Le nomine alla Farnesina e le slot machines

 

 

La fortuna o fattore C, da distinguere dal famigerato fattore K, è imponderabile ed infatti tende a favorire sempre gli stessi. Alcuni vincono alle slot machines, altri consumano invano le monetine.

La tornata prenatalizia di nomine alla Farnesina è all’insegna del fattore C. Un diplomatico appena promosso Consigliere d’Ambasciata, e con anzianità quadriennale, è nominato capo missione in un paese del Golfo. Un altro diplomatico debitamente fuori ruolo presso un Ministro di Governo, e solo per questo promosso Ministro Plenipotenziario, è nominato in un’altra sede.

E’ la vincita alle slot machines. Imbrocchi la combinazione giusta ed una combinazione di monetine si riversano nel tuo piatto, e continuano ad affluire finché non ne hai davvero abbastanza. Che altri giocatori e altri colleghi abbiano maggiore anzianità o vantino titoli professionali più adeguati, poco importa. Non sono collocati nella posizione giusta, non combinano nulla che li metta nel cono di luce del potere che conta al momento delle nomine.

Possiamo immaginare l’obiezione che l’Amministrazione opporrà ai nostri argomenti. Bisogna premiare chi ha tanto lavorato in posti di responsabilità, va offerta ai giovani l’opportunità di misurarsi con gli incarichi di punta, e via esaltando le qualità peraltro oscure di questo e di quello. Ma certe coincidenze sono più forti dei “logici” argomenti dell’Amministrazione. I posti di responsabilità sono sempre quelli al servizio del politico di turno, come se il lavoro in un normale ufficio del normale Ministero sia sempre di trascurabile responsabilità. I giovani prestano servizio al servizio dei palazzi, dei gabinetti, delle segreterie particolari. E si segnalano più per acquiescenza che per giovanile baldanza. Sugli altri giovani impegnati in posti normali meglio non riporre alcuna aspettativa: se valessero davvero, starebbero nei palazzi, nei gabinetti, nelle segreterie.

La CGIL Esteri ne ha abbastanza di questo andazzo. La nostra speranza è che certe nomine rappresentino la fuga dalla barca del governo in procinto di finire sull’ultimo scoglio. Il nostro auspicio è che le nomine che verranno, alle Direzioni Generali della Promozione Culturale e del Personale, siano effettuate col criterio del merito e non della fortuna. Il Direttore Culturale deve essere nominato tenuto conto del parere dei circoli culturali italiani e delle forze politiche tutte. La cultura è patrimonio comune e non del sottobosco governativo. Il Direttore del Personale va nominato tenuto conto della sua capacità di intrattenere il dialogo costruttivo coi dipendenti e col sindacato. Il Governo in carica ha tentato di rendere inutile il sindacato con la riforma dell’articolo 18, col patto per l’Italia, con i tentativi di dividerlo per sminuirne la forza. Non ci è riuscito né ci riuscirà perché il sindacato continua ad interpretare il senso civico della popolazione e dei lavoratori.

Roma, 23 dicembre 2005

 

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