DOCUMENTO FINALE DEL COORDINAMENTO DELLA CGIL ESTERI (ROMA, 27 E 28 GIUGNO 2002).

 

Il Coordinamento della CGIL Esteri esprime profonda preoccupazione per la situazione politica generale e per i ripetuti attacchi contro gli interessi ed i diritti dei lavoratori - mascherati da ipotetiche pretese di "modernizzazione"- nonché contro l'intera istituzione sindacale oggetto di accuse e di gravi calunnie frutto di un chiaro intento destabilizzante degli equilibri sociali e democratici.

Si riconosce nelle iniziative e negli scioperi indetti dalla CGIL, ormai unica sigla sindacale, a livello nazionale, rimasta a contrastare il modello sociale, fiscale, pensionistico proposto dal Governo. Ribadisce fermamente il massimo impegno contro ogni tentativo di delegittimazione dell'azione della CGIL, sviluppato anche attraverso vili attacchi a livello personale in particolare verso la figura del suo Segretario Generale Sergio Cofferati.

L'opera di smantellamento dei diritti dei lavoratori messa in atto a livello nazionale (art. 18, decontribuzione pensionistica dei giovani assunti, ammortizzatori sociali a costo zero, sistemi assicurativi privatistici, esternalizzazione dei servizi e precarizzazione del lavoro, contrattazione individuale anziché collettiva, privatizzazione del sistema scolastico, sanità privatizzata) non lascia affatto indenne il pubblico impiego. I recenti provvedimenti del Governo risultano infatti lesivi degli interessi del personale del P.I. e sono decisi in chiara violazione degli impegni assunti dal Vice Presidente del Consiglio Fini nel protocollo Governo- Sindacati del febbraio 2002 che aveva condotto alla revoca dello sciopero.

Al riguardo il Coordinamento richiama a titolo non esaustivo:

Chiede pertanto a tutti gli iscritti ed ai simpatizzanti la massima mobilitazione e totale impegno in tutte le iniziative che questo sindacato promuoverà a sostegno dei lavoratori ed il cui successo molto dipenderà dalla nostra capacità di coinvolgere anche i lavoratori iscritti ad altre sigle sindacali.

Nell'ambito della Pubblica Amministrazione il MAE, retto da un Ministro ad interim che neanche ritiene necessaria la sua presenza alla Farnesina, risulta doppiamente penalizzato.

Appare sempre più urgente che l'esperienza dell'interim giunga a conclusione. Nonostante le ben note capacità mediatiche del Presidente Berlusconi abbiano consentito di occultare le falle più vistose della nostra azione di politica estera, è ormai evidente che l'assenza o la partecipazione a livello non adeguato alle riunioni internazionali non consente di sviluppare pienamente le nostre iniziative.

Inoltre l'assenza del titolare del Dicastero rende sempre più complessa l'ordinaria gestione amministrativa del MAE ed offre lo spunto per il moltiplicarsi di missioni ed iniziative non adeguatamente preparate e coordinate da parte dei Ministeri tecnici e degli altri Organismi operanti in ambito internazionale. Negli ultimi mesi è apparso con evidenza un crescente squilibrio nella ripartizione dei compiti tra il MAE e la Presidenza del Consiglio che ha sminuito di fatto l'apporto propositivo di importanti settori della Farnesina.

In questo quadro, dopo una prima assicurazione di un puntuale coinvolgimento delle OO.SS. nel processo di riorganizzazione del MAE, assistiamo ad una totale assenza di consultazione ed informazione, quando non addirittura ad una aperta violazione di norme contrattuali – come nella scandalosa conduzione della vicenda che ha interessato il personale delle aree funzionali del CDR n. 1 nell’ambito dell’applicazione del DPR 233/01, vicenda, peraltro, ancora non chiarita né conclusa, ma che testimonia del differente trattamento di personale che svolge analoghe funzioni .

