circa 25 minuti di ritardo". Il tempo ufficiale è registrato in quello che i tecnici delle Ferrovie chiamano "il segnale di porta", un chilometro e mezzo prima che il treno arresti effettivamente la sua corsa e il passeggero metta piede sulla banchina.

Ancora più a Nord, è il 28 dicembre del 2006. Partenza ore 9 da Roma e arrivo a Bolzano alle 17,08. È in orario. I problemi cominciano dopo. Da Bolzano a Innsbruck - treno delle 18,31 - la carrozza di prima classe (tedesca) è buia e fuori uso. Un ferroviere sbarra il passaggio, la porta fra un vagone e l'altro però non si chiude, il rumore è assordante. Con il treno numero 88 il 30 dicembre andiamo a Monaco. Sono vecchi Intercity, cattivi odori, tappezzerie logore, macchie, cestini pieni di rifiuti. Il treno arriva in orario. E sempre in orario e sempre più sporco ritorna l'1 gennaio a Rovereto.

Il giorno dopo ci trasporta a Roma l'Eurostar delle 17,08. Abbiamo il posto 56 sulla carrozza 1. Un'impresa solo sedersi. Ci sono valigie accatastate lungo i corridoi. È un arrembaggio, cento e forse più sono quelli che sono saliti senza prenotazione. Nessuno li ha fermati. Il bagno è un pantano, il ristorante un bivacco, il bar non ha più una bottiglietta d'acqua già a Bologna. È il caos sull'Eurostar 9313 del 2 gennaio 2007. I passeggeri si accalcano nel vagone ristorante, qualcuno ce la fa a sistemarsi lì ma lo fanno alzare, qualcun altro che arriva dopo miracolosamente riesce a mangiare. Al bar salta fuori verso Firenze l'acqua che non c'era a Bologna. E anche la birra, che era pure finita cinquanta chilometri prima. Non c'è pane. Non c'è niente. Si sfiora una rissa fra un dipendente di Trenitalia e una mezza dozzina di passeggeri. L'Eurostar 9313 arriva quasi in orario, sole sette minuti di ritardo. Da Roma a Monaco e ritorno, in prima classe, il biglietto è costato 341,78 euro.

 

Denunciate altre 14 persone nel Nord Italia (Liguria, Veneto,
Lombardia e Friuli). Sequestrati beni per oltre 1 milione di euro

Traffico rifiuti pericolosi con la Cina
arrestato un imprenditore in Friuli


TREVISO - Traffico internazionale di rifiuti pericolosi con la Repubblica Popolare Cinese. L'organizzazione criminale che ne tesseva le fila è stata sgominata dal Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente: arrestato un imprenditore friulano mentre altri 14 sono stati denunciati. Il valore dei beni sequestrati ammonta a oltre 1 milione di euro.

L'operazione, denominata 'Mesopotamia', condotta dal Nucleo operativo ecologico carabinieri di Udine con il coordinamento dell'autorità giudiziaria del capoluogo friulano, è iniziata a seguito di controlli eseguiti assieme alla polizia provinciale di Udine e all'Agenzia delle dogane del capoluogo giuliano e di Venezia, su merci in transito presso l'area portuale di Trieste e di Marghera (Venezia).

In manette è finito un imprenditore mentre sono stati notificati 14 avvisi di garanzia nei confronti di titolari e legali rappresentanti di aziende operanti nel settore di materiale plastico e carta del Nord Italia (Liguria, Veneto, Lombardia e Friuli), al sequestro di beni mobili e immobili di un'azienda friulana operante nel settore dello smaltimento di rifiuti speciali pericolosi.

 

Tata Motors, la fabbrica delle violenze

Il nuovo partner della Fiat produrrà a Singur l'auto più economica al mondo. A scapito di chi ci vive

E' ufficiale: con soddisfazione di entrambe le parti, l'italiana Fiat è diventata il nuovo partner commerciale del colosso indiano Tata, con cui produrrà pick up in Argentina. La Tata Motors ha avuto ampio spazio sui giornali grazie al nuovo prodotto, che dovrebbe uscire nel 2008: la vettura più economica del mondo, venduta a poco più di 1.700 euro. Meno risalto è stato dato al fatto che lo stabilimento che dovrebbe produrla, nel Bengala Occidentale, è al centro delle polemiche, tra scontri, violenze e pesanti accuse, fino a quella di omicidio.

la protesta delle donne di SingurLa questione della terra. La costruzione dello stabilimento di Singur è stata inaugurata il 21 gennaio scorso. L'area su cui sorgerà la fabbrica, poco più di 400 ettari di terreno agricolo, è stata acquisita dal governo dello stato grazie a una legge fatta dall'impero britannico, il Land Acquisition Act del 1894. Quattordicimila contadini si sono ritrovati senza terre, perlopiù la loro unica fonte di sussistenza, ora recintate da dieci chilometri di rete metallica e presidiate da uomini armati. Alcuni negano di aver mai firmato il documento in cui cedevano le loro proprietà al governo, altri dicono di essere stati minacciati per farlo, altri ancora ammettono di avere accettato in cambio della promessa di un lavoro in fabbrica, e comunque perché non avevano scelta: il governo le avrebbe prese comunque, in quanto la vecchia legge coloniale non prevede che si debba chiedere il permesso ai contadini prima di sfrattarli. I documenti di cessione servono per disciplinare i risarcimenti. Questi soldi però saranno elargiti solo a chi può dimostrare burocraticamente il possesso della terra, cioè non tutti, e in ogni caso la somma “rimborsata” dal governo (circa 1.600 euro per ogni proprietà, un valore molto al di sotto del prezzo di mercato) non basta certo a garantire un futuro – come fanno notare i contadini – a intere famiglie che grazie alla terra sopravvivono. Certamente non basteranno a comprare una delle nuove automobili, “le più economiche del mondo”. Ma c'è di peggio.

la recinzione che delimita i terreni di Tata MotorsBrutali violenze. I contadini di Singur denunciano da mesi le intimidazioni, le violenze e i pestaggi di cui sono vittime da parte della polizia e delle squadracce di criminali locali al soldo del governo e di Tata Motors. Le manifestazioni contro lo stabilimento, che il governo ha cercato di bloccare imponendo il divieto di riunione e assembramento in base alla Section 144 del codice indiano, sono state regolarmente represse con violenza: un ragazzo picchiato a morte e decine di feriti. Se ne sono accorti anche i giornalisti indiani, in qualche occasione finiti “dal lato sbagliato del manganello”. Sul nuovo stabilimento di Singur aleggia anche l'ombra di una donna morta. Il 18 dicembre 2006 Tapasi Malik, una giovane attivista nella lotta dei contadini contro l'esproprio delle terre, è stata ritrovata in una buca all'interno dei terreni recintati e guardati a vista dove sorgerà la fabbrica Tata Motors. Era stata bruciata (viva, come appurerà l'autopsia) dopo essere stata seviziata. Mentre la polizia ha immediatamente detto che si trattava di suicidio, la famiglia e i compagni di Tapasi Malik hanno accusato polizia e squadracce della Tata: sono loro, dicono i contadini, che volevano “dare una lezione” a quella che era una delle più attive contestatrici del progetto di Singur.
 
Lo scontro politico. La protesta di Singur è diventata un caso politico nel Bengala Occidentale. Contro le scelte del governo di Buddhadeb Bhattacharjee, del Partito comunista marxista indiano, si sono scagliate le forze di opposizione: dal Trinamool Congress (il cui leader è stato per settimane in sciopero della fame contro l'esproprio delle terre) ai partiti maoisti e marxisti-leninisti. Anche i guerriglieri maoisti Naxaliti, che combattono da decenni per l'instaurazione di uno Stato socialista indipendente dal governo centrale, si sono dichiarati dalla parte dei contadini: per loro Tapasi Malik è diventata “la martire di Singun”.

 

14 febbraio

Cari italiani siamo in guerra

di Giorgio Bocca

Ecco il discorso che dovrebbe fare Romano Prodi: 'Siamo legati all'Alleanza e dobbiamo onorare i nostri impegni'

Romano Prodi appare in televisione per informare gli italiani che rinnoveremo il nostro contributo 'pacifico', dice, alla missione della Nato in Afghanistan.

La dizione è meditata e lenta: parole come pietre, le mascelle un po' contratte per dar forza alle parole, lo sguardo fermo e duro delle occasioni solenni.

Il tutto per recitare in pubblico una affermazione incredibile, smentita dai fatti e dal buon senso: che cioè il nostro contingente non è lì per partecipare alla guerra, per una operazione scopertamente militare. Basta guardare come sono vestiti e dotati i nostri soldati, per l'appunto da soldati e non da seminaristi, e li vediamo sfilare sugli schermi televisivi come dei robot bellici gonfi di uniformi, armi, cannocchiali, schermi agli infrarossi per combattere di notte, radiotelefoni, bombe a mano con manici tipo Wehrmacht.

