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Farnesina: vuoto a perdere
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Le paralisi si rivelano in genere progressivamente e, all’inizio, interessano le funzioni periferiche apparentemente meno importanti, salvo poi estendersi inesorabilmente a quelle vitali. E’ ciò che sta accadendo al nostro Ministero. Quando si sono manifestati i primi sintomi l’Amministrazione li ha subiti con un misto di indifferenza e fatalismo: girandola di Ministri, internazionalizzazione delle imprese, perdita di competenze e conseguente falcidia di risorse. In questi ultimi giorni siamo entrati nella seconda fase, quella in cui alcuni fatti mettono in discussione la stessa capacità di funzionamento della Farnesina in quanto Amministrazione. Ci riferiamo, in particolare, alle vicende degli ultimi concorsi. Partiamo dalle riqualificazioni, i cui bandi sono stati accolti da una selva di critiche tale da far temere per il loro destino, proseguiamo con l’annullamento, da parte del TAR, di un concorso per dirigenti APC risalente a quattro anni or sono ed i cui vincitori sono già nei ruoli del MAE e arriviamo alla sospensione, sempre ad opera del TAR, del concorso per dirigenti che avrebbe dovuto concludersi entro il 15 novembre. Ebbene, non solo il concorso non si è concluso ma, visto che la sospensione è arrivata nel bel mezzo delle prove orali, alcuni candidati sono ancora in attesa di poterle sostenere (chissà quando!). La paralisi è dunque conclamata e riguarda, oltre alla gestione dell’ordinario, la stessa capacità di difendersi efficacemente in giudizio (non si contano più le decisioni della Magistratura contrarie all’Amministrazione), nonché la possibilità di selezionare il personale da cui dipenderà il funzionamento di una macchina amministrativa sempre più in affanno. La realtà, spesso severa
maestra, dimostra che non di sola diplomazia vive il MAE, ma anche di AAFF e
Dirigenti, come testimoniano quegli Uffici della DGAA in attesa da mesi o anni
dei Capi-Ufficio che avrebbero dovuto essere selezionati con il concorso in
questione, la cui organizzazione, peraltro, ha richiesto anni di sforzi nonché
il reperimento, con questi chiari di luna, di cospicue risorse finanziarie. Va detto, a onor del vero, che tali esiti, così brillantemente fallimentari, non avrebbero potuto essere raggiunti se non con il massimo sforzo e la minore efficienza possibili. E’ ormai difficilissimo trovare un funzionario che esca dal lavoro prima delle 20,30. Il che testimonia che se tutte le normative sugli orari e sulla sicurezza sul lavoro vengono platealmente disattese ciò non si traduce in risultati positivi. Anzi, mette impietosamente in luce il fatto che si lavora nella disorganizzazione e nella mancanza di risorse più totali. E’ giunto il momento di accorgersene e di cominciare a pensare a delle soluzioni.
Roma, 2 dicembre 2005
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