Nonostante l’impegno assunto dal Presidente Berlusconi di coinvolgere le OO. SS. nel processo di riforma mirato a rafforzare il Sistema–Paese all’estero, in particolare nel settore economico–commerciale, i provvedimenti in fase di elaborazione sono ancora avvolti in una nebbia fittissima; sul lavoro della mitica squadra dei consulenti - che avrebbe dovuto produrre mirabolanti intuizioni e proposte - non è stato sinora possibile conoscere granché.

Questo Coordinamento ribadisce sin d’ora la più ferma contrarietà ad astratte ipotesi di riforma calate dall’alto, prive di riscontro con le esigenze reali del Paese nonché di un corretto coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali (ex Mincomes, ICE, SACE, SIMEST, ENIT) ed ispirate da compiacimenti ed interessi aziendalistici ad uso e consumo degli organi di informazione. Una pura operazione cosmetica non contribuisce al rafforzamento ed alla razionalizzazione della presenza italiana all’estero, rischiando anzi di portare un gravissimo attacco all’autonomia e competenza della funzione amministrativa.

Chiede invece che la riforma non sia esclusivamente indirizzata verso aspetti e competenze economico-commerciali bensì sia un progetto organico e globale di completamento dei provvedimenti già intrapresi e che tenga conto di tutti i settori (area promozione culturale, cooperazione allo sviluppo, emigrazione) e di tutte le problematiche già ripetutamente rappresentate nel corso degli anni e delle legittime aspettative di questo personale.

Altrettanto preoccupanti appaiono le indicazioni di interventi "a costo zero", adombrate nelle dichiarazioni dello stesso Presidente del Consiglio: alla drammatica inadeguatezza delle risorse umane e finanziarie di cui il Paese dispone per tutelare e promuovere i propri interessi all’estero non si può far fronte con un semplice processo di razionalizzazione, se si vuole realmente imprimere un rinnovato impulso all’azione di un Paese del G8 quale è l’Italia. Altrettanto illusorio è il disegno di quanti ritengono che con il ricorso a soluzioni tampone si possa ovviare alle croniche carenze di risorse umane e finanziarie del MAE; in particolare per gli organici non è possibile immaginare di far ricorso a personale che non sia in possesso delle indispensabili professionalità che caratterizzano il lavoro svolto dai dipendenti nella nostra Amministrazione.

Il Coordinamento dà mandato all'Esecutivo di organizzare già dal mese di luglio, se possibile unitariamente con le altre sigle sindacali, azioni di sensibilizzazione e mobilitazione del personale a difesa di un processo di riforma che sia all'altezza dei compiti propri di un Ministero chiamato a rappresentare e promuovere all'estero l'immagine e gli interessi dell'Italia.

Necessario corollario di tale processo di riorganizzazione delle strutture e di implementazione delle risorse umane dovrà essere un efficace processo di formazione del personale calibrato sulle reali esigenze funzionali di questo Ministero e dei suoi utenti nonché un'innovativa e semplificante riforma delle procedure amministrative in Italia e all'estero avente come obiettivo il concreto miglioramento della funzionalità e dell'efficienza degli Uffici, attualmente penalizzati da disposizioni farraginose ed obsolete e da estemporanei interventi sui programmi di gestione che hanno comportato anche pesanti ritardi nella liquidazione delle spettanze del personale.

Una riforma completa implica infatti anche un cambiamento delle regole, in particolare il completamento del processo di semplificazione sul modello dei provvedimenti adottati in materia per gli IIC.

Il Coordinamento, sicuro che il processo di riforma del MAE non potrà avvenire se non nel rispetto e con il fattivo apporto di tutte le categorie di personale impegnate nelle sue strutture, all’estero come in Italia, invita tutti i suoi iscritti ad una attenta vigilanza affinché siano superati inesistenti conflitti fra gli interessi delle singole categorie (personale di ruolo/a contratto/comandati/diplomatici/non diplomatici/dirigenti) e siano contrastati quei provvedimenti e quei comportamenti che l’Amministrazione sembra mettere in atto proprio per creare pretestuose fratture fra le varie categorie di personale.