E basta guardare le strade per cui camminano, anzi corrono, in fila indiana come chi sa che possono sparargli addosso. Strade su cui sostano carri armati o carrette militari, con sacchetti di sabbia antiproiettili agli ingressi delle case e bandiere mosse da venti tesi e carichi di sabbia sui pennoni, e ospedali da campo pieni di gente mutilata dalle mine anti-uomo e donne che passano rasente i muri, chiuse nei loro burka.

Basterebbe il solo nome Afghanistan per capire che si è in uno dei luoghi di guerra e di paure più sventurato del mondo, dove la parola pace è impronunciabile, assurda, visto che da sempre vi si combattono guerre tanto sanguinose quanto assurde.

Così stando le cose è davvero il caso di continuare in questi discorsi a cui non può credere nessuno che sia fornito di un minimo di ragione o dire invece cose credibili, oneste, coraggiose, anche se non si possiede l'alta retorica di un Churchill?

Per esempio: "Cari italiani è davvero penoso il compito di chiamarvi ancora alle armi dopo i massacri delle guerre mondiali, ma così vanno le cose di questo mondo. Dai tempi della guerra fredda ci siamo affidati agli Stati Uniti, il nuovo impero, per vivere come i ricchi della terra, protetti dai soldati e dalle armi Usa.

Ogni tanto l'impero ci chiede di partecipare alle sue spedizioni militari. Non sempre la richiesta è gradita, ma inevitabile e tutto sommato a buon prezzo.

Che deve fare un governo di questo strano Paese che vuole i vantaggi dell'alleanza, ma non gli oneri? Uscire dall'alleanza? Mettere in pratica il più assoluto neutralismo, tirare avanti come se fossimo padroni del nostro destino?

Ma siccome così non è, siccome siamo legati a filo triplo all'alleanza atlantica, cerchiamo di onorare i nostri impegni o di far finta, come spesso accade, di 'onorarli'.

Non crede il capo del nostro governo che un discorso schietto, sincero, sarebbe più comprensibile dagli italiani, delle contorte argomentazioni sui nostri soldati che vanno armati di tutto punto sui campi di guerra, ma con intenti pacifici, che partecipano ai presidi del territorio, ai rastrellamenti dei terroristi, ai convogli per i rifornimenti bellici e magari anche a qualche strage di talebani, ma che continuano a dichiararsi pacifisti?

C'è un'Italia che si è stufata della Resistenza, che non capisce le nostalgie per la Resistenza. Eppure la ragione è semplice: quello è stato il periodo in cui gli italiani hanno rinunciato alle loro furbizie, ai loro giri di walzer, allo stare alla finestra, in cui si sono assunti le responsabilità delle loro scelte.

Ebbene oggi ci sembra che il Paese abbia perso la capacità di scegliere e che il suo governo sia costretto a mentire pur di durare. Eppure se siamo un Paese libero e sovrano è proprio perché allora abbiamo avuto il coraggio di scegliere.

 

Amer, 22 anni, egiziano, è in prigione per aver postato le sue opinioni su internet. Il 15 febbraio da New York a Roma a Londra, le capitali manifesteranno per lui

Il mondo in piazza per il blogger Karim, arrestato per aver scritto le sue idee

di GAIA GIULIANI

Abdelkareem Nabil Soliman

ROMA - Il mondo si mobilita per Abdelkareem Nabil Soliman, 22 anni, egiziano, arrestato nel suo paese a novembre dello scorso anno. Reato: aver espresso le proprie opinioni su politica, cultura e società. Sul suo blog. Il 15 febbraio manifesteranno per lui, in contemporanea, Roma, New York, Parigi, Londra, Bucarest, Ottawa, Washington, e la lista della mobilitazione continua ancora. Verrà chiesta la sua liberazione alle autorità egiziane. Che lo hanno già arrestato un paio di volte, e che sono finite, proprio qualche settimana prima della seconda carcerazione di Abdelkareem, nel mirino di Reporter senza Frontiere come uno dei 12 paesi che censura la libertà di parola sul web.

Abdelkareem, o Karim Amer, come si firmava sul web, era un aspirante avvocato con l'intenzione di specializzarsi nella difesa dei diritti umani. Per amore della sorella. Che venne prima costretta ad abbandonare la scuola, una donna non ha diritto all'istruzione, e poi forzata a indossare il niqab, il velo integrale con una piccola fessura per lasciare scoperti gli occhi. Strano scherzo della repressione aver instillato in un bambino - Karim allora aveva sei anni - un istinto libertario di segno completamente opposto. A cui, col passare degli anni, si è accompagnata un'altra dote rara, e pericolosa, come la forza di portare avanti le proprie idee.

Un esercizio pericoloso nel suo paese, governato dallo stesso presidente, senza soluzione di continuità, da più di un quarto di secolo. Ex pilota e vice ministro della guerra, Hosni Mubarak ha assunto la massima carica dello stato dopo l'assassinio di Anwar Sadat, instaurando quello che in molti definiscono un regime autoritario. L'ultima volta che qualcuno è sceso in campo per sfidarlo alle elezioni, la faccenda si è conclusa con l'arresto, sembra pretestuoso, del parlamentare in questione - che nel frattempo era stato privato della sua immunità - e un'interrogazione alla Commissione europea firmata anche da Emma Bonino.

Perché chi sfida il potere, anche solo a parole, merita l'arresto. Karim non è il primo blogger egiziano a finire in manette, la stessa sorte era già toccata ad altri fermati e condotti in carcere mentre però manifestavano in piazza. Lui è stato il solo a perdere la libertà per aver usato unicamente una tastiera. Nel 2005 è entrato in galera la prima volta, per una detenzione arbitraria durata 12 giorni. Poi quanto sappiamo. Anche se la prima, gravissima, ritorsione che il regime di Mubarak ha esercitato su Karim, è stata espellerlo dalla sua università. Il giovane studente di giurisprudenza si era scagliato, sempre a parole, sempre sul suo blog, contro l'atteggiamento conservatore dei suoi professori, criticandone apertamente le strettoie ereditate dalla religione. Specialmente per quanto riguarda la condizione delle donne musulmane. Allontanato subito dalle aule, venne deferito ad una sorta di corte marziale universitaria dove fu costretto a subire un interrogatorio. Basato su domande come: "Osservi il Ramadan? Preghi?".

Al netto rifiuto dello studente di abiurare quanto espresso su internet, Karim è stato sbattuto in prigione, accusato di blasfemia, diffusione di informazioni sediziose, diffamazione nei confronti del capo dello stato, istigazione al rovesciamento dello stesso e all'odio nei confronti dell'Islam. Reati gravissimi per i quali, fino a un paio di settimane fa, era tenuto in regime di stretto isolamento, neanche fosse un pluriomicida. Reati basati su quanto era stato postato sul suo blog: ripeterlo ancora aiuta a imprimere bene nella mente l'intollerabile abuso di potere. Più di duemila persone hanno inviato e-mail alle autorità egiziane, e online è stato creato un sito tramite il quale è possibile firmare una petizione che verrà inviata al ministro degli Interni egiziano, all'ambasciatore egiziano negli Stati Uniti e a quello americano in Egitto chiedendo la scarcerazione del ragazzo. E della libertà di parola.

 

Zimbabwe

Buon compleanno presidente

Nonostante la crisi economica, il presidente Mugabe si regala una festa da un milione di euro

Un’inflazione che ha raggiunto il 1500 percento polverizzando gli stipendi e una crisi economica che si aggrava sempre più: nonostante i gravi problemi che attanagliano lo Zimbabwe, il presidente Robert Mugabe ha deciso di festeggiare alla grande il suo 83esimo compleanno, con una festa da un milione di euro in programma a Gweru, il prossimo 24 febbraio. E mentre i comitati dello Zanu-Pf, il partito al governo, lanciano iniziative per raccogliere i fondi necessari, i lavoratori scendono sul piede di guerra.

Crisi. “I festeggiamenti non sono solo un insulto per la gente, che ormai non ha neanche i soldi per comprare da mangiare. Sono lo specchio di una classe dirigente che ha perso il contatto con la realtà”. A parlare, raggiunto telefonicamente da PeaceReporter, è Bill Saidi, direttore del giornale Standard. “La situazione è talmente grave che, secondo le ultime statistiche, la maggior parte delle famiglie composte da 5 elementi non riesce a mangiare regolarmente – continua il nostro interlocutore – i prezzi dei generi alimentari sono schizzati in alto per l’inflazione data dalla mancanza di riserve monetarie estere”. Logico che, in una situazione del genere, le unioni dei lavoratori non abbiano accolto bene la notizia delle celebrazioni, giustificate dallo Zanu-Pf come un’ottima occasione per avvicinare i giovani al presidente: la cronica mancanza di denaro ha spinto medici, insegnanti e impiegati pubblici a minacciare l’entrata in sciopero, se gli stipendi non verranno innalzati almeno del 400 percento per compensare in parte l’effetto inflazione.

