La Superleague della carriera diplomatica

Le deliberazioni del Consiglio dei Ministri del 29 aprile u.s. in materia di nomine e promozioni alla Farnesina hanno segnato una nuova significativa tappa nel processo di allontanamento dai più elementari principii di legalità, trasparenza e buona Amministrazione.

L’esempio più eclatante è la nomina ad Ambasciatore d’Italia a Singapore di Mario Vattani. Ci chiediamo quali criteri, quantomeno di opportunità politica, abbiano indotto il Ministero a nominare Ambasciatore un diplomatico che non ha mai dissimulato la vicinanza a movimenti di estrema destra. Ancor prima di entrare in carriera, il neo-Capo Missione si è fatto conoscere per i fatti del cinema Capranica: un gruppetto di militanti di destra aggredì e picchiò ferocemente due ragazzi di sinistra. Vattani fu coinvolto ma venne prosciolto e riuscì ad essere assunto alla Farnesina. Qualche anno dopo, come leader del gruppo musicale Sottofasciasemplice, è stato agli onori della cronaca quando fu ripreso in un video, diffuso sui social, mentre intonava canzoni contro i valori della Repubblica italiana. La vicenda gli costò il richiamo alla Farnesina, la perdita dell’incarico di Console Generale ad Osaka (dopo che la notizia diffusa dalla stampa fece molto scalpore) e la sanzione disciplinare della sospensione di quattro mesi dal servizio e dalla retribuzione. Seguì un lungo contenzioso amministrativo: Vattani infatti impugnò sia il richiamo in Patria che la sospensione dal servizio. Sugli esiti di detto contenzioso un dato è certo: il ricorso con il quale è stato impugnato il provvedimento di sospensione dal servizio e dallo stipendio è stato dichiarato estinto per perenzione (ossia per non essere più stato sollecitato dalle parti) il 27 marzo 2019 dal Tar del Lazio. Ciò significa che la sanzione non è mai stata annullata dal giudice amministrativo e deve pertanto considerarsi ancora esistente sia nel fascicolo personale che nel curriculum professionale di Vattani. Ma per il Ministero questo sembra un dato irrilevante. Del resto la miopia dei vertici ministeriali era già apparsa chiara negli anni successivi la vicenda: a Vattani dopo circa due anni dai fatti era stato conferito il delicato incarico di Coordinatore per i rapporti tra l’Unione Europea e i Paesi dell’Asia Pacifico. Ora rappresenterà la Repubblica italiana a Singapore!

Altrettanto gravi, anche se non sorprendenti, altre deliberazioni, in particolare quella che ha designato alla guida della Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite un funzionario destinato a stabilire un primato di permanenza all’estero di ben 11 anni consecutivi, interrotti da qualche settimana di “fermo biologico” presso la DGRI. Detta deliberazione ha comportato la vistosa violazione dell’art. 110 del DPR 18/67 che impone specifici limiti temporali di permanenza all’estero. L’Amministrazione non si è neppure preoccupata di giustificare e/o motivare detta “protratta permanenza”. E ciò semplicemente perché, a nostro parere, non vi era alcuna specifica esigenza di servizio o ragione personale tale da giustificare il provvedimento. Perfino il Sindacato dei diplomatici ha evidenziato come tale decisione costituisca una fragrante violazione di norme legislative.

Queste sono le ultime nomine che, unitamente ad altre precedenti decisioni di proroghe ingiustificate e di assegnazioni a sedi prestigiose di funzionari non lontani dall’età pensionabile, confermano che alla Farnesina è già stato adottato il sistema, fallito in ambito calcistico, della Super-league. Un ristretto numero di “auto-eletti” si spartisce gli incarichi più prestigiosi a Roma e all’estero in palese violazione dei principii di rotazione e di limitazione temporale imposti dalla legge, mentre agli esclusi restano gli incarichi minori.

In sostanza, nell’ambito di tale concezione “elitaria” della funzione diplomatica (che è un servizio pubblico), si delinea una divisione dei compiti tra funzionari che occupano varie sedi “nobili” senza più limiti temporali (una “Nomadland” di alta gamma) ed altri (i diplomatici “a chilometro zero”) che invece prestano servizio a Roma per un numero altrettanto illimitato di anni e in contrasto con i criteri di alternanza, fisiologici nelle carriere diplomatiche di altri Paesi.

Spiace che un Ministro degli Esteri dichiaratamente vocato alla valorizzazione del merito e al rispetto delle norme abbia optato per la perpetuazione di sistemi di cooptazione che mortificano le risorse professionali di molti a vantaggio dei personali interessi di carriera dei soliti privilegiati. E sicuramente questo modus operandi non è di buon insegnamento per le nuove generazioni di diplomatici.

Malgrado auspici assai poco favorevoli, vi è da augurarsi che i recenti avvicendamenti nelle cariche apicali della carriera diplomatica (Segretario Generale e Capo di Gabinetto) segnino una discontinuità rispetto agli arbitrii dell’ultimo periodo.

Roma, 24 maggio 2021

 

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