In ricordo di Roberto Palmieri

 

Roberto Palmieri era romano di origine e di accento e di questa romanità aveva tutte le caratteristiche.

La personalità di Roberto era sfaccettata con l’elemento comune del fascino. Non ti faceva mai mancare l’espressione arguta, l’epiteto anche pesante. Roberto era sincero fino ad essere brusco. Se lo conoscevi a fondo e lo amavi per come era e non per come avrebbe dovuto essere, allora gli perdonavi le rudezze e capivi che sotto la scorza ci stava un’intelligenza viva che trovava lo sbocco in quelle parole franche. Ci litigavi e gli volevi bene lo stesso. Roberto non passava mai inosservato. Eppure non era alto né muscoloso. Eppure non vestiva col classico blu ministeriale. Prediligeva l’abbigliamento informale, gli scarponi ai piedi, la sciarpetta al collo, le giacche sfoderate. Il sigaro era la sua passione e lo esibiva anche negli ambienti “no smoking”. Amava provocare fosse anche per i piccoli gesti.

Sul finire degli anni ‘70, assieme ad un manipolo di volenterosi diplomatici, fra i quali alcuni amici che qui lo ricordano, fondò Farnesina Democratica a partire dall’unico (allora) sindacato confederale presente al Ministero degli Esteri. Questo gruppo diede vita al supplemento Diplomazia ’80 della rivista molto leftist “Pace e Guerra”. Lo stesso drappello fondò la CGIL–Esteri a caratterizzare sindacalmente l’impegno al rinnovamento d’una struttura chiusa e conservatrice.

La CGIL–Esteri divenne l’incubatrice di idee nuove. Fu il primo e solo sindacato ad avere fra le sue fila i membri della carriera diplomatica e delle carriere amministrative, in un cocktail di interessi e di opinioni. Roberto organizzò, come dirigente della CGIL-Esteri, importanti iniziative pubbliche di grande successo sulle tematiche della politica estera e della necessità di riformare profondamente la Farnesina. Pagò il coraggio del suo costante impegno di dirigente sindacale con una carriera lenta.

Prestò servizio a Tokyo e Pechino e da questa esperienza trasse spunto per scrivere due libri di analisi economica e politica pubblicati da Einaudi e Feltrinelli. Fu anche Ambasciatore in due sedi diplomatiche: meritò ovunque.

Alla pensione per limiti d’età, Roberto continuò l’impegno internazionalista con una pagina internet che riprese dal Cosmopolita, periodico online pubblicato dalla CGIL-Esteri.

La passione per gli affari esteri gli rimase dentro fino all’ultimo. Fino allo sciagurato giorno di luglio in cui cominciò a spegnersi, Roberto ci è stato di stimolo con la sua brillante intelligenza, col suo cordiale sarcasmo, col suo “non lasciarti passare nulla”.

Caro Roberto, ti vogliamo bene ora come quando ti conoscemmo un millennio fa, sempre circondato dal fumo del tuo toscano e dai tuoi sogni.

 

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