Riforme. Un tempo il granaio dell’Africa meridionale, ora lo Zimbabwe è costretto ad importare buona parte del suo fabbisogno alimentare, lasciando circa un terzo della popolazione a sopravvivere grazie agli aiuti alimentari esteri. “La produzione di tabacco, un tempo il nostro fiore all’occhiello, è calata drasticamente dopo la riforma agraria – rivela Saidi – così come l’estrazione di minerali: a causa della mancanza di fondi, le miniere di oro, nichel e asbesto lavorano a mezzo regime, mentre la produzione agricola è precipitata”. Il crollo del settore agricolo è coinciso con la discussa riforma del 2000, quando il presidente Mugabe decise di espropriare i pochi farmers bianchi che detenevano la stragrande maggioranza della terra. “Un provvedimento sacrosanto, ma applicato male – continua Saidi – perché gli agricoltori che sono arrivati al posto dei bianchi non avevano le conoscenze e i capitali necessari per intraprendere simili attività. Soprattutto nelle piantagioni di tabacco, una coltivazione che richiede alti investimenti iniziali”.

Vicolo cieco. Nonostante la crisi, il regime di Mugabe non fa una piega. Il presidente continua ad accusare le nazioni occidentali di voler affamare il Paese, dopo l’adozione delle sanzioni che hanno colpito il capo di stato e il suo entourage a causa delle frequenti violazioni dei diritti umani che si registrano in Zimbabwe. L’opposizione politica è spaccata, mentre l’attività dei sindacati è costantemente monitorata dalla polizia, pronta a sciogliere con la forza qualsiasi manifestazione anti-governativa. Politici dell’opposizione e giornalisti sono i principali obiettivi della repressione. “Negli ultimi anni, 4 giornali indipendenti sono stati chiusi – conclude Saidi – e sebbene la popolazione sia stanca, è molto difficile che il regime di Mugabe possa crollare. Le repressioni hanno indebolito l’opposizione, senza contare che parte della popolazione appoggia ancora il presidente perché è stato il padre dell’indipendenza. Insomma, siamo in un vicolo cieco”. Al potere dal 1980 e senza limiti costituzionali che ne possano bloccare la rielezione, Mugabe è lanciato verso la presidenza a vita. E verso tante altre feste di compleanno.

Matteo Fagotto

 

Cessate il fuoco

Il bollettino settimanale delle guerre e dei conflitti in corso n.6 - 2007 dalll'1 al 7/2

Colombia.
Il 6, durante un'azione militare, truppe della Quarta divisione dell'esercito hanno ucciso 4 guerriglieri nella zona rurale del dipartimento di Antioquia, nord est del paese, mentre un altro guerrigliero è stato ucciso nella regione del Casanare, sempre nel nord est.

Israele e Palestina.
Dall'inizio dell'anno la guerra ha ucciso almeno 85 persone.

Il 1°, un palestinese è stato ucciso a Kalandya, tra Gerusalemme e Ramallah, dai soldati israeliani. 2 miliziani di Fatah, di 21 anni, sono stati uccisi dai soldati israeliani a Nablus, in Cisgiordania. Un altro miliziano di Fatah è stato ucciso a Tulkarem. 6 persone sono morte nelle sparatorie scoppiata attorno a camion che si pensava trasportassero munizioni per le forze di Abu Mazen, transitati per il valico di Kerem Shalom.
Il 2, altri 19 miliziani sono morti negli scontri tra attivisti di Hamas e di Fatah, in tutta la striscia di Gaza. 4 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano in diverse zone della Cisgiordania.
Il 3, un membro di Forza 17 è stato ucciso da miliziani di Hamas a Gaza.
Il 6, un miliziano di Hamas è stato ucciso da sconosciuti armati a Gaza.
Il 7, un agente di un corpo armato legato ad Hamas è stato ucciso in un’imboscata a Gaza City.

Repubblica Democratica del Congo.
Dall’inizio del 2007, la guerra ha ucciso almeno 134 persone.

Il 1° febbraio, scontri tra manifestanti del movimento politico-religioso d'opposizione Bundu dia Kongo e le forze dell'ordine nella regione sudoccidentale del Bas Congo hanno provocato almeno 134 morti.

Costa d’Avorio.
Dall’inizio del 2007, la guerra ha ucciso una persona.

Il 7, un diplomatico francese è stato ucciso nella sua abitazione di Abidjan. L’uomo faceva parte del corpo diplomatico dell’Unione Europea.

Nigeria.
Dall’inizio del 2007, la guerra ha ucciso almeno 8 persone.

Il 6, un poliziotto nigeriano è stato ucciso a Port Harcourt, nel delta del fiume Niger, da un gruppo di ribelli nigeriani.
Il 3, nello stato di Ondo ci sono stati 5 morti in occasione di scontri tra fazioni rivali del Pdp, il partito di governo, e l’Anpp, una delle formazioni politiche dell’opposizione.

Somalia.
Dall’inizio del 2007, la guerra ha ucciso almeno 135 persone.

Il 2, 7 persone sono morte in un attacco a colpi di mortaio compiuto contro i quartieri di Barakat e Sisi, nella capitale Mogadiscio.

Pakistan-Waziristan.
Dall'inizio dell'anno sono morte almeno 63 persone.

Il 1° febbraio i talebani waziri hanno ucciso in un’imboscata 2 impiegati governativi e un poliziotto. Nella vicina regione di Khyber, 2 civili sono morti per lo scoppio di un ordigno inesploso.
Il 2 in Waziristan è stato rivenuto il cadavere di un civile ucciso dai militanti islamici perché accusati di essere spie per conto degli Usa.
Il 3 un kamikaze si è lanciato con un’autobomba contro un convoglio dell’esercito a Tank, a ridosso del Nord Waziristan, uccidendo 2 soldati. Non lontano, nella cittadina di Lakki Marwat, un militante islamico è morto mentre posizionava una bomba davanti a un negozio di videonoleggio.
Il 5 nella zona di Bajaur, confinante con il Nord Waziristan, 2 capi tribali filo-governativi sono stati uccisi in un agguato.
Il 6 sono stati rivenuti i cadaveri di 2 civili uccisi dai talebani waziri perché accusati di essere spie per conto degli Usa. Un kamikaze si è fatto esplodere davanti all’aeroporto internazionale di Islamabad ferendo tre poliziotti.
Il 7 nei pressi di Peshawar un ufficiale militare è stato ucciso in un agguato attribuito ai talebani waziri.

Russia-Nord Caucaso.
Dall’inizio del 2007 sono morte almeno 57 persone.

Il 3 febbraio alla periferia di Kurchaloi, in Cecenia, 4 guerriglieri islamici sono morti in un violento scontro a fuco con la polizia cecena.
Nella città di Malgobek, nel nord dell’Inguscezia, una guerrigliera, un civile e un militare sono morti nel corso di un attacco delle forze speciali russe contro un edificio. A Makhachkala, capitale del Daghestan 3 poliziotti sono morti in un fallito attentato contro il ministro degli Interni.
Il 4, sempre a Makhachkala, 2 poliziotti sono stati uccisi in un agguato.
In Inguscezia le forze russe hanno ucciso un altro sospetto guerrigliero.
Il 5 nel villaggio ceceno di Paraboch, distretto di Shelkov, un guerrigliero e sua madre sono stati uccisi dalla polizia cecena. Nello scontro a fuoco è morto anche un poliziotto.
Il 6 nel distretto ceceno di Kurchaloi 2 soldati russi sono stati uccisi dai guerriglieri.
Nel distretto di Khasavyurt, in Daghestan, un poliziotto è stato ucciso in un agguato dei guerriglieri.
Il 7 a Nazran, in Inguscezia, 2 civili sono stati uccisi a un posto di blocco.
Nel distretto ceceno di Vedenò un amministratore locale è stato ucciso in un attentato.

Thailandia del Sud.
Dall’inizio del 2007 sono morte almeno 26 persone.

Il 1° febbraio nella provincia di Pattani un gelataio buddista è stato ucciso dai separatisti islamici.
Il 6 nella provincia di Pattani un pompiere buddista è stato ucciso dai militanti islamici. Nella provincia di Narathiwat la stessa sorte è toccata a un civile musulmano, ex ribelle.

India-Nordest.
Dall’inizio del 2007 la guerra ha ucciso 146 persone.

Il 1° febbraio in Nagaland 7 guerriglieri dell’Nscn sono morti in scontri tra opposte fazioni (la Khaplang-Isak-Muivah). In Assam un politico locale è stato ucciso in agguato dai guerriglieri dell’Ulfa.
Il 2 in Manipur 3 civili e un militare indiano sono morti durante uno scontro a fuoco tra forze di sicurezza e guerriglieri dell’Unlf.
Il 3 in Assam un civile è stato ucciso dai ribelli dell’Ulfa e 3 guerriglieri sono morti in scontri a fuoco con l’esercito.
Il 4 in Manipur 3 civili sono stai uccisi in diversi agguati dei ribelli dell’Unlf.
Il 5 in Manipur un guerrigliero Kuki e un civile sono morti in scontri tra opposte fazioni.

