CGIL - COORDINAMENTO ESTERI

 

 

LA LOGICA DEI BLOCCHI

Non è una novità. I diplomatici sono da tempo rassegnati: se non si tratta di un blocco alle promozioni per mancanza di posti disponibili, con ben altri "blocchi" granitici occorre pur sempre confrontarsi. La carriera è un unicum che non si discute, dalla nascita alla morte (ministeriale si intende...). E così via, tutti irregimentati per blocchi, dal concorso di ingresso sino alle vette più ardite.

La recente promozione al grado di consigliere d’ambasciata conferma pienamente la tradizionale ricetta: un pizzico di ripescaggi (anche dei più improbabili e sorprendenti!), un po’ di pimento "politico", una dose di passaggi "a blocchi concorsuali" rigorosamente in ordine di bollettino (Bottai semper docet!),. Chi avrebbe mai pensato che i voti del concorso sarebbero tornati utili 15 anni dopo?

I meriti professionali? Le funzioni effettivamente svolte? Le responsabilità di gestione? La titolarità di uffici a Roma e all’estero? Gli incarichi "gravosi"? Non pretendiamo troppo! Sarà per la prossima volta, forse. Le regole sono fatte per poter essere cambiate, pardon interpretate.

Del resto la Commissione si era riunita sotto i peggiori auspici, con un grottesco pasticcio iniziale che aveva costretto alle dimissioni l’unico commissario donna. Ed alla fine, su undici candidate ne sono passate solo tre. Le pari opportunità possono aspettare.

Potrà aspettare anche lo sbandierato rinnovamento dei gradi apicali della carriera, parola d’ordine lanciata qualche anno fa ad uso e consumo dei gonzi. Fatti, non parole: per diventare Consiglieri d’ambasciata occorrono oggi in media oltre 17 anni di anzianità (non dovevano bastarne 14?) e nessuno (proprio nessuno?) dei funzionari promossi ha solo 4 anni di permanenza nel grado. E’ la Farnesina, ci siamo abituati, in attesa della cosiddetta riforma .

Roma, 18 luglio 2002