India-Naxaliti.
Dall’inizio del 2007 sono morte almeno 32 persone.
Il 1° febbraio in Andhra Pradesh 2 guerriglieri maoisti sono morti in uno scontro a fuoco con al polizia.
Il 2 nello stesso stato un civile è stato ucciso dai maoisti perché sospettato di essere una spia della polizia. In Orissa i guerriglieri maoisti hanno ucciso 3 guardie forestali.
Il 7 in Jharkhand un civile è morto durante uno scontro a fuoco tra guerriglieri maoisti e forze di polizia.

Kashmir indiano.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato almeno 52 morti.

Il 2, un presunto militante separatista è stato ucciso dalle forze di sicurezza indiane nel distretto di Poonch. Quattro poliziotti indiani sono stati uccisi in un'imboscata nel distretto di Pulwama.
Il 4, un miliziano separatista è stato ucciso dall'esplosione di una granata he stava trasportando. Un ex militante è stato ucciso da uomini non identificati nella capitale estiva, Srinagar.
Il 5, due presunti miliziani sono stati uccisi dalle forze di sicurezza indiane nel distretto di Badgam. Il cadavere di un civile è stato ritrovato a Bandipora.
Il 6, le forze di sicurezza indiane hanno ucciso due presunti militanti di Hizb-ul Mujahideen nella zona di Kulgam. Un ragazzo è stato ucciso dall'esplosione di una mina antiuomo nel distretto di Rajouri.

Sri Lanka.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato almeno 621 morti.

Il 1° febbraio, dodici membri delle forze di sicurezza e un civile sono morti nell'esplosione di una mina claymore nel distretto di Batticaloa. La polizia ha ritrovato i cadaveri di due persone non identificate a Maharambaikulam. Un cadavere è crivellato di colpi è stato ritrovato nel distretto di Trincomalee, e un altro cadavere è stato ritrovato nel distretto di Jaffna.
Il 2, i militanti dell'LTTE hanno ucciso un civile, presidente di una cooperativa sociale, vicino ad Ariyalai. Un soldato cingalese è stato ucciso dall'esplosione di una mina nel distretto di Vavuniya. I militanti dell'LTTE hanno rapito e ucciso un civile nel distretto di Jaffna. Un civile è stato ucciso nel distretto di Batticaloa. Un civile è stato ucciso nel distretto di Vavuniya.
Il 4, le Tigri dell'LTTE hanno attaccato un checkpoint nel distretto di Mannar, uccidendo un soldato cingalese. Una pattuglia dell'esercito cingalese ha ucciso un militante dell'LTTE vicino a Trincomalee.
Il 5, due civili sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco tra l'LTTE e i miliziani del gruppo Karuna nel distretto di Batticaloa. Un soldato cingalese è stato ucciso in un attacco dell'LTTE, in cui è morto anche un militante delle Tigri.
Il 7, un militante delle Tigri è stato ucciso nel distretto di Jaffna.
 

13 febbraio

Le morti dimenticate
Ritirato il contingente italiano, l'iraq stesso è stato dimenticato

Nessuno più dice nulla. Le truppe italiane hanno lasciato l'Iraq nel 2006. E in Italia ormai facciamo finta di nulla. Quello che accade in Iraq non ci riguarda più. I sei ambasciatori filoamericani possono intervenire nelle faccende di casa nostra mentre noi taciamo sulla carneficina quotidiana di Bagdad. Stanno morendo centinaia e centinaia di uomini, donne, bambini e vecchi quasi quotidianamente per una guerra fuorilegge. Nel silenzio più assordante della comunità internazionale. Ieri, almeno cento persone, secondo un bilancio provvisorio, sono morte per l'esplosione di due bombe nel mercato di Shorja, uno dei più frequentati della capitale, e per un altro attentato che ha colpito il mercato di Bab al-Sharji. I feriti sarebbero 164. A Roma come nelle altre capitali del mondo occidentale la vita continua. State certi che le prime pagine dei giornali  di domani saranno piene di "Dico" e "brigate rosse". Ma quando avremo il coraggio di dire  a Washington di smetterla? 
 

La piccola Saigon
Cosa c'è dietro al contestato piano di edilizia residenziale per i militari Usa di Sigonella?

L'agrumeto contestato (foto di Maria Adagio)Parola d'onore. La 'piccola Saigon', come gli americani chiamano Sigonella, storpiando la pronuncia della località siciliana, sorge in mezzo a un fertile agrumeto con vista sull'Etna. In un'area possibilmente ancor più amena, tra i frutteti e le rovine dell'antica civiltà sicula del VI secolo avanti Cristo, in località Lentini, vedrà presto la luce un nuovo insediamento, destinato a ospitare 7 mila militari Usa. Ma nulla, si dice, è ancora certo. Nulla, come per la nuova base Usa a Vicenza, è stato ancora formalizzato. Tuttavia, in alcune circostanze, nella politica e nella gestione della cosa pubblica, nel nostro Paese 'basta la parola'. La parola d'onore. Così, come per la Dal Molin l'uomo d'onore fu Romano Prodi, così a Lentini la 'parola' è stata garantita dal consiglio comunale, che nell'ottobre 2006 ha approvato con procedura d'urgenza e voto trasversale la variante al piano regolatore per cambiare destinazione d'uso a quegli splendidi terreni soleggiati e fruttiferi con vista sull'Etna: da agricoli ad abitativi. Ovvero: mentre prima non si poteva costruire, su un'area - come detto - coltivata ad agrumi e sottoposta a vincolo paesaggistico perché di rilevante interesse archeologico, oggi, su quell'area è già pronto un mega-progetto di urbanizzazione e un committente pronto a rendere quel progetto realtà.
 
Una delle rare foto dell'interno della baseLa Sigonella sconosciuta. Il "complesso insediativo ad uso collettivo destinato alla esclusiva residenza temporanea dei militari americani della base di Sigonella Us Navy", così come recita la delibera comunale, sarà costituito da oltre 1.200 villette a schiera, occuperà un'area di 91 ettari per 670 mila metri cubi di costruzioni e costerà 675 milioni di euro. Il progetto è stato presentato al consiglio comunale di Lentini dalla Scirumi srl, società siciliana fondata nel 2005, per metà di proprietà dell'azienda 'Maltauro' di Vicenza (già specializzata in lavori all'interno di basi Usa in Italia), e per metà di Mario Ciancio Sanfilippo, potente editore-imprenditore siciliano. Perchè, ci si chiede, la costruzione di casette per i soldati sta facendo tanto discutere, in Sicilia come altrove? Lo abbiamo chiesto alla persona che sull'argomento ha prodotto la maggior mole di documenti. Si chiama Antonio Mazzeo, è insegnante e redattore di 'Terrelibere.org', animatore delle storiche lotte pacifiste contro la base missilistica di Comiso nonché studioso di insediamenti militari in Sicilia e nell'area mediterranea. "Se dico Sigonella vengono alla mente solo alcune cose: Cruise Ss-20, Achille Lauro, Craxi. Dopo gli anni '80 abbiamo cercato di far tornare la base al centro del dibattito sul militare. Invano. Eppure qui si sono verificati fatti gravissimi, come l'interminabile numero di inchieste giudiziarie che hanno provato la presenza di Cosa Nostra all'interno della base, come l'infiltrazione di imprese mafiose negli appalti. O come gli studi sul numero assai elevato di leucemie nell'area tra i comuni di Lentini e Francofonte, tassi di malattia unici in tutta Italia. Oppure ancora il problema dell'approdo militare di Augusta, a pochi chilometri dalla base, dove attraccano sommergibili nucleari e portaerei per rifornimenti di armi e carburante. Nel tragitto tra Sigonella e Augusta si sono schiantati decine di elicotteri e aerei militari, ma nessuno ha mai potuto verificare cosa trasportassero perché sono precipitati. Oppure, ancora, l'ipotesi della presenza di discariche abusive per rifiuti speciali ritrovate nel territorio del comune di Lentini. Poi, il problema dell'ospedale militare statunitense, il più grande dell'area mediterranea, legato anche questo allo smaltimento di rifiuti pericolosi. Infine, il consumo di acqua dell'aeroporto: 570 litri al giorno, contro i 200 di un italiano, in una regione dove l'approvvigionamento idrico è un problema enorme. Le nostre denunce sono spesso cadute nel vuoto. L'informazione, qui, è controllata dalla famiglia Ciancio Sanfilippo: con partecipazioni nella Gazzetta del Sud, nel Giornale di Sicilia, in alcune emittenti locali, il potere che sviluppa sui media è imponente".
 
L'area del progetto (foto di Maria Adagio)I 'soliti noti'. Nonostante i lavori del nuovo insediamento di Sigonella facciano gola a molti, ad aggiudicarseli saranno probablimente i 'soliti noti', ovvero i costruttori che da anni vantano un rapporto privilegiato con il governo degli Stati Uniti. Parliamo della Maltauro, già assegnataria di lavori per la base di Aviano e candidato numero uno per il mega progetto del Dal Molin a Vicenza. Se ci chiediamo il perché la ditta vicentina sia riuscita ad arrivare così lontano, nell'area feconda della 'piccola Saigon', troviamo una risposta tanto scontata quanto convinta: "Perché siamo bravi". A dirlo è l'ingegner Ezio Trentin, da almeno dieci anni il tecnico della Maltauro che ha lavorato più spesso con gli americani, attualmente nel consiglio di ammininstrazione della Scirumi srl. "La scelta di un'impresa come la nostra nasce dal rapporto di credibilità che abbiamo costruito nel tempo con gli americani. Per lavorare con loro bisogna avere personale altamente qualificato, che corrisponda ai requisiti richiesti, molto più rigidi di quelli italiani. Nei nostri quadri aziendali abbiamo persone che hanno questo tipo di cultura tecnica e tecnologica. E poi, in Sicilia ci conoscono perché in provincia di Catania abbiamo già costruito la più grande opera di edilizia commerciale del Mezzogiorno: Etnapolis, un centro commerciale al quale abbiamo lavorato per un valore i 15 milioni di euro. Anche per questo, la Maltauro ha tutte le carte in regola per poter lavorare bene anche al progetto di Lentini". La Maltauro ha un rapporto ben radicato in questa zona della Sicilia: ha costruito la casa circondariale di Siracusa, un liceo scientifico a Rosolini (piccolo comune siracusano) e il tronco autostradale Palermo-Caltavulturo sulla A/19. Alla luce di queste relazioni ben consolidate, come trovare obiezioni all'idillio Maltauro-Ciancio Sanfilippo? In fondo, come diceva tal Jacopo da Lentini, uno del luogo, che di passioni se ne intendeva, "amor è un disio che ven da core".

 

8 febbraio

Cessate il fuoco
Il bollettino settimanale delle guerre e dei conflitti in corso n.5 - 2007 dal 25 al 31/1

Somalia.
 
Dall’inizio del 2007, la guerra ha ucciso almeno 128 persone.
 
Il 28, 2 persone sono state uccise a Mogadiscio durante gli scontri a fuoco tra la polizia e alcuni uomini armati.
Il 26, 5 persone sono morte nella capitale in una serie di attacchi condotti da miliziani non identificati.
 
Guinea.
Dall'inizio dell'anno sono morte almeno 90 persone.  
 
Il 29 è terminato lo sciopero generale indetto dai sindacati per protestare contro il presidente Lansana Conte. Il bilancio finale degli scontri tra manifestanti e polizia nelle due settimane precedenti parla di 90 morti.
 
Kenya.
 
Il 26, un attacco contro un'auto dell'ambasciata statunitense a Nairobi ha causato la morte di 2 persone. Il 31, le autorità hanno reso noto che quasi 50 persone sono state uccise nell’ultimo mese nelle province occidentali del Kenya, a causa delle violenze tra clan.
 
Nigeria.
 
Il 28, almeno 2 persone sono morte in un attacco dei ribelli del Movement for the Emancipation of the Niger Delta contro una stazione di polizia nel Rivers State.
 
Russia-Nord Caucaso.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato 39 morti.

Il 26 gennaio in Inguscezia l’aviazione e l’artiglieria russa hanno bombardato le foreste a est di Nazran: non si hanno notizie di vittime. In Cecenia un soldato russo è morto in condizioni poco chiare, ferito dalla sua stessa arma.
Il 27 nel distretto ceceno di Shali 2 guerriglieri sono stati uccisi dalle forze russe.
Il 29 nel distretto ceceno di Gudermes 4 soldati russi e un guerrigliero ceceno sono morti in uno scontro a fuoco. Altri 2 soldati e un guerrigliero sono rimasti uccisi in una battaglia nel distretto ceceno di Shatoi. Un ribelle è stato ucciso in uno scontro a fuoco con le forze russe al confine tra Daghestan e Cecenia.
 
Pakistan-Waziristan.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato 47 morti.

Il 25 gennaio nella cittadina di Tank, a ridosso del Sud waziristan, un miliziano ha ucciso un poliziotto.
Il 27 un kamikaze si è fatto esplodere davanti a un hotel di Islamabad uccidendo un poliziotto.
Il 28 un kamikaze si è fatto saltare in aria al passaggio di un convoglio della polizia, uccidendo 6 poliziotti e 8 civili.
Il 29 un kamikaze si è fatto esplodere a un posto di blocco della polizia nella città di Dera Ismail Khan, uccidendo un poliziotto e un civile.
 
Pakistan-Balucistan.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato 28 morti.

Il 27 gennaio 2 civili della tribù dei Marrì sono stati uccisi nella zona di Babar Kach, 200 chilometri a nord-est di Quetta.
 
Filippine-Mindanao.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato 60 morti.

Il 25 gennaio a Mindanao 3 paramilitari sono morti in uno scontro a fuoco nel distretto di Nord Cotabato.
Il 27 gennaio nella stessa zona 6 civili sono stati uccisi nel bombardamento di un villaggio controllato dai ribelli del Milf.
Il 28 sempre nel Nord Cotabato 4 guerriglieri del Milf e un soldato sono morti in scontri a fuoco.
 
Thailandia del Sud.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato 23 morti.

Il 26 gennaio nella provincia di Pattani i separatisti islamici hanno ucciso un poliziotto.
Il 28 gennaio nella provincia di Yala 4 civili sono stati uccisi in diversi agguati. Un altro civile è morto in un attacco dei ribelli nella provincia di Pattani.
Il 31 nella provincia di Pattani un civile è morto per l’esplosione di una bomba diretta contro alcuni poliziotti. Nella provincia di Narathiwat un civile è morto in un altro agguato dei separatisti islamici.
 
India-Naxaliti.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato 25 morti.

Il 26 gennaio nello stato di Orissa un paramilitare è stato ucciso in un agguato della guerriglia.
Il 31 nello stato Chhattisgarh 2 guerriglieri maoisti sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia.
 
India-Nordest.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato 125 morti.

Il 28 gennaio nello stato di Assam 2 ribelli dell’Ulfa è stato ucciso in uno scontro a fuoco con l’esercito.
Il 31 nello stato di Manipur un civile è morto in un attacco dei ribelli del contro un posto di blocco della polizia.
 
India-Kashmir.
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato almeno 39 morti. 
 
Il 26, un sospetto militante separatista pachistano è stato ucciso dall'esercito indiano mentre cercava di attraversare la Linea di controllo che separa il Kashmir indiano da quello pachistano. Un militare indiano si è suicidato nel distretto di Kupwara. Sospetti militanti separatisti hanno torturato e ucciso un civile nel distretto di Poonch.
Il 29, due soldati indiani e un agente delle forze speciali sono morti in uno scontro a fuoco con sospetti ribelli separatisti a Kishtwar, nel distretto di Doda.
 
Sri Lanka. 
Dall'inizio del 2007 la guerra ha causato almeno 593 morti.

 
Il 25, un civile è stato ucciso nel distretto di Trincomalee.
Il 27, un giovane militante delle Tigri Tamil è stato ucciso dalle truppe speciali cingalesi nell'area di Murunkan. Un uomo, sospettato di lavorare per l'intelligence cingalese, è stato ucciso nella zona di Vadamaradchi
Il 28, un ordigno claymore è esploso contro una pattuglia della polizia nell'area di Vadamaradchi, uccidendo un soldato cingalese.
Il 30, nella penisola di Jaffna, è stato ritrovato il cadavere di un civile, con evidenti segni di torture. Sempre a Jaffna, un civile disabile è stato ucciso nella sua casa a colpi di arma da fuoco e un civile è stato ucciso da uomini non identificati a bordo di una motocicletta. Un soldato cingalese è stato ucciso dall'esplosione di un ordigno nell'area di Vaharai. Un contadino tamil è stato ucciso nella zona di Trincomalee.
Il 31 sono stati ritrovati nel distretto di Vavuniya i corpi di due civili uccisi a colpi d'arma da fuoco. Un autobus della polizia cingalese è stato attaccato con una mina claymore, nell'esplosione sono morti sette poliziotti, tre soldati e un civile.
 
Haiti.

Il 25 nella bidonville di Citè Soleil, 5 uomini, tutti civili haitiani, sono rimasti feriti durante una sparatoria con i caschi blu.
Il 26 sempre a Citè Soleil, 4 ribelli haitiani hanno perso la vita e altri 6 sono rimasti feriti durante un’operazione militare della Minustah.
 
Israele e Palestina.
Dall'inizio del 2007,la guerra ha causato 49 morti.
 
Tra il 25 e il 28, sono 25 le vittime degli scontri tra miliziani di Hamas e di Fatah degli ultimi tre giorni. tra loro ci sono 8 civili e anche un bambino di 2 anni.
Il 29, un attentatore suicida si è fatto esplodere in una panetteria di Eilat, uccidendo 4 persone. 3 persone sono state uccise in scontri a fuoco tra miliziani di Hamas e Fatah a Gaza city e nel nord della Striscia di Gaza.
Il 30, un miliziano di Hamas è stato ucciso a Khan Younis, nel centro della Striscia di Gaza, nonostante la tregua in vigore tra le due fazioni.
 
 
Il film dell'errore

Il 'Sun' diffonde il video di un militare britannico colpito da 'fuoco amico' in Iraq. Esplode la polemica

Il video dell'errore fatale in cui un caccia statunitense colpisce un veicolo britannico in Iraq, episodio nel quale perse la vita il caporal maggiore Matty Hull, di 25 anni, verrà acquisito dal Coroner britannico e probabilmente mostrato come prova durante il processo.

Due caccia Usa A10Il 'fuoco amico' miete un'altra vittima. Classificato come 'segreto' dal Pentagono, il video, ripreso direttamente dalla cabina di pilotaggio dell'A-10, caccia anti-tank Usa, ha suscitato scalpore e polemiche dopo che il quotidiano britannico 'Sun' ne ha ottenuto una copia e l'ha mostrata alla nazione. Vi sono le immagini di un attacco da parte di aerei statunitensi a un convoglio di veicoli lungo una strada che attraversa il del deserto. Siamo nel 2003, nei pressi di Basra, e dal dialogo tra i piloti appare lampante che non vi è chiarezza sull'identità dei mezzi incolonnati. Popov36, questo il nome in codice di uno dei piloti che fanno fuoco sul convoglio, riferisce al comando ciò che sta vedendo: "Sono quattro mezzi, con delle cose arancioni sopra. Mi piacerebbe da matti far fuori quei dannati lanciarazzi". Il comando chiede dove si trovi il pilota. "Ottocento metri a nord dell'artiglieria amica", risponde Popov36. "Bene, da quelle parti non ci sono alleati". E riceve il via libera.
 
 
Due Scimitar, gli automezzi colpiti"Siamo in galera". Dopo il bombardamento, nel quale viene ucciso il caporale Hull e feriti quattro militari britannici, il pilota si accorge dell'errore, e chiede delucidazioni al Comando. Questi rispondono di interrompere la missione, dop aver comunicato ai piloti: "sembra che si sia verficato un episodio di 'fuoco amico'. Ci sono un morto e un ferito, secondo il primo rapporto da terra". Il pilota Popov36 si sente male. "M***a - dice all'altro in lacrime -. Hai sentito?", "E' un casino", risponde l'altro. "Siamo in galera", si conclude la drammatica registrazione.

Funerali del Caporale uccisoFuga di notizie. Lo scandalo comincia una settimana fa, quando il vice-Coroner dell'Oxfordshire, Andrew Walker, lancia un furioso attacco al ministero della Difesa per aver omesso di fornire una copia del video alla Corte britannica che sta accertando le responsabilità della tragedia. Il ministero della Difesa, che aveva sempre negato alla famiglia di Hull l'esistenza di tale registrazione, ammette di aver trattenuto materiale segreto ricevuto dal governo statunitense, e di non averlo diffuso sotto precisa indicazione del governo Usa. Nessuno ancora sa chi l'abbia consegnato alla redazione del 'Sun', ma il documento diventerà sicuramente la prova fondamentale nel corso dell'inchiesta sulla morte del caporale Matty Hull. Liam Fox, ministro-ombra della Difesa, ha dichiarato che il sistema britannico di inchiesta militare è 'un vero casino' a causa dell'incompetenza dei vari dipartimenti governativi. Il 'Sun' ha diffuso il video a radio e televisioni.

Matty HullLa voce delle truppe. Non è la prima, e non sarà l'ultima volta, che il materiale video girato in zone di guerra acquista fondamentale importanza in un'inchiesta. Specialmente oggi che la nuova moda dei soldati statunitensi è diventata quella di portare al fronte la videocamera, per riprendere le azioni di guerra e la vita militare. Con l'avallo del Dipartimento della Difesa, il Military Channel, canale satellitare esclusivamente dedicato a video di guerra di proprietà della Discovery Channel, ha chiesto negli ultimi mesi ai soldati statunitensi impegnati in Iraq e Afghanistan di inviare i loro video per trasmetterli. Una non-stop di 24 ore verrà dedicata, il 14 Febbraio, giorno di San Valentino, ai messaggi d'amore dei militari a fidanzate e mogli, per proseguire con una vera e propria programmazione quotidiana di inseguimenti del nemico, perlustrazioni, libere uscite e così via. "Il Military Channel si propone di essere la voce delle truppe - ha detto il nuovo presidente di Discovery Channel intervistato da 'Usa Today' -. Vogliamo guardare la guerra attraverso i loro occhi. Ci aiuterà a comprendere ciò che accade là". E forse, a scoprire altri episodi di 'fuoco amico' tenuti nascosti dai vertici Usa.

2 febbraio

Le relazioni del presidente Staderini e del Pg De Rose all'inaugurazione
dell'anno giudiziario. Critiche ai tentativi di "sanatorie contabili improvvisate"

"Ancora troppi casi di corruzione"
L'allarme della Corte dei Conti

Coperture incerte per il contratto degli statali
Rischi di squilibrio per la spesa sanitaria

<B>"Ancora troppi casi di corruzione"<br>L'allarme della Corte dei Conti</B>

Francesco Staderini


ROMA - La corruzione nella pubblica amministrazione non sembra "attenuarsi" e sarebbe grave procedere a sanatorie contabili "improvvisate". All'inaugurazione dell'anno giudiziario è doppio l'appello che arriva dai vertici della Corte dei Conti. Con il procuratore generale Claudio De Rose che si sofferma, per criticarlo, sul cosidetto comma Fuda, la modifica (poi corretta) in Finanziaria che avrebbe decurtato i termini di prescrizione per l'azione di responsabilità da illecito contabile. Mentre il presidente Francesco Staderini sottolinea l'ampiezza del fenomeno corruttivo nella pubblica amministrazione e mette nel mirino "la rilevanza numerica che hanno assunto i giudizi di responsabilità riguardanti fatti già oggetto di accertamenti da parte del giudice penale in materia di peculato, di fatti corruttivi, di appropriazione indebita, spesso connessi ad attività di verifica fiscale o appalto di opere pubbliche o pubbliche forniture".

"Stop a provvedimenti estemporanei".
Nella relazione De Rose invita il governo a evitare "provvedimenti normativi estemporanei, se non addirittura improvvisati". "Se governo e Parlamento intendono modificare le norme che regolano l'attività e le competenze della magistratura contabile - prosegue De Rose mentre ad ascoltarlo ci sono il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e i vertici delle istituzioni - vi si pervenga con disegni di legge organici supportati da un'adeguata analisi della realtà di fatto e di diritto su cui vanno ad incidere". Il pg riconosce comunque al governo di aver "prontamente corrisposto alla necessità di impedire, con decreto legge, l'efficacia" del cosiddetto comma Fuda. E, per evitare che si ripetano 'incidenti' come quello del maxiemendamento alla Finanziaria 2007 o norme con "effetti dirompenti" come il condono erariale del 2006, De Rose propone di ripristinare il parere preventivo della Corte dei Conti sui provvedimenti legislativi che la riguardano.

Processi più lenti. Il condono erariale inserito con la Finanziaria 2006 che consentiva ai condannati in primo grado di definire il giudizio d'appello pagando una percentuale (tra il 10 e il 30%) delle somme indicate nella sentenza impugnata "ha reso più difficoltosa la gestione dei processi d'appello". E' severo il giudizio di Francesco Staderini, che trova sponda nelle parole di De Rose, che ha parlato di "sfasature e anomalie processuali". "Il condono - prosegue Staderini - ha comportato sovente il rinvio delle udienze di trattazione nel merito finendo con il determinare un aggravamento, anzichè un'accelerazione, dei tempi processuali".

Il presidente della Corte dei Conti ha poi fornito i dati delle richieste di condono erariale: nel 2006 sono state presentate 171 istanze di definizione anticipata del giudizio rispetto ad appelli già pendenti al 31 dicembre 2005. Per gli appelli nuovi, a fronte dei 620 presentati nel 2006, sono state prodotte 216 istanze: 82 le accolte e 121 quelle respinte avendo i giudici escluso, in via interpretativa l'ammissibilità al beneficio dei soggetti condannati in primo grado a titolo di dolo e di illecito arricchimento".

Sanzioni e dipendenti.
La pubblica amministrazione può fare veramente poco contro i dipendenti infedeli e le sanzioni sono inefficaci. La Corte dei Conti punta il dito contro i condannati per reati contro l'amministrazione. "La lunghezza dei procedimenti penali - dice Staderini- la pregiudiziale penale all'esercizio della funzione disciplinare, le difficoltà alla utilizzazione, nel procedimento disciplinare, degli accertamenti compiuti dal giudice, allontanano poi nel tempo, svuotandole anche della loro efficacia deterrente le sanzioni ai dipendenti infedeli".
 
<B>"Ancora troppi casi di corruzione"<br>L'allarme della Corte dei Conti</B>

Anomalie nei ministeri.
Le spese dei Ministeri non sfuggono al controllo della Corte dei Conti che segnala anomalie procedurali e contabili. Il presidente della Corte dei Conti, nella sua relazione spiega che nel 2006 "l'ambito delle verifiche è tuttavia ancora circoscritto, se comparato all'universo dei titoli di spesa, oltre cinque milioni, annualmente emessi".

Spesa sanitaria.
Attenzione ai rischi di squilibrio per la spesa sanitaria. Questo in sostanza uno degli 'inviti' del presidente della Corte dei Conti, che segnala alcune tra le cause più ricorrenti di rischio per le Regioni e gli organi delle aziende sanitarie: dal mancato rispetto dei criteri di rilevazione e valutazione stabiliti dal codice civile e dai principi contabili nazionali alla sistematica sottovalutazione dei costi relativi alle prestazioni acquisite da strutture esterne.

Cumulo pensionistico.
E' "auspicabile un intervento del legislatore" per fare chiarezza sui "limiti entro i quali possa essere consentito il cumulo delle indennità integrative speciali o delle indennità similari" dice De Rose, che sollecita un intervento da parte del Parlamento.

Spesa e bilancio. Il costo del lavoro e il rinnovo di alcuni contatti del pubblico impiego finiscono sotto la lente della Corte dei Conti. Il presidente Staderini sottolinea che "la spesa per il personale è, infatti, tra quelle che incidono più fortemente sui bilanci pubblici, circostanza questa, che ha orientato il legislatore nella scelta di affidare alla Corte il compito di elaborare una specifica relazione sulla gestione delle complessive risorse finanziarie destinate al personale pubblico".

Ministeri e immobili.
La Corte dei Conti si dice allarmata per alcuni casi di 'occupazione' irregolare di immobili da parte di alcuni Ministeri. Alcuni Ministeri, ha ricordato De Rose, "effettuano da anni dichiarazioni di debito perché occupano senza contratto, immobili a fini d'ufficio, sottostando quindi alle condizioni del proprietario e senza porsi neppure il problema di regolarizzare la situazione o di verificare la convenienza a protrarre l'occupazione irregolare".

 

1 febbraio

E in Europa perfino la Polonia ha una legge
Cosa accade nel resto dell'Ue Dalla Spagna di Zapatero agli ex paesi dell'Est, ecco come le convivenze etero e omosessuali sono regolamentate nell'Europa comunitaria Pacs e simili, con sorpresa Il governo di Varsavia riconosce le coabitazioni di fatto. L'Olanda è il paese più liberal: matrimoni e adozioni amche per i gay
Alberto D'Argenzio
Bruxelles
Matrimonio «classico», coabitazione di fatto, contratto registrato, parternariato registrato, Patti civili di solidarietà (i Pacs), matrimoni gay e matrimoni gay con diritto di adozione. Il ventaglio delle unioni possibili in Europa è ampio, amplissimo, molto più che in Italia. Tanto da disegnare una mappa variabile dei costumi, della tolleranza ma soprattutto dei diritti. L'articolo 9 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea ha un titolo chiaro: «Diritto di sposarsi e di costituire una famiglia», lasciando intendere che per i cittadini comunitari devono esistere entrambi anche al di fuori di un vincolo formale come il matrimonio. Questo dovrebbe bastare a spianare la strada ai Pacs, a maggior ragione considerando che il governo italiano ha ratificato la Carta, che dovrebbe finire pure nella Costituzione europea, e che anche Romano Prodi vi appose a suo tempo la firma, come Presidente della Commissione. Il problema è che poi l'articolo nella sua breve estensione non mantiene le aspettative del titolo: «Il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia sono regolati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio». In pratica la palla passa alle legislazioni nazionali in onore del principio di sussidiarietà ma, in alcuni casi, alla faccia del sacrosanto principio di non-discriminazione. E così tra i 27 si assiste a un fiorire di legislazioni differenti, tanto che non è nemmeno facile fare l'elenco.
Puri e duri. Italia, Grecia, Malta, Cipro, Estonia, Lettonia e Lituania, Slovacchia e gli ultimi arrivati Bulgaria e Romania non hanno alcuna legislazione sulle coppie di fatto, tanto etero quanto gay. In Spagna si assiste a un fenomeno strano, il diacronismo legislativo. Da un lato il governo ha approvato il matrimonio gay il 30 giugno 2005, ma dall'altro il Parlamento sta ancora discutendo la Ley de parejas de hecho, la legge sulle coppie di fatto. L'incongruenza non si ripercuote però sui diritti visto che la materia viene regolata a livello regionale con gli appositi registri locali. In tutte le 17 Comunità autonome esiste infatti un registro per le coppie di fatto, la norma nazionale servirà per omologarle, evitando discrepanze tra regione e regione (già i popolari si sono opposti al nuovo regolamento votato dalla Galizia perché quasi omologa le coppie di fatto al matrimonio).
Coabitazioni di fatto. Rimanendo tra le sorprese, ci si rende conto che pure la cattolicissima Polonia procede un mezzo passo più avanti dell'Italia: riconosce la coabitazione di fatto. Con questo strumento legislativo alcuni diritti e responsabilità vengono automaticamente condivise dopo uno specifico periodo di tempo, che varia da paese a paese. Come la Polonia ragionano anche l'Austria, il Portogallo (due anni di coabitazione) e l'Ungheria (dove il governo ha comunque già proposto di introdurre i Pacs). Grazie alla causa del signor Karner contro il governo austriaco, Vienna nel 2003 ha ampliato questa fattispecie anche alle coppie gay, lo stesso avviene in Portogallo e Ungheria, mentre a Varsavia le cose procedono diversamente. Nel dicembre 2004 la Camera bassa ha approvato un disegno di legge che prevede la creazione dei Pacs, ma il dossier da allora è fermo. Dal 2003 anche la Croazia ha una sua legge sulle coabitazioni.
Pacs e simili. I Patti civili di solidarietà lanciati in Francia il 15 novembre 1999 prevedono la condivisione di una serie di diritti economici e sociali, ma escludono, per esempio, quello all'adozione. Simili ai Pacs sono il contratto e il partnerariato registrato. Entrambi valgono per tutti i tipi di coppia, prevedono una forma di registrazione e riconoscono una serie di diritti che possono arrivare anche alla concessione della cittadinanza per il partner o all'adozione. Ed entrambi fanno furore in Europa, tanto che pure un altro alfiere del cattolicesimo, l'Irlanda, prevede i contratti registrati. E Dublino non si ferma: nel 2005 il Parlamento ha iniziato i lavori del Civil Partnership Bill. Anche in Belgio esistono i contratti registrati, mentre il parternariato registrato va di moda in Danimarca (dal 1989 e con tanto di diritto all'adozione), in Germania, Finlandia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia, Svezia (adozione congiunta anche per le coppie gay) mentre il Regno unito prevede sia il contratto che il parternariato. Il 15 marzo scorso anche la Repubblica Ceca si è unita al lotto. Fuori dalla Ue, il parternariato esiste in Andorra, Norvegia, Svizzera e Islanda. Dal panorama emerge che i Pacs non sono nemmeno la formula più progredita di unione tra persone di sesso diverso e dello stesso sesso.
Matrimoni gay. La prima a riconoscerli è stata l'Olanda nel 2001. Da allora per l'Aja le unioni civili tra gay ed etero sono la stessa cosa, con una sola (strana) eccezione: le coppie gay non possono adottare bambini provenienti dall'estero. La cosa ha forse una spiegazione pratica, visto che le adozioni internazionali si reggono su un sistema di accordi bilaterali (o multilaterali se interviene la Ue) in cui il più delle volte il paese di origine specifica che esclude espressamente le coppie gay da quelle destinatarie dell'affidamento. Poi nel 2003 è venuto il vicino (e cattolico) Belgio, anche se solo dal 2006 le coppie gay possono adottare. Il pandemonio si scatena il 30 giugno 2005, quando a Madrid las Cortes approvano il matrimonio gay nella (ex) cattolicissima Spagna. Un matrimonio pieno con tanto di adozione. La Svezia ci sta pensando, con una proposta di legge al vaglio del Parlamento. Nel Regno unito si celebrano unioni omosex dal dicembre 2005, come quello stellare di Elton John, ma al di là dei confetti, degli invitati e dei baci non si tratta di veri e propri matrimoni.
E l'Europa? Cosa fare con una coppia gay sposata in Spagna che va a vivere in Italia? Quali e quanti diritti concedergli? Leggi diverse associate a semplici fenomeni migratori rendono obbligatorio un intervento di armonizzazione dei diritti nell'Ue, ma chi dovrebbe prendere l'iniziativa, il commissario agli interni Franco Frattini, non l'ha ancora fatto completamente. Finora è intervenuto solo in maniera indiretta affrontando il tema delle donazioni e delle successioni tra coppie non sposate. Un basso profilo giustificato dall'argomento che la materia è di stretta competenza nazionale. Un basso profilo che poteva essere bassissimo, se solo Strasburgo non avesse bocciato a suo tempo Rocco Buttiglione.

Rai
La legge violata
Il Consiglio di stato ha reso pubbliche le motivazioni della sentenza con la quale è ha confermato l'incompatibilità di Alfredo Meocci come direttore generale della Rai con il suo precedente incarico all'Authority per le comunicazioni. Una nomina, quella effettuata dal cda di viale Mazzini d'intesa con l'azionista, che ha violato la legge del 1985 che impedisce ai componenti delle Autorità, per 4 anni dalla fine dell'incarico, di assumere ruoli in aziende controllate dall'organismo di garanzia. La legge mira a evitare due rischi che invece la nomina di Meocci ha evidenziato «in modo paradigmatico»: da una parte il rischio che l'attività di commissario Agcom «sia stata espletata in modo da essere piegata a vantaggio dell'azienda vigilata», così da «porre le basi per una gratificazione successiva». Dall'altra, la possibilità che, nella veste di dg, «l'ex componente dell'Autorità sfrutti, a vantaggio dell'azienda, il patrimonio di esperienze e conoscenze accumulato».


Sarkozy eccede ancora una volta
Indagine al Dna per individuare chi ha rubato il motorino del figlio del ministro
Piovono le accuse «Confusione dei ruoli» e «basse manovre», a rischio le presidenziali

A. M. M.
Parigi
Potrebbe essere la goccia che obbliga il candidato alla presidenza della repubblica Nicolas Sarkozy a dimettersi dalla carica di ministro degli interni. Ieri si è saputo che i servizi di polizia, che dipendono dal ministero degli interni, hanno effettuato una ricerca sul Dna per individuare il ladro di un motorino. Ma questo motorino era di proprietà della ex moglie di Sarkozy e usato dal figlio del ministro. La ricerca sul Dna costa cara e non è abituale in caso di furti di questo genere.
Il mondo politico ha reagito con veemenza. Per il centrista François Bayrou, in crescita nei sondaggi, «questo piccolo avvenimento è rivelatore del modo in cui, se tu sei potente o povero, i processi, in ogni caso l'attitudine della polizia e della giustizia, non sono esattamente gli stessi ». Il capo-gruppo socialista all'Assemblea, Jean-Marc Ayrault, ha affermato che il Ps vuole interpellare il Consiglio costituzionale sulla «confusione dei ruoli» di Sarkozy. C'è un rischio per l'elezione presidenziale - ha affermato - Nicolas Sarkozy non è garante dell'imparzialità dello stato. Sarkozy non deve continuare ad essere ministro degli interni, perché è il ministro della polizia, è il ministro dei servizi ».
I socialisti non pensano tanto alla storia del motorino, quanto a cose ben più gravi : il Canard Enchainé di oggi pubblica un'inchiesta secondo la quale i servizi hanno indagato, nel novembre scorso, sul patrimonio della coppia Royal-Hollande e queste informazioni sono uscite due mesi dopo sulle pagine dei giornali. La coppia, formata dalla candidata alle presidenziali del Ps e dal segretario del Ps, ha dovuto rendere noto lo stato delle sue proprietà immobiliari, dopo lo scoppio di una polemica che li sospettava di aver cercato di evadere il pagamento del la patrimoniale. Anche gli altri candidati sono poi stati costretti a dichiarare pubblicamente lo stato delle rispettive finanze, anche se per Sarkozy (come per Le Pen) ci sono sospetti che una buona parte sia stata occultata.
La polemica sul doppio ruolo di Sarkozy è stata innescata la scorsa settimana dalle rivelazioni, sempre sul Canard Enchainé, di un'inchiesta dei servizi segreti su un membro dell'équipe di Royal, Bruno Rebelle. Si tratta di un ex direttore di Greenpeace France, la cui vita e attività sono state analizzate nei dettagli e riassunte in un rapporto. Il Ps ha subito denunciato «manovre di bassa polizia» orchestrate da Sarkozy, con lo scopo di trovare elementi per screditare la sua principale contendente. «Trovo il procedimento assolutamente scandaloso, infamante. La dice lunga sul metodo di Nicolas Sarkozy - ha affermato la vittima, Bruno Rebelle - ciò che fa effettivamente paura è che con Sarkozy tutto è possibile». Per François Hollande «bisognerà trarne tutte le conseguenze per la campagna delle presidenziali. Perché questo vuol dire che il ministero degli interni sarebbe al servizio del candidato Sarkozy per cercare non si sa bene quale informazione, quale rivelazione sui membri dell'équipe di Royal. Rendetevi conto in che repubblica siamo finiti ».
Il primo ministro, Dominique de Villepin, ha ieri fatto il minimo sindacale per difendere il suo ministro degli interni. Ha detto che il doppio ruolo «é possibile », sempre che venga rispettato un «dovere di riserva ». Villepin, in realtà, spinge Sarkozy fuori dal governo. Vuole sostituirlo con il giovane ministro dell'oltremare, François Baroin, un fedelissimo di Chirac. Sarkozy frena, perché ha paura che, una volta lasciata la carica, le informazioni dei servizi siano usate contro di lui dai suoi stessi amici dell'Ump, che non vogliono vederlo presidente. Nei mesi scorsi, il governo è stato scosso dalle rivelazioni sullo scandalo Clearstream, dal nome di una società lussemburghese che avrebbe riciclato denaro di varie personalità, tra i cui nomi figurava quello di Sarkozy. Il ministro degli interni sospetta Villepin di essere all'origine della manovra.
La polemica sul doppio ruolo di Sarkozy può dare un po' di fiato alla campagna di Royal, in piena crisi dopo le ripetute gaffes della candidata. L' ultimo sondaggio dà Sarkozy vincente al secondo turno al 54% contro 46 a Royal.

 

 

L'inchiesta di Repubblica sul posto cuscino. Solo l'11,8 % è proprietario dell'abitazione. Il 72% è in affitto, spesso in condizioni impossibili

Immigrati, l'esercito dei senza tetto

Un milione di persone senza alloggio stabile o in case sovraffollate

di VLADIMIRO POLCHI

<B>Immigrati, l'esercito <br>dei senza tetto</B>Letti e materassi in un appartamento in affitto a immigrati al Pigneto, a Roma

ROMA - C'è chi dorme in garage. Chi occupa una branda sul posto di lavoro. Chi vive in dieci in un locale. Chi s'accontenta di un "posto testa". Tanti sono gli immigrati con difficoltà abitative nel nostro Paese: quasi un milione, solo tra i regolari. I clandestini restano "invisibili" per le statistiche.

L'emergenza casa, denunciata ieri dall'inchiesta di Repubblica, trova conferma nei dati nazionali del rapporto Censis 2006: solo l'11,8% degli immigrati presenti in Italia è proprietario di casa. Oltre il 72% è in affitto, mentre il 16,1% "vive in condizioni abitative precarie". Più precisamente, il 7,5% vive in casa di parenti e amici, il 6,8% accampato sul luogo di lavoro.

Non è tutto. Del 72% di immigrati che stanno in affitto, quasi il 20% si trova in condizioni di "grave sovraffollamento". In numeri assoluti significa che, mentre un milione e mezzo di immigrati vanta condizioni abitative stabili, circa 900mila vivono nell'"area del disagio": un esercito di senza tetto e senza diritti. Disporre infatti di una casa è per gli immigrati una condizione essenziale di legalità.

Per la legge Bossi-Fini, chi intende firmare un contratto di soggiorno, o voglia chiedere un ricongiungimento familiare, deve possedere il "certificato d'idoneità dell'alloggio", dimostrare cioè di abitare in una casa idonea. Idonea per chi? Per la legge regionale sulle case popolari. "La vita degli immigrati - spiega Marco Paggi, avvocato dell'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) - è appesa ai regolamenti delle Regioni.

E così, mentre 46 metri quadri sono considerati adeguati per due persone nel Lazio, nel Veneto vanno bene solo per una. Una discriminazione inaccettabile, che fa finire molti migranti nella clandestinità". Basta pensare che, secondo il sindacato degli inquilini, Sunia, il 42% degli immigrati regolari vive in media in 4,6 persone in case di una o due stanze. Non solo.

Secondo l'Eurispes, allo straniero si applica un canone "speciale": 10%-20% più caro rispetto all'affitto pagato dagli italiani. La maggior parte dei proprietari di case, poi, preferisce non affittare a extracomunitari (il 57% li discrimina, ammette l'Associazione dei piccoli proprietari). La Caritas, nel 2006, ha tracciato la mappa degli immigrati senzatetto: il 32,9% vive al Nord, il 46,5% al Centro e il 20,9% al Meridione.

Accanto all'area del disagio, cresce quella dell'integrazione. Nel 2006, oltre 130mila contratti di compravendita d'immobili sono stati firmati da immigrati, per lo più slavi, africani e cinesi. L'investimento medio è 103mila euro, coperti per il 70% da un mutuo. Non sono pochi, poi, gli stranieri che comprano casa in 3-4 persone, per dividerne l'onere. Secondo il centro di ricerche Cresme, "oggi il 20% delle locazioni e acquisti è ad opera di immigrati ed entro il 2016 la loro quota di mercato crescerà tra il 37 e il 54%".

Intanto, ieri il governo ha confermato i contenuti del ddl delega di riforma della Bossi-Fini: nuove norme per agevolare gli ingressi legali nel nostro Paese e combattere i flussi di immigrati clandestini.